È stato denso di citazioni il discorso che il sindaco di Somma Lombardo, Stefano Bellaria, ha pronunciato in occasione del 25 aprile, 80esimo anniversario della Liberazione. Forte il richiamo alla figura del papa appena scomparso, capace di stare tra la gente, di coglierne i bisogni, interprete di una sobrietà (riferimento allo stile richiesto dal lutto nazionale) capace di badare al sodo. L’omaggio a Mirella Cerini, il sindaco di Castellanza scomparso un anno fa subito dopo le celebrazioni, e ai “ribelli per amore”. Di seguito, il discorso integrale.
Oggi siamo stati ufficialmente invitati a celebrare l’ottantesimo anniversario della Liberazione “con sobrietà”, visto il (doveroso) lutto nazionale proclamato per la scomparsa di Papa Francesco. In effetti ci può stare. Dopotutto Papa Francesco ha incarnato la Sobrietà come stile di vita. Da Arcivescovo di Buenos Aires, girava la città in metropolitana e trascorreva più tempo nei quartieri poveri che nei palazzi curiali. Poi, eletto Pontefice, ha scelto di chiamarsi Francesco, in onore del Santo “Sobrio” per antonomasia. E che dire della decisione di risiedere a Santa Marta, tra la gente, e non negli storici e solitariamente opulenti appartamenti pontifici? La vecchia Ford Focus come auto d’ordinanza, le uscite, senza scorta, per mangiare una pizza, acquistare un libro, chiacchierare con un viandante o visitare un senza fissa dimora. La prima “visita pastorale” a Lampedusa, lui figlio di migranti, a piangere sulle tombe di migranti morti in mare. L’immagine cioè, di un pastore che “odora del gregge”, perché sta in mezzo al gregge.
Un instancabile seminatore di Speranza, così distante da chi, parlando alla pancia della gente, diffonde odio solleticando le paure più ancestrali. Uno stile sobrio, il suo, così differente da quello di chi divide il mondo e le creature in bianche e nere, giuste e sbagliate… E poi l’amore per la libertà, quella vera, temprato a caro prezzo in Argentina, quando, da Provinciale dei Gesuiti, ha vissuto sulla propria pelle, al pari di migliaia di suoi connazionali l’orribile, concreto, significato di “Dittatura”. E non si è lasciato piegare. E ha fatto quanto poteva, coi mezzi e gli strumenti che aveva. In altre parole, sobrietà per Papa Francesco non è mai stata sinonimo di arrendevolezza o di apatia, anzi tutt’altro.
Proprio in onore di Papa Francesco oggi Sindaco e Giunta indossano all’occhiello una piccola rosa bianca, come quella, che le “Madres di Plaza de Mayo” donarono al Pontefice a ricordo delle migliaia di “Desaparecidos”. Rosa bianca simbolo anche dei giovani bavaresi, che furono fucilati dai nazisti. Questo a testimoniare, ancora una volta, che la Resistenza al nazifascismo fu un fenomeno popolare ed internazionale.
Lo stile di Papa Francesco, proprio oggi, ricorda quello di molti “ribelli per amore”, che, con altrettanta determinata sobrietà hanno messo a rischio la propria esistenza (e qui siamo davanti al monumento di chi la vita l’ha addirittura perduta), perché anelavano un mondo libero, giusto, aperto, inclusivo, solidale. Una società in cui ciascuno potesse sentirsi “a casa”. E sono, al pari dei “Ragazzi del 99” o ai giovani del Risorgimento, veri Patrioti. Hanno saputo dire un NO fermo al richiamo alle armi del Regime Mussoliniano. Avrebbero poi potuto nascondersi o riparare in Svizzera, invece hanno preferito fare la propria parte e dire un SI alla lotta per un’Italia veramente e finalmente libera. Hanno pienamente incarnato la strofa finale del nostro Inno (scritto e musicato da Mameli e Nogaro, due ventenni) “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”
Ieri sera, in una sala polivalente gremita all’inverosimile (che bel segno di Speranza!), abbiamo visto e ascoltato la testimonianza di Guglielmo Giusti. Abbiamo compreso la sua “incoscienza”, maturata già negli anni del regime, che l’ha portato, al pari di molti suoi coetanei, a compiere una precisa scelta di valori e di campo. Fra poco ricorderemo Carlo Garzonio, il partigiano “Nuvola”, giovane Mezzanese ucciso a Invorio dalla ferocia nazifascista a meno di un mese dalla fine della guerra. Inoltre leggeremo i nomi di tutti i nostri concittadini caduti durante il secondo conflitto mondiale. Un modo sobrio, ma vero, per fare memoria e ridare dignità al volto, altrimento anonimo, di chi ha perso tutto a causa della follia di una dittatura.
Infine, voglio portare un saluto speciale e affettuoso alla cara amica Mirella Cerini, Sindaca di Castellanza. Un anno fa ci lasciava, proprio al termine delle celebrazioni del 25 aprile; indossava ancora la fascia tricolore. Anche Mirella, suo modo, è stata una “ribelle per amore”. Ha infatti amato i suoi concittadini spendendosi per loro, letteralmente, fino all’ultimo, con il solo desiderio di promuovere, concretamente, a piccoli passi, il bene comune. La sua determinazione, il suo sorriso, la sua passione per la “bella politica”, mancano ogni giorno di più.
Vorrei concludere con una “Sobria, ma decisamente attuale” frase di Pietro Calamandrei ”La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare”. Buona Festa della Liberazione!