Ieri... oggi, è già domani - 23 luglio 2024, 06:00

"luganeghèn ligò in tri siti" - salamino legato in tre parti

Fantasia Bustocca.

"luganeghèn ligò in tri siti" - salamino legato in tre parti

Fantasia Bustocca. Giusepèn salta fuori con una "trovata" ancestrale che mette in risalto taluni aspetti dell'intelligenza umana. Analizziamo bene il Titolo del pezzo "ul luganeghèn" è il sinonimo di "salamèn", vale a dire, quel salame di piccole dimensioni (otto-dieci centimetri) che si differenza dalla "filzetta" (insaccato vero e proprio, dalle svariate dimensioni, ma decisamente oltre i venti-trenta centimetri). Ovvio che i produttori, si sbizzarrivano nel creare salami-giganti dal diametro di dieci centimetri (e oltre) per accaparrarsi lo stupore degli acquirenti.

Detto ciò, vediamo il "ligò in tri siti" (legato in tre parti e …. Giusepèn già si gusta la risposta. Lui sa che la so. Ma gli garba osservare come la si analizza, in un Dialetto Bustocco da strada che si vive intensamente, specialmente in quel periodo del tempo che corrisponde all'età, non proprio moderna. Facile dedurre l'errore (che non è errore), che specifica il significato illustrato, del detto.

Siccome ogni insaccato (a partire dal cosiddetto "salamino"), viene legato nelle due parti (chiamiamole "cima" e "fondo"), chiaro che non è possibile legare il salamino in tre parti; altrimenti ne scaturirebbero due mini-salamini che nulla hanno a che vedere col …. salamino.

Giusepèn, ci aggiunge la sua battuta: "s'a disèa insci a chitòi ca la saean longa" (si diceva così, a coloro che la sapevano lunga), ma subito, Giusepèn, aggiunge: "chi ga prusmèa da saela longa" (chi ipotizzava di saperla lunga), ma che, in effetti, dimostrava la totale ignoranza.

Ecco il significato "fantasioso" che serviva a … servire i saccenti, gli ignoranti che "ga metèan ul becu in dì rasòn" (coloro che mettevano il becco nei ragionamenti) - lo scherno si aggiunge alla derisione: non si parlava di "bocca" per i saccenti, ma si diceva il "becco" come gli animali. E si sa che gli animali non posseggono la bocca, ma hanno il becco, le fauci …. quel che si vuole, ma non la bocca.

Quindi, invece di parlare di "salamèn", in questi casi si utilizzava "ul luganeghèn", nello specifico, per far capire al "saputu" (saputello) "cunt'ul co da nemuotu" (con la testa del colibrì) che nessuno è "nato imparato", ma che …. per imparare, occorre collegare il cervello al cuore ed entrambi dare alla bocca, il giusto suono per un'intelligente risposta.

Piccola digressione: a Busto Arsizio è notorio il termine "luganiga" che ha nulla a che fare col "luganeghèn" - la "luganiga" è la salsiccia che è inutile spiegare. Ha un insaccato differente dal "luganeghèn"e presenta requisiti differenti sia di parte del maiale utilizzata per la "luganega" sia per l'utilizzo che la "luganiga" presenta. La differenza sostanziale tra "luganeghèn" e "luganega" è che, il primo lo si gusta crudo, come appare quando lo si acquista; la seconda (a luganega) si utilizza per predisporre il sugo per completare una gustosissima "pasta al sugo" - chiaro che taluni mangiano la "luganega" anche cruda come il "luganeghèn" o "salamèm", ma la maggior parte delle persone, consuma i suddetti insaccati, come descritti.

Qui tuttavia c'è una specifica sostanziale: si dice mai "salamèm ligò in tri siti", ma sempre "luganeghèn ligò in tri siti", proprio per evidenziare lo scherno e "costringere" l'ignorante  a "sugutà non a cipì" (non continuare a parlare a vanvera) - "brau" (bravo) sentenzia Giusepèn) "mo l'e ua dul Nocino ….s'è dacordu?" (adesso è ora del Nocino ….sei d'accordo) ….ovvio, SI!

 

Gianluigi Marcora

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