Cronaca - 08 maggio 2024, 19:43

Delitto di Varese, Marta Criscuolo sulle parole dell’ex consuocero: «Non mi stupisco, fanno parte dello stile con cui è cresciuto Marco Manfrinati»

La moglie di Fabio Limido e madre di Lavinia ha parlato ai microfoni di “La vita in diretta questo pomeriggio”, raccontando anche alcuni episodi di violenza di cui era a conoscenza: «Quindi segnali non ce n’erano in questa famiglia?». E descrive la figlia come «una donna fortissima che ha avuto coraggio»

Delitto di Varese, Marta Criscuolo sulle parole dell’ex consuocero: «Non mi stupisco, fanno parte dello stile con cui è cresciuto Marco Manfrinati»

Le parole di questa mattina pronunciate dal papà di Marco Manfrinati e da noi riportate (leggi qui), hanno toccato profondamente Marta Criscuolo, moglie di Fabio Limido e madre di Lavinia Limido, le due vittime della tragedia che si è consumata lunedì in via Menotti a Varese.

Un marito che ormai non c’è più, ucciso dalle coltellate di Manfrinati e una figlia che «è una miracolata, perché l’assassino ha sferrato due colpi: uno al volto per sfregiarla e uno alla carotide per ucciderla. Lei è una donna fortissima che ha avuto coraggio».

Si è trovata oggi, a “La vita in diretta”, ad ascoltare le parole pronunciate dal padre di Marco, Giulio Manfrinati e alle quali non ha esitato nemmeno per un secondo a rispondere: «Non mi stupisco. Nel 2020 Manfrinati - Marco - dette due pugni a mio marito. Io chiamai la madre dicendole “forse c’è qualche problema in questa famiglia” e lei mi disse “ma no, mio figlio ha un carattere rigido”, preciso che la madre è psichiatra. Voi mi chiedete se io mi stupisco delle panzane che racconta quell’uomo? No, fanno parte dello stile in cui è cresciuto Marco Manfrinati».

E ancora: «Qualche anno fa - ha dichiarato la donna davanti alla telecamere della Rai - loro hanno una casa in Trentino, sotto al condominio nel quale era ubicato l’appartamento di loro proprietà, vide delle auto parcheggiate malamente, andò e spaccò tutti i finestrini delle auto, se ne scappò, la madre lo nascose finché i Carabinieri non lo pizzicarono e, mi pare, si è aperto un procedimento penale».

«Non è tutto - ha proseguito testualmente Marta Criscuolo in diretta televisiva - una volta, all’uscita dell’autostrada di Varese, era presente mia figlia, un signore con un suv affianco alla sua macchina, buttò il mozzicone della sigaretta per terra. Lui scese e gli disse “scendi un po’, noi siamo in Italia, mica in Svizzera”, la targa dell’auto era Svizzera, e cominciò a massacrarlo di pugni. Quando mia figlia è scappata, lui ha dichiarato a mia figlia che è andato a casa e ha massacrato la madre. Quindi segnali non ce n’erano in questa famiglia, giusto?».

Le parole del difensore di Manfrinati, questa mattina fuori dal tribunale di Varese (leggi qui), sono state commentate invece dalla criminologa Roberta Bruzzone, presente in studio: «L’obiettivo era ucciderla. La versione che lui dà, cioè che sia stato costretto a colpire il suocero per sottrarsi all'aggressione dopo che Limido era evidentemente intervenuto in seguito allo scempio che aveva commesso sulla figlia, vedendola praticamente ormai senza vita? E' chiaro che in un contesto del genere non può essere invocata la legittima difesa».

La madre, addolorata ma composta, ha poi concluso ricordando il gesto compiuto da padre di Lavinia e la promessa che gli ha fatto: «Io e mio marito avevamo fatto dei programmi meravigliosi per le nostre figlie, ho giurato a lui quando l’ho visto morto che avrei continuato a proteggerle e coltivare l’amore in questa famiglia. Mio marito si è conquistato il paradiso difendendo mia figlia con la vita».

M. S.

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