Non chiamatelo solo tifo, è qualcosa di intimo e profondo che segna il percorso di un'esistenza e di una comunità. E non è un libro di statistiche, bensì di emozioni che vengono da lontano e che forse vogliono scuotere anche il futuro: «In questo libro abbiamo voluto rendere l’idea che la passione per il calcio è anche lo specchio della società». E della famiglia, del proprio cammino di vita, perché Leo Turrini (autore di “Romanzo Inter” con Michele Brambilla) a SportivaMente ha trasmesso quei brividi vissuti fin da bambino, quando papà – che era andato a vedere il grande Torino, poi tragicamente perito a Superga – diventa interista perché «gioca il figlio di Valentino Mazzola».
Uno stile epistolare, quello del libro, come ha sottolineato il giornalista sportivo Giovanni Toia, di profonda fede interista a sua volta, che ha dialogato con lo scrittore dopo la presentazione del nostro Gabriele Galassi.
Nella biblioteca G. B. Roggia, dunque, per il Festival dei libri sportivi – organizzato dall’Associazione Culturale Territori in collaborazione con MoreNews Gruppo Editoriale e Associazione Culturale CUADRI, affiancati e supportati da Comune di Busto Arsizio, Camera di Commercio di Varese-Varese Sport Commission e Paglini Store – il calcio ancora una volta ha trasmesso la sua naturale magia che quest’epoca sembra spesso soffocare. A dare il benvenuto la vicesindaco Manuela Maffioli e ha ribadito il valore di un festival che unisce sport e libri; tra l’altro, Maffioli è di fede nerazzurra come il suo collega, l’assessore allo Sport Maurizio Artusa. In prima fila inoltre la vicepresidente della Provincia Valentina Verga e il consigliere comunale Roberto Ghidotti, caso singolare di tifoso visto che è milanista ma come seconda squadra sostiene l'Inter, e naturalmente la presidente del club di Busto Betty Borroni.
Il bello di questa magia che affiora da lontano è che la fede calcistica unisce, non divide. «Io e Michele ci siamo chiesti: cosa ha rappresentato l’Inter nelle nostre vite, da quando eravamo bambini – racconta Turrini - il primo gol dell’Inter che ho visto in tv, a cinque anni io, era di Mazzola». E ancora, ecco quel 7 maggio 1978 in cui Giacinto Facchetti annuncia il ritiro: «Era l’ultima domenica in cui Aldo Moro era ancora vivo». Ecco il calcio che si intreccia con la vita individuale, ma anche di una società.
E ancora, Corso, Herrera, Prisco con aneddoti e pagine indimenticabili. Persino un accenno a Maradona fa Turrini a SportivaMente perché quando il Napoli lo compra va a fare un’amichevole a Modena, dunque nella sua terra (è nato a Sassuolo): «Hanno chiuso tutte le pizzerie della provincia quella sera». Precisa ancora Turrini: «Non voglio fare il nostalgico, sono stato alle Olimpiadi di Parigi. Ma è vero che il pallone di una volta era molto più romantico».
Non è mancato un omaggio a Busto, all’inizio. Che tra l’altro aveva una storica sede dell’Inter Club nella vicina piazza Vittorio Emanuele. Turrini ha poi ricordato quando fu mandato a una trasferta del Modena in casa della Pro Patria e la sua squadra subì una sconfitta, ma soprattutto «ci fu un diluvio apocalittico». E poi, sempre papà, che gli trasmise l’attenzione alla maglia dei tigrotti, così unica.
È stato un viaggio nella storia e anche nel sentimento «perché la cosa importante è questa, la bontà del sentimento, quando si ama qualcosa senza esigere un tornaconto». Vale per il calcio, ma anche per la Formula 1 ad esempio e ha confessato Turrini, il «magone» (quello buono, di gioia) quando ha vinto Leclerc a Monza.
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