Non lo sentivo da tempo, questo "a fo 'na scapàa" che si può ben tradurre in un "faccio presto" ed è per dire che quel che si vuol fare, è imminente, ha bisogno di celerità, richiede l'attenzione massima, per quel traguardo che si vuol raggiungere.
Lo usavano le massaie, quando andavano "a pruedi" (far la spesa) e dimenticavano di acquistare qualcosa d'importante, che non hanno avuto l'accortezza di ricordare subito. Quindi, era d'uopo far si che non si dovesse dire "te s'è rigurdòa pu?" (non ti sei ricordata?) - che faceva uno sberleffo alla memoria, come se, a dimenticare qualcosa d'importante, s'è fatto apposta.
La "scapàa" era per andare a prendere il giornale. Qui, nulla di imminente. Era il tono di voce che faceva la differenza: un po' concitato, quello della "masea", più calmo per acquistare il giornale.
Anche per chiedere un favore a qualcuno, si diceva "dem fa 'na scapòa in dul cervele a tomi 'na roea da pan mistu cunt'ul salam crùu e'l bruscu" (suvvia, fai una corsa dal salumiere, ad acquistarmi una ruota di pane, con dentro il salame crudo con sottaceti) - questo me lo sono sentito dire da parecchie persone quando lavoravo in Tessitura (dai 14 anni sino a quasi 17) e... avevo il permesso di assentarmi dalla fabbrica per una ""scapòa" dal salumiere.
Giusepèn, ci mette del suo per una "scapòa" e va dritto su un ragionamento preciso: "candu t'è uei fa sae non chel ca te uei fo, l'ea se dì, a fo 'na scapòa, poeu a egnu in dre" (quando non volevi far sapere quello che volevi fare, era sufficiente dire, mi assento un attimo (scapòa) e ritorno).
Ho potuto ricordare, nel mentre, un altro termine del Dialetto Bustocco da strada, di natura Ligure: "bilotu" che, in buona sostanza deriva dal "belìn" genovese che è specifico. Si tratta dell'organo genitale maschile che in ogni Dialetto d'Italia, assume parecchie …. trasformazioni.
In Liguria c'è una cantilena che dice "mama, ul figieu al ciangi" (mamma, il bimbo piange) e la mamma risponde "nina e u belìn al ciangi pu" (cullalo e il bimbo la smette di frignare) - a Busto, il "bilotu" è per indicare uno sprovveduto, un cretino, ma pure colui che si prende gioco degli altri, quindi, dentro la discussione, ci sta il "tasì bilotu" che si può tradurre in "fa silenzio, stupido".
Giusepèn non vuole entrare nel linguaggio scurrile, ma tira in ballo certi modi di dire che occultano l'autentico significato delle parole. Ad esempio "fregola" per dire "hai voglia di sesso" o "viciùa" per far completa una serata con gli amici, una serata con una donna, una serata che contenga sia il divertimento in compagnia, sia un divertimento intimo. Era importante... farsi capire, senza destare imbarazzo con altri ascoltatori. Per dire che c'era pudore, nel dialogo, soprattutto quando gli uditori erano "erba verde" per indicare i bambini, ma pure i ragazzi, i non-maggiorenni.
La peculiarità del Dialetto Bustocco da strada era proprio dettato dall'accortezza, nel rispetto degli altri. Quando però si assisteva a un dialogo fra carrettieri, muratori, contadini che non avevano potuto apprendere i dettami del bon-ton, "ga gnea foea di vacoi, da dì pu" (uscivano degli sproloqui da non ripetere) - oggi (e mi stupisco alquanto), c'è una "fame" di Dialetto; lo noto nelle richieste che mi si pongono, nel successo dei miei due più recenti libri "ul Giusepèn" e "Giusepèn e Maria" e, chi dovrebbe incentivare la conoscenza di una Parlata che sta morendo (per incuria), non ne riscontra la necessità. Tranquilli Lettori... "s'à s'à mai" (non potrebbe avvenire, ma è nei miei pensieri) "un dì o l'oltàr" (un giorno o l'altro), troverete in Libreria il TERZO libro sul Dialetto Bustocco da strada - Giusepèn, mi sollecita a realizzarlo "ragordàs, sun chi sui nuantotu" (sono 98 anni, ricordalo) come a dire "pissè 'n lò da vegiu s'à podi non 'ndò" (più in là della vecchiaia, non si può andare) al che rispondo "t'e se san men curòi, an parlàm candu te rìi ai centu" (sei sano come il corallo, ne parleremo quando festeggeremo i tuoi 100 anni) - e Giusepèn con l'aplomb che lo contraddistingue sentenzia "mei sta chi malamenti che 'ndò là pulidu" (meglio vivere con qualche acciacco, piuttosto di andar là (morire) in perfetta salute) - ne segue un "tocco" sui coglioni e c'è già pronto il Nocino per un divertente cin-cin!