Busto Arsizio - 09 aprile 2025, 20:02

Già 100 antenne a Busto Arsizio. Il Comune lancia il regolamento: così diminuiremo l'impatto

Confronto sulle regole che si possono adottare nell'ambito della normativa nazionale: definite aree a cui dovrà attenersi l'operatore, in caso contrario si apre la possibilità dell'azione legale. Primo sì in commissione, l'opposizione sollecita uno sforzo in più. I comitati: «Non siamo contrari alla tecnologia, ma chiediamo che il progresso sia accompagnato da cautela, trasparenza e democrazia»

La sala del consiglio - foto d'archivio

La sala del consiglio - foto d'archivio

Le antenne a Busto Arsizio? D’ora in poi avanti ma attraverso un confronto con il Comune. Che veglierà su siti sensibili e indica aree preferenziali, a cui l'operatore si deve attenere, con possibilità di vedersela sul campo legale. È la quadra trovata a Palazzo Gilardoni tra amministrazione e comitati, alla presenza dei tecnici con il nuovo regolamento comunale per l’installazione e servizio degli impianti di telecomunicazione per telefonia mobile.

Due commissioni si sono unite per affrontare la delicata questione, questa sera mercoledì 9 aprile: la 2 e la 5. Presiedeva Roberto Ghidotti, che ha fatto collegare anche il consulente incaricato del Comune, Riccardo Florio e invitato i rappresentanti di due comitati, Michele Di Fiore e l’ingegner Maurizio Giani.

Alla fine il regolamento in commissione è stato approvato (con opposizione astenuta), mentre Pd e Progetto in Comune si riservano di discutere o meno la mozione su questo argomento in consiglio comunale.

Il campo d'azione

Il vicesindaco Luca Folegani ricorda che già lo scorso febbraio l’amministrazione aveva reso noto di voler predisporre un regolamento. Linea guida, limitare per quanto possibile l’intervento smisurato, d’accordo con l’estensore per il supporto tecnico e il confronto con i comitati. Precisa Folegani: «È l’atto legislativo standard che l’ente locale può predisporre, ma è la legge che fa da cornice. Noi possiamo muoverci all’interno del testo normativo, la legge 36 sulla protezione dai campi elettromagnetici. I Comuni possono adottare un regolamento per minimizzare l’esposizione della popolazione». Ciò comporta che l’amministrazione ha in un certo senso le mani legate, ha ribadito Folegani, nello stabilire i luoghi indicati.

Allora quali sono le finalità? Salvaguardare la salute pubblica, proteggere dati siti sensibili per sicurezza, minimizzare l’impatto paesaggistico, promuovere trasparenza e comunicazione: il cittadino deve essere cioè informato sugli effetti collaterali. Nel territorio comunale si sono definite aree con limitazione: area centrale, periferica e siti sensibili, questi ultimi da valutare in via prioritaria. Ad esempio scuole, servizi socio assistenziali, giardini pubblici, aree per istituzioni religiose, servizi sportivi e tempo libero.

Chiave è l’articolo 5, con i criteri di localizzazione per l’installazione di nuovi impianti. L’amministrazione può dire all’operatore: non collocare qui l’antenna, bensì in un altro sito. Va spiegata espressamente la motivazione del diniego. Nell’articolo 6 si specifica che non c’è possibilità retroattiva: si parte cioè dall'avvio del regolamento.

Tutelare le esigenze viabilistiche, la tutela paesaggistica e quella monumentale sono vie tracciate. Infine, per una corretta pianificazione si è imposto l’obbligo di presentare entro il 30 novembre ogni anno un piano di localizzazione per lo sviluppo o la modifica degli impianti. Il comune ha 60 giorni per un riscontro.

La voce dei comitati

La commissione ha dato spazio ai Comitati. Partendo da Michele Di Fiore, portavoce del Comitato salute elettromagnetica Cse di Busto Arsizio: «Siamo nati spontaneamente dopo l’antenna in via Catullo, Sant’Edoardo. Partecipiamo con piacere come cittadini attivi e responsabili offrendo il nostro contributo concreto. Non siamo contrari alla tecnologia, ma chiediamo che il progresso sia accompagnato da cautela, trasparenza e democrazia». Di Fiore ha presentato l’incertezza a proposito degli effetti sulla salute umana: «Oggi ci sono oltre 100 antenne attive, molte vicine a scuole, ospedali, abitazioni». Il divieto vicino a siti sensibili è caldeggiato dal Comitato, come il favorire la delocalizzazione verso aree non residenziali. Avanti poi con modelli come la fibra, che non hanno uguale impatto.

Sul piano, Di Fiore propone anche una fascia di rispetto e attenzione appunto alle aree residenziali e insiste sulla massima partecipazione dei cittadini, dalla conoscenza alla segnalazione. Si è pure consigliata una revisione delle cifre delle sanzioni, che attualmente sono poca cosa per i giganti della comunicazione. «Servono infine educazione e consapevolezza nelle scuole sull’uso dei cellulari e sulla rete wireless… mi appello al signor sindaco, state scegliendo una direzione chiara per la città» conclude Di Fiore.

Quindi, l’ingegner Maurizio Giani dell’associazione Cce (comuni contro elettrosmog) a livello nazionale: nel Lazio esiste un obbligo di regolamentazione antenne, che non c'è in altre regioni. I piani antenne sono obsoleti e noi abbiamo spinto su alcuni parametri, distanze da aree sensibili. Non vogliamo togliere la tecnologia ai ragazzi, ma è necessario cablare le scuole salvaguardando la salute dei ragazzi e di chi lavora in ambito scolastico. In Svezia hanno creato aree bianche per persone elettrosensibili, come portatori di pacemaker e altre apparecchiature, bambini, anziani». Di qui la richiesta di un «piano antenne robusto», anche con un’attenzione al rispetto degli alberi. Considerazione condivisa sulle sanzioni: «Non basta un richiamo come molti Comuni fanno». È più volte emersa la questione del limite dell’esposizione di sei minuti.

La parola al consulente Riccardo Florio, che ha sottolineato come non sia indietro l’Italia rispetto ad altri Paesi europei, al contrario. «L’obiettivo di qualità è quello a cui tendere in tutte le nuove installazioni – ha rimarcato – È vero, a livello normativo l’elettrosensibilità non esiste». Florio ha spiegato sia la complessità della questione, sia come ci si è mossi per dare maggiori garanzie possibili a Busto.

L'opposizione

Il tema era anche al centro di una mozione – che si riferiva a un piano antenne- presentata dai consiglieri Cinzia Berutti, Valentina Verga, Paolo Pedotti e Maurizio Maggioni del Pd e Santo Cascio di Progetto in Comune.
Berutti ha esordito ponendo l’attenzione: «Il precedente regolamento aveva 15 anni. Ora arriva quello nuovo, non è però tutto quello che possiamo fare sull’installazione delle antenne». C’è cioè la programmazione urbanistica («Si può inserirlo nel Pgt, visto che siamo in fase di revisione?»). Inoltre ha ricordato la presenza di antenne vicine alle scuole a meno di 150 metri almeno in un caso (LEGGI QUI).  Cascio ha lodato il metodo di questa commissione «di trasparenza, può aiutare il rapporto tra amministrazione e cittadini», prima di entrare nel merito e fare però rilievi.

Dal canto suo, il vicesindaco Folegani replica: «Mi ha stupito l’intervento di Cascio che loda il metodo e poi osserva che si aspettava modalità di lavoro diverse». L’approccio è stato ribadito come corretto dal consigliere di Popolo. Riforme Libertà Gigi Farioli, pur chiedendo uno sforzo in più: «Quando si discute di argomenti sensibili come questo, si deve tener conto che parliamo di molti interessi in gioco. Credo di aver capito che l’indirizzo sia il tentativo di obbedire all’interesse pubblico, compresa l’efficacia della telecomunicazione. Possiamo operare all’interno di una cornice amministrativa, importante è aumentare il livello di consapevolezza dei cittadini, di giovani e insegnanti. Abitua a un utilizzo responsabile, oltre ad allontanare allarmismi eccessivi». Anche Gianluca Castiglioni di Busto al Centro ha osservato come occorra anche tenere presente ciò che hanno rilevato i comitati: «Abbiamo necessità di approvarlo in tempi brevi? Qualche miglioramento potremmo portarlo, se ci prendiamo più tempo».

Consapevolezza e partecipazione

Due i punti messi a fuoco da Maurizio Maggioni: «Abbiamo bisogno di promuovere le telecomunicazioni nel sistema delle leggi, la città non può rimanere indietro. Ovviamente siamo  molto preoccupati circa il fatto che ci sono alcuni aspetti che vanno approfonditi e ci saranno difficoltà nel rapporto con la popolazione. Dobbiamo lavorare tanto su consapevolezza e partecipazione». Spinge infine sugli azzonamenti che aiuterebbero ad aggirare l'incostituzionalità delle distanze.

Il consulente Florio ha messo in chiaro l'importanza del regolamento: «Gli operatori devono proporre un piano, il comune ha indicato dei criteri. Se l'operatore vuole farlo comunque in un punto diverso dall'area preferenziale del Comune, deve dimostrare perché. La differenza per me è se l'amministrazione ha un regolamento, in questo caso può entrare in un procedimento di contraddittorio. Ecco perché dico che il primo valore di questo regolamento è che c'è».

Così ripete Folegani: «Il regolamento è un atto normativo, il Pgt è il piano di governo del territorio. Lì si può fare unr richiamo a questo testo normativo, ma sono due strumenti diversi»

Ma. Lu.

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