Quando l'inciviltà si mette comoda e tratta da rifiuto tessile pure una sedia. Nella zona dell'ospedale di Busto Arsizio - e più precisamente in via Arnaldo da Brescia, all'angolo con via dei Sassi - ecco un altro contenitore dei rifiuti tessili preso di mira dagli incivili. Da una parte c'è l'abbondanza di abbigliamento e affini lasciata lì, ben oltre il cassonetto bianco. Tutt'attorno o ficcato sulla parte aperta del cassettone mobile, nonostante fosse palese che era stato raggiunto il limite. C'è chi afferma che i contenitori bianchi vengono aperti anche da chi cerca abiti o altro materiale per utilizzarlo.
In ogni caso, non manca un intruso. Uno spezzone di sedia da ufficio, con tanto di pezzo di metallo e plastica conficcato in parte. Al netto che non può galleggiare nell'erba, non si può definirlo rifiuto tessile.
Una scena che si ripete in città e non solo. Ovunque ci sia un'opportunità per ben dividere e riporre i rifiuti, qualcuno si lascia tentare presto o tardi (in alcuni punti, in maniera ricorrente) dall'approfittarne per fare un disastro.
La pulizia di queste aree non è direttamente in mano ad Agesp, ma a una società. Al netto delle segnalazioni che occorrono per poi liberarle dai rifiuti, resta la consueta considerazione: ma che vantaggio, anche solo di costi (considerando che dai contenitori al centro multiraccolta tutto è gratuito) e tempo, pensa di ottenere una persona che scarica in giro simili rifiuti?
Interrogativo che ci perseguita e ci perseguiterà probabilmente per sempre.