Politica - 08 aprile 2025, 19:02

Baby gang e disagio giovanile, il Consiglio regionale risponde con due leggi

Il Pirellone ha approvato oggi i progetti di legge dedicati ai due fenomeni attuali e intrecciati. Opposizione critica per le cifre stanziate, giudicate poco significative

Baby gang e disagio giovanile, il Consiglio regionale risponde con due leggi

Baby gang e disagio giovanile, fenomeni attuali e intrecciati a cui il Consiglio regionale della Lombardia prova a rispondere con due leggi.

Il Pirellone ha infatti approvato oggi due progetti di legge con il sostegno del centrodestra. Inadeguata, per l’opposizione, la risposta proposta dalla maggioranza, in particolare per quanto riguarda il provvedimento sulle bande giovanili, sia per l’iter che ha portato al voto di oggi sia per la cifra stanziata – 450 mila euro complessivi – ritenuta del tutto insufficiente.

Il contrasto alle baby gang

Da oggi, la legge regionale 1/2017 cambia nome e si occuperà più specificatamente delle bande minorili violente. «Il fenomeno delle baby gang sta sempre più riempendo le cronache dei giornali – ha osservato il leghista Floriano Massardi, relatore del provvedimento –. Con questa auspicabile approvazione, ritengo si possa dare una risposta concreta a un fenomeno che va governato, affinché non sfoci in situazioni ben più gravi di quelli che già oggi leggiamo sui quotidiani».

Le misure approvate riguardano la prevenzione sociale nelle aree dove è più diffusa la presenza di bande minorili e la riqualificazione degli spazi attraverso il sostegno di iniziative urbanistiche, culturali, educative, sociali e sportive. La nuova normativa prevede inoltre l’istituzione di sportelli di ascolto e aiuto, l’analisi sociale dei fenomeni di illegalità collegati a baby gang e al bullismo minorile di strada; l’attivazione di percorsi di servizio sociale obbligatorio o di lavoro socialmente utile per i minori autori di reati e di formazione, informazione e sensibilizzazione per operatori sanitari, sociali, sportivi, economici e per gli agenti della polizia locale.

Completano il quadro normativo le novità relative alla composizione della consulta regionale e alla stipula di protocolli di intesa, che la Regione potrà sottoscrivere con le amministrazioni locali e statali per realizzare programmi di sensibilizzazione, informazione e formazione per i minori e le loro famiglie.

Il dibattito

«Non si può far finta di non vedere il problema, bisogna aggredirlo – ha affermato Luca Marrelli (Lombardia Ideale) –. È fondamentale fare sinergia per promuovere la cultura della legalità e della prevenzione».

Critica l’opposizione, che non ha partecipato al voto: Pd, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Patto Civico hanno contestato la cifra stanziata (450mila euro) e l’iter che ha portato al voto odierno.

«Una legge fatta in poche settimane, un inno all’improvvisazione sul tema della sicurezza. Non c’entra nulla la commissione Cultura, bisognava coinvolgere comuni e forze dell’ordine», ha detto il dem Gian Mario Fragomeli. «Chiedete i soldi a La Russa (assessore alla Sicurezza, ndr), non al sociale», gli ha fatto eco il collega di partito Carlo Borghetti (a prendere la parola in assise è stata l’assessore alla Famiglia Elena Lucchini).

Tra le fila della maggioranza, Giacomo Zamperini di Fratelli d’Italia è intervenuto dicendo che «se un giovane infrange la legge, deve risponderne. Il senso di impunità è la prima causa di questo fenomeno, serve la galera. La prepotenza di pochi non prevarrà sul diritto di tutti i cittadini di essere protetti». Parole sottoscritte dal capogruppo leghista Alessandro Corbetta: «Bande giovanili spesso di origini straniere, nordafricane, i cosiddetti maranza, sono un problema e un’emergenza che va combattuta».

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Christian Garavaglia ha invece citato l’episodio della presidente provinciale dell’Anpi di Varese Ester De Tomasi e dell’esponente di Gioventù Nazionale Samuel Balatri, esprimendo solidarietà allo studente «che, per essersi permesso di esprimere il suo pensiero, si è sentito dire “Vorrei prenderti a sberle”. Messaggi negativi che stiamo contrastando con questa legge». Quanto accaduto è stato stigmatizzato a margine della seduta anche dalla consigliera di FdI Romana Dell’Erba.

Lo strumento dell’educativa di strada

Con 46 voti a favore e 20 astenuti, è stata approvata anche la legge sul contrasto al disagio giovanile. Una legge «pilota», come l’ha definita la relatrice Maira Cacucci (Fratelli d'Italia), che racchiude «l’esigenza di comprendere le reali necessità che abbiamo sui nostri territori per utilizzare uno strumento che si è rivelato particolarmente utile: l’educativa di strada».

Si tratta dell’attività di educatori o volontari che consiste nell’interazione con i giovani svolta sul territorio e in particolare nei luoghi di ritrovo abituale delle aree urbane, rivolta a gruppi spontanei di adolescenti e giovani. L’obiettivo è far emergere problematiche, bisogni, ma anche idee e risorse in grado di contrastare e superare il fenomeno del disagio giovanile.

Ogni anno entro il 24 gennaio, Giornata internazionale dell’educazione, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale emetterà un bando per l’erogazione di contributi, anche parziali, a sostegno di questo tipo di attività.
Anche in questo caso, in più interventi dell’opposizione è stata giudicata eccessivamente esigua la cifra stanziata, pari a 100mila euro (200mila nel biennio 25-26).

Giuseppe Licata (Forza Italia) ha speso parole di apprezzamento per «un intervento che permette di raggiungere i giovani negli spazi che loro vivono». Quello del disagio giovanile «è un fenomeno in crescita, in particolare dopo la pandemia – ha proseguito Licata –. Con episodi frequenti di disagio psicologico, ansia, depressione, disturbi alimentari, comportamento antisociale. Fenomeni rilevati dai nostri comuni: quello dei minori in comunità è problema sul piano sociale e anche finanziario. Il gruppo di Forza Italia, con l’assessore Tironi, sta lavorando allo strumento del patentino digitale per sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie a un utilizzo consapevole dello smartphone, uno strumento che può comportare molti rischi per quanto riguarda in particolare il cyberbullismo».

Riccardo Canetta

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