Aveva annunciato sui social il nuovo round di lotta, ovvero le terapie, pochi giorni dopo un altro messaggio che a molti di noi resterà impresso. Erano gli auguri di Ferragosto ed Enrico Puricelli (l’ex sindaco di Samarate scomparso pochi giorni prima del suo sessantesimo compleanno, LEGGI QUI E QUI) raccomandava: «Ricordatevi di rendervi felici».
Accanto nelle gioie e nei dolori
In questo triste momento, pensiamo che Enrico abbia fatto così nella sua vita, anche nelle situazioni più difficili, guardando sempre il bene e la bellezza dentro e accanto a lui. La più grande gioia per lui, dallo scorso dicembre: il nipotino Enea, da coccolare con il figlio Nicolò e la nuora Federica, con la compagna Barbara vicino fino all'ultimo istante.
Ma di più, Pit – come era soprannominato - ha cercato di rendere felici e supportare tanti.
Un sindaco di questi tempi perché dialogava tanto attraverso i social appunto, eppure anche di altri tempi, che si allontanano sempre di più: quello il cui cellulare era noto a tutti e nel suo negozio di Ferno invano un cartello ricordava che il Comune si trovava in altra sede. Il viavai costante oltre la vetrina lo dimostrava.
L’uomo a disposizione di tutti, che sapeva stare accanto alla sua gente negli episodi festosi e in quelli purtroppo drammatici (uno per tutti, il suo sostegno infaticabile a Nicolò Maja, il giovane sopravvissuto alla strage familiare), che ha tenuto la barra dritta nell’epoca del Covid, che ha combattuto contro la malattia piombatagli addosso e si è ricandidato con determinazione per la sua città. Lo ricordiamo lo scorso giugno quando arrivò in municipio dopo che il verdetto del ballottaggio era stato per lui deludente: abbracciò il rivale Alessandro Ferrazzi, appena diventato primo cittadino, e non nascose le lacrime, Enrico, né il proposito di non mollare, ancora una volta, e di voler fare una tenace opposizione.
Qualsiasi cosa mostrasse, era Enrico: autentico sempre. Ed è una dote rara nell’umanità in generale, figurarsi nella politica. Non c’era distinzione nemmeno tra l’Enrico del mondo reale e quello del virtuale: i suoi abbracci, li sentivi tramite entrambi i mezzi.
Il cuore del guerriero
Non temeva mai di lasciar affiorare troppo la sua sensibilità, Puricelli, perché sapeva che non era una debolezza. Amava intensamente gli animali, da quelli compagni quotidiani tra le pareti domestiche, alla piccola corte di varie specie di cui si prendeva cura. Animali tutti ribattezzati con nomi milanisti, in nome della fede calcistica. Il guerriero della Lega, e tra gli eventi che celebrava fieramente su Facebook c’erano i giuramenti degli stranieri per la cittadinanza. Per combattere l’emozione contagiosa in Comune chiedeva: sei mica dell’Inter? Nel caso, fingeva di chiudere il registro.
Il Pit che incoraggiava chi era in difficoltà, non dimenticava chi lo aveva aiutato (alla collega di Castellanza Cerini, scomparsa lo scorso aprile, dedicava questo pensiero «Ciao Mirella, grazie di essermi stata vicino in questi mesi difficili. Nel mio cuore per sempre»), che metteva in guardia subito i cittadini da un pericolo o comunicava a tutti l’emozione per il passaggio di una volpe nel centro di Samarate («Era bellissima»). Né ha nascosto il suo inconsolabile dolore quando è morto il suo micio Sheva, 20 anni di devozione.
Sheva e Enrico
Ciascuno ricorderà il proprio Pit e per tutti è difficile lasciare andare una persona come lui. Non trovando le parole, prendiamo in prestito una storia che pubblicò Enrico stesso, proprio quando si avviò sul ponte dell'arcobaleno Sheva, il suo «Amore Gatto» che ora lo starà accogliendo con infinite fusa.
Nelle righe commoventi condivise da Enrico, «l’angelo baffuto» spiega a Dio che deve venire lentamente in cielo perché i suoi amici umani hanno bisogno di lui. Al che il Signore chiede: «Ma non capiscono? Che non li lascerai mai? Che le vostre anime sono intrecciate, per tutta l’eternità, che nulla viene creato o distrutto, semplicemente lo è... per sempre e sempre e per sempre?»
Alla fine capiranno assicura il gatto, «perché io sussurrerò nei loro cuori che sarò sempre con loro, per sempre e sempre».
Continua a sussurrarlo anche tu, Enrico, ai tuoi cari, alla tua Samarate, a tutti coloro che hanno camminato con te. Continua a ricordarci che bisogna rendersi - e rendere - felici.