Nello scorso articolo vi ho parlato del ruolo dell’acqua all’interno del nostro organismo e del fatto che una sua carenza può condannare a uno stato subclinico di disidratazione che può causare, a sua volta, la perdita di alcune funzioni e questo perché le cellule, gli organi, gli apparati e i sistemi, tutti dipendono da una specifica quota predeterminata di acqua. Vi ho anche sottolineato il fatto che molto spesso vengono ignorati i diversi e sofisticati segnali mandati dagli "operatori" del programma di regolazione idrica del corpo, con un conseguente peggioramento dello stato di salute. Oggi voglio aggiungere altre importanti informazioni.
Partiamo dal presupposto che il cibo (compresa l’acqua) di cui ci nutriamo fornisce gran parte delle materie prime, indispensabili per il corretto funzionamento cellulare. Il cibo ci fornisce parte dell'energia per le molteplici attività. L'energia dell'elettricità generata all'interno del nostro organismo viene immagazzinata in piccole riserve o batterie chiamate ATP. Da queste riserve energetiche la cellula attinge la forza necessaria per svolgere le proprie funzioni, come la trasmissione di informazione ai nervi, la crescita e la divisione cellulare, la produzione e la secrezione di specifici prodotti finali, la riparazione e la protezione contro i danni causati dall'usura delle varie strutture. La cosa interessante è che, se beviamo abbastanza e regolarmente, aumenteremo la quantità di energia disponibile per il corpo e per il lavoro delle singole cellule. Un'assunzione insufficiente di acqua può causare un affaticamento corporeo cronico sistemico proprio per mancanza di energia alla fonte. Non c’è funzione del nostro organismo che non può trarre beneficio da un adeguato introito di acqua.
Ad esempio, è stato dimostrato che la giusta idratazione può facilitare la digestione. Vi spiego: quando beviamo un bicchiere d'acqua essa passa immediatamente nell'intestino e viene assorbita entro 30 minuti e immagazzinata nei vari organi, tra questi lo stomaco. Penetra nello strato ghiandolare della mucosa gastrica, idratando il muco che ricopre lo strato ghiandolare della mucosa, cioè quello più interno della struttura dello stomaco. Esso è costituito per l'88% di acqua. La funzione del muco è quella di creare una sorta di cuscinetto naturale protettivo contro gli attacchi dell'acido cloridrico. Un muco ben idratato evita che l'acido raggiunga lo strato della mucosa più interna, causando dolore. Una buona idratazione è “amica” anche del colon, in quanto contrasta la stitichezza. Infatti, una delle funzioni principali dell'intestino crasso consiste nel processo di recupero dell'acqua dalle feci.
Quando c'è disidratazione la sostanza fecale è naturalmente priva della normale quantità di acqua necessaria per il suo agevole passaggio, così la stitichezza può farsi strada. Bere la giusta quantità di acqua non solo ammorbidisce le feci, ma favorisce anche la secrezione di un neurotrasmettitore detto motilina (un ormone della sazietà) che contribuisce alle contrazioni ritmiche dell'intestino (peristalsi), compresa l'apertura e la chiusura al momento opportuno delle varie valvole (cardias, piloro). Anche l’intestino tenue funziona meglio, se ben idratato. Esso è la porta attraverso la quale entra il nutrimento necessario per il buon funzionamento cellulare. Le sue mucose, idratate, saranno meno porose e infiammate e quindi più sane.
E’ indubbio che le mucose sane proteggono da intolleranze, allergie e malattie autoimmuni intestinali, in quanto sono facilitate nel bloccare l’entrata in circolo di veleni e tossine, tutti tossici che sono in grado di risvegliare le “sentinelle” del sistema immunitario che vivono nelle sottomucose intestinali e che possono innescare fenomeni infiammatori. Lo stesso pancreas può beneficiare di una giusta idratazione, soprattutto nel momento in cui deve produrre una soluzione acquosa a base di bicarbonato per preparare la parte superiore del tratto intestinale (duodeno) a ricevere il contenuto acido dello stomaco. Possiamo dire che quando il corpo è ben idratato tutti i processi digestivi, che dipendono dalla disponibilità di acqua, funzionano meglio. Ma l’acqua è necessaria anche per la salute di altre strutture importanti come ad esempio le articolazioni. La giusta idratazione della superficie della cartilagine dell'articolazione ne evita l’usura. Vi spiego meglio: le superfici cartilaginose delle ossa in un'articolazione contengono molta acqua.
La proprietà lubrificante dell'acqua è utilizzata dalla cartilagine che permette alle due opposte superfici di scorrere liberamente una sull'altra, durante il movimento articolare. Mentre le cellule ossee sono immerse in depositi di calcio, quelle cartilaginose sono immerse in una sostanza contenente molta acqua. In una cartilagine ben idratata la percentuale di danno da frizione è minima. In tutte le articolazioni l'acqua agisce come lubrificante e supporta la forza prodotta dal peso o dalla tensione muscolare sulla giuntura. Anche le articolazioni intervertebrali e le strutture del loro disco dipendono dalle proprietà idrauliche dell'acqua, immagazzinata nel nucleo del disco. Quindi, ad esempio, per prevenire il mal di schiena, oltre a una serie di esercizi specifici che riducono lo spasmo nei muscoli della schiena e li rafforzano, vi consiglio di adottare posture corrette e di bere la giusta quantità di acqua. Anche il nostro cervello ha bisogno della giusta idratazione. Infatti, una carenza di acqua può intaccare il fabbisogno idrico del tessuto cerebrale.
Quando siamo sotto stress il cervello va in sofferenza e a lungo andare potrebbe perdere la capacità di affrontare con successo le situazioni stressogene. Con la disidratazione la quantità di energia generata dal cervello diminuisce e molte sue funzioni, che dipendono da questo tipo di energia, divengono inefficienti. In questa condizione, purtroppo vengono favorite patologie come l'ansia, la depressione e la fame nervosa. Il problema è che, a lungo andare, si crea un loop pericoloso, perché la disidratazione genera stress e lo stress causerà ulteriore disidratazione. Nello scorso articolo vi ho anche parlato di “sentinelle” e di un sistema complesso di razionamento e di distribuzione dell'acqua che rimane in funzione finché il corpo non riceve segnali che ha di nuovo accesso a una scorta d'acqua adeguata. Vi ho detto che esiste un sistema di razionamento dell'acqua con precise priorità. All'interno di questo sistema ci sono degli “addetti al razionamento” che lavorano in modo attivo e mandano i loro “segnali di allarme” per mostrare che una particolare zona è a corto di acqua. Tra le varie “sentinelle” oggi vi presento la vasopressina, un ormone importantissimo che regola il flusso selettivo dell'acqua in alcune cellule del corpo. Come il suo nome lascia intendere, essa provoca vasocostrizione, cioè un restringimento dei vasi sanguigni e dei capillari. Viene prodotta dall'ipofisi e messa in circolazione. Molte cellule vitali del nostro organismo sono dotate di recettori per questo ormone, così da poterlo legare al momento del bisogno, come, ad esempio, quando il livello del flusso di acqua all'interno della cellula non è adeguato e alcune sue funzioni possono venire danneggiate.
A questo punto, per cautelarsi da una situazione così pericolosa, la natura ha progettato un magnifico meccanismo per la creazione di filtri d'acqua attraverso la membrana. Interviene la vasopressina che diventa la protagonista, in quanto raggiunge la membrana della cellula e si unisce al suo recettore che assume una struttura a forma di doccia e permette all'acqua di filtrare. La vasopressina è uno degli ormoni coinvolti nel razionamento e nella distribuzione di acqua in base a un piano di priorità, quando vi è disidratazione. Le cellule nervose esercitano un diritto di precedenza in questo, fabbricando più recettori di vasopressina, rispetto alle cellule di altri tessuti e questo perché hanno bisogno di mantenere piene le scorte d'acqua. Infatti, i primi effetti della disidratazione sono avvertiti dalle cellule cerebrali. Esse sono molto sensibili alla perdita corporea di acqua e la loro funzione viene influenzata anche da cambiamenti minimi del loro contenuto idrico. Questo vuol dire che una cattiva gestione idrica influenza negativamente il nostro umore, la nostra capacità di gestire lo stress e di affrontare le sfide della vita.
Quante persone potrebbero migliorare il loro stato di salute semplicemente “bevendo di più” e in modo corretto, naturalmente seguendo le indicazioni di esperti del settore e diventando in questo modo più consapevoli delle immense capacità di autoguarigione del proprio organismo, se ben nutrito e dissetato.