Ieri... oggi, è già domani - 16 maggio 2024, 06:00

"candu l'è sia…"" - quando è sera….

Chiaro che i commenti (a posteriori) possono avere sfaccettature differenti, ma rimane il fatto che "mantenere la parola" può condurre a differenti commenti, ma "verba volant; scripta manent"

"candu l'è sia…"" - quando è sera….

A dire il vero, nel Dialetto Bustocco da strada, specie quello parlato, la frase esatta che rispecchia il titolo è "can'l'è sia u asnèn al sa invia" (quando è sera, l'asino si invia, si mette in moto); quindi quel "can'l'è" è un tantino smozzicato. Nel Dialetto parlato, talune parole, vengono "mangiate". Giusepèn è avvezzo a spiegare la "storia" del "proverbio" e lo fa nei dettagli, arrivando alla radice del detto.

Nella "società contadina", per i lavori pesanti, ci si avvaleva del cavallo, autentico "trattore" che si dava da fare nel disbrigo dei massacranti lavori pesanti. Trainare il vomere, ad esempio, tirare il carretto, accompagnare l'uomo durante la semina e altro ancora. Tuttavia, non tutti i contadini potevano permettersi di acquistare il cavallo. Era usuale prenotare un puledro e allevare il cavallo sino a renderlo robusto e forte, adatto appunto per lavorare nei campi e trainare i carichi pesanti, sul carretto. Ad esempio, portare i carichi per i lavori in muratura, quelli per i trasporti delle palle di fieno da depositare sull'aia o durante la raccolta delle patate, trainare il carico di cassette.

Quindi, in prospettiva di acquistare un puledro-cavallo, spesso i contadini si rifugiavano in un meno oneroso acquisto: quello di un asino. Che, bontà sua, eseguiva gli stessi lavori del cavallo, ma era più economico sia per l'acquisto e sia per il suo mantenimento.

Giusepèn, quindi illustra il "proverbio" - dire che "quando è sera, l'asino comincia a lavorare" è molto più di un ossimoro. Per il contadino è una blasfemia, qualcosa di orribile. Il lavoro in campagna o nel cortile o nella stalla, si svolgeva dall'alba al tramonto; mai di sera.

Quindi dire "can'l'è sia u asnèn al s'à invia" vuole dire che solo gli sfaticati "pensano" di eseguire i lavori del contadino, di sera. Il detto lo si riservava a chi era "senza tèma" (senza rispetto), per sé e per gli altri. Ed era pure usato a disdoro di chi voleva vantarsi di "fò ul paesàn" (fare il contadino) e non ottemperava a precisi doveri che "ul paesàn" eseguiva pedissequamente. Ad esempio, mungere le mucche in stalla, pulire i giacigli degli animali (sia quelli da stalla sia quelli da cortile) e altri.

Gli sfaccendati venivano proprio indicati quali "somari che tentano di lavorare", mentre loro, gli sfaccendati, del lavoro poco importava. Quindi, rispetto per il lavoro del somaro, ma disprezzo per chi parlava di lavoro eseguito nei campi, di sera.

C'è pure una parabola (lo dice Giusepèn) che dice: "ul Signùi l'à mandò genti a lauà in dààa vigna, a bunua e l'à prumetu des franchi par tuta'a giurnòa - poeu, ai des'ui l'à truò operòi e anca a lui l'à prumetu des franchi par lauà sin'a sia - a basùa, anca mò uperoi e anca a chisti chi, des franchi sin'a candu gan deà giù'l su" - (il Signore ha inviato operai a lavorare nella vigna, di primo mattino e ha promesso loro dieci lire per lavorare l'intera giornata - poi, intorno alle dieci, ha trovato altri in cerca di lavoro  e anche a costoro ha promesso dieci lire per lavorare sino a sera - nel pomeriggio, ha ingaggiato altri operai per il lavoro in vigna e anche a costoro, il Signore ha pattuito dieci lire, per arrivare a sera) - adesso, dice Giusepèn "va'nazi ti, in talian" (vai avanti tu, in italiano) ed eccomi pronto. Al momento della retribuzione del lavoro, a tutti gli operai (il Signore, padrone della vigna) ha consegnato "dieci lire" per il lavoro svolto, come pattuito e (come dice la parabola) gli operai ingaggiati al mattino, si sono lamentati per avere ottenuto lo stesso compenso di chi ha cominciato a lavorare dal mattino inoltrato e pure con coloro che si sono aggiunti nel pomeriggio. Tuttavia, la risposta del Signore, quale è stata? "abbiamo pattuito insieme, il compenso e insieme lo abbiamo accettato - ho forse mancato nella mia parola data?" - la risposta non c'è stata, ma chi ha mantenuto la parola va rispettato. Chiaro che i commenti (a posteriori) possono avere sfaccettature differenti, ma rimane il fatto che "mantenere la parola" può condurre a differenti commenti, ma "verba volant;  scripta manent" (le parole volano, ma i patti, specie quelli scritti col cuore, restano

Gianluigi Marcora

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU