Ieri... oggi, è già domani - 14 aprile 2025, 05:00

"april, nanca un fil" - aprile, nemmeno un filo

Questo nuovo aprile, non si discosta molto da vecchio marzo...

"april, nanca un fil" -  aprile, nemmeno un filo

Questo nuovo aprile, non si discosta molto da vecchio marzo - Giusepèn fa le sue buone considerazioni, poi ammette "l'e vea, sa possa dul ventu e aqua da marzu, ad april" (è vero, si passa dal vento e acqua, di marzo, ad aprile) - "april, nanca un fil" (aprile nemmeno un filo), per dire che anche in aprile è consigliare non-spogliarsi troppo: "stèm butunoi" (restiamo abbottonati) per non incorrere in spiacevoli raffreddori o (peggio) in influenze tardive in base alla stagione.

"april, nanca un fil, ma magiu, adosi…adosi" (aprile non ci si spoglia per niente, ma col prossimo maggio, meglio fare con calma) nel senso di togliersi da dosso qualche pullover, qualche abito pesante e, con calma andare incontro all'estate, superando degnamente la primavera.

Questa è saggezza e Giusepèn, lo sottolinea: "nogn fioeu disbrioei, seam campiuni a ciapò'l fregiu e i nostar mom ma disèan... te fe inscì, par sta cò dàa scoea?" (noi monelli, eravamo campioni a prenderci i malori causati dal freddo …e le nostre mamme ci dicevano... fai così per non andare a scuola?) - cambiano i tempi, ma le "stupidate" si perpetuano: la baldanza dei giovani si scontra sempre con l'esperienza dei genitori.

Intanto, a Giusepèn balza in mente una tiritera non proprio ancestrale. Quella del "taia e medega" che racchiude un concetto ben preciso che va oltre la traduzione. Letteralmente si dice "taglia e medica", per dire "prima compi il danno(magari inconsciamente), poi medica, provvedi a guarire e a "metighi 'na peza" (metterci una pezza), fare in modo di sopperire all'errore e salvare il salvabile).

Quello più semplice, quando si riconosce uno sbaglio, ci si deve pentire e scusare. Perbacco, siamo tutti fallaci (non la Oriana … lei è Fallacci, doppia c) e ammettere un errore, uno sbaglio non è questione di debolezza, ma (anzi) è maturità pura.

Quelli che la sanno lunga sul "taia e medega" sono per antonomasia, i Politici. Sanno "girare in giro" al discorso e trasformare la realtà in sogni, dipingere il reale con l'impossibile, far passare le verità (la loro - sic) con una disinvoltura caotica che dimostrano la loro assoluta certezza del vero, dimostrando che a sbagliare sono sempre gli altri.

Di esempi ce n'è da completare una Enciclopedia. Basta, però osservare la realtà: a ogni dibattito politico ciascuna delle parti ha ragione (o meglio; cerca di "possederla"), confutando la "ragione" dell'altra parte. Tuttavia, siccome la "ragione è unica", qualcuno, il "torto" lo deve pure "possedere"... oh no?

Mai ammesso un errore, questo (l'errore) è sempre SEMPRE di quell'altro - mai chiedere scusa; lo scibile umano (quello del Politico) non ammette la scusa - gli "uni contro gli altri armati" (solo di parole meno male), ma c'è un momento, in cui le "parti" sono consenzienti, non c'è errore nell'eloquio, si comprendono al volo e non c'è bisogno di andare oltre - quel MOMENTO è dedicato al loro appannaggio che "volgarmente" chiamano STIPENDIO (che in realtà non esiste, lo stipendio, per il fatto che non c'è un Contratto di Lavoro per: i Parlamentari  - (loro sono eletti).

Il "taia e medega" comprende pure alcune "alchimie politiche" che il Popolo non conosce - so di qualcuno che mette quale residenza Bolzano e che tutti i giorni (sic) fa la "spola" Bolzano-Roma con ovviamente un rimborso spese (chilometri) adeguato - poi si scopre che il Parlamentare ha un "appartamentino" a Roma o giù di là, ma ma il rimborso-spese è acclarato - c'è anche l'Onorevole che t'invita a cena e, al momento del conto ti chiede... "ammetti che hai mangiato solo tu, così mi faccio fare il conto e intasco una rimborso mica male" - vuol dire che tu, fai la figura del maiale, con leccornie "prestigiose" e l'Onorevole intasca una cifra,.non certo da mensa-Parlamentare e se ne fotte (scusate la volgare precisazione) di chi giudica il "maiale" a dispetto della correttezza.

Non vado oltre: Giusepèn è esterrefatto e indignato. Digrigna i denti "poa Italia" dice (povera Italia) e lo vedo pensieroso. Ce n'è un "esercito" di "taia e medega"... tanto che mi sono inventato un detto che metto sempre in pratica: "quando scrivo qualcosa, dico qualcosa, faccio qualcosa... sempre con il vostro beneficio di inventario... Buona Vita a chi legge!

Gianluigi Marcora

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