È piaciuto il dipinto di Manuela Carnini “Sentimento oceanico” alla Biennale di Venezia. Lo ha testimoniato la lunga sinossi dove addirittura l’artista bustocca è stata paragonata a Monet per il “modo con cui sa catturare la luce” e perché realizza opere in modo spasmodico, una dopo l’altra, esattamente come l’impressionista. Non solo. La critica ha apprezzato il magistrale uso del colore, quelle “pennellate corpose sensuali”, la “composizione cromatica materica”. «il colore si fa presente, vivo, pigmenti vividi che risultano leggiadri e svolazzanti. Ha ben calibrato i colori. Ha saputo creare una contrapposizione cromatica che richiama l’opposizione di genere, maschio e femmina. Emerge la tematica dell’amore, l’armonia degli opposti, un arcobaleno cromatico. Il colore azzurro penetra nella massa rosea come un intreccio da cui emerge una punta di giallo, la vita. Il movimento del colore crea un’onda, che suggerisce l’idea della morbidezza, la sensualità, ma anche della protezione, della coccola. Tanti i riferimenti alla sua vita».
Di certo per Manuela Carnini l’elemento dell’acqua è sempre stato fondamentale e ripercorre la biografia dell’artista che aveva partecipato alle Olimpiadi di nuoto sincronizzato. «Prendere parte alla biennale è stata un’emozione incredibile, indescrivibile – commenta Carnini - Hanno detto cose bellissime sulla mia arte. Mi hanno paragonato alla pittura di Monet, a Giovanna D’Arco, paladina cristiana. E nella prefazione del libro mi hanno anche paragonato a Prometeo che mantiene il fuoco sacro d’amore e si mette tra cielo e terra per non far scendere l’ira di Dio, ma per portare un messaggio di amore all’umanità. Il pensiero che mi viene in mente in un mondo dove la vita è frenetica, una corsa spasmodica verso il successo e l’apparenza e non ci si ferma sull’essenziale, è che quello che conta è l’amore».
La rosa che ricorda Arianna Forni
Ma le emozioni per Manuiela Carnini non finiscono qui. Anche la prematura scomparsa della curatrice della biennale di Vigevano Arianna Forni, scomparsa qualche giorno fa in un incidente di sci nautico a 37 anni, ha fatto riflettere Manuela Carnini. Che ha pensato bene di dedicarle la rosa che aveva dipinto quando era stata trovata Giulia Cecchettin. «Arianna aveva creato la biennale in modo eccelso. Lei mi aveva scritto il giorno della mia personale di Firenze, il 25 agosto, chiedendomi di scrivere un articolo e usare l’immagine della rosa che rinasce sulla tela per lanciare il messaggio di non far appassire questa rosa – prosegue - Quella rosa non appassirà. Avevamo dei progetti. La vita è un soffio, non dobbiamo sprecarla. L’unica cosa che conta è l’amore, che rimarrà di noi».
Con la scannerizzazione e la stampa su tela i dipinti di Manuela Carnini diventano abiti da indossare. «Ho scritto questa frase – conclude – “Nutriti di arte e vestiti di essa”. Ho trovato l’amore nella mia arte. È un modo per dare un segno a questa vita che è effimera».