«Il teatro di Dario Fo va alla ricerca della verità, al di là delle rappresentazioni tradizionali di figure e periodi storici, rifiutando le finzioni e gli inganni del potere. Controcorrente va anche la sua scelta di una “paralingua”, il grammelot, che egli elabora a partire da lontane origini medioevali».
Così Anna Marinoni, per tanti anni docente di lettere al liceo scientifico Tosi, presenta in sintesi il suo intervento di mercoledì 10 aprile (ore 15,30 museo del tessile) all’Università cittadina per la cultura popolare. Parlerà del teatro “artigianale” di Dario Fo.
Fra le varie opere, citerà, “Mistero buffo”, «testo – spiega - sempre in divenire, esempio della creatività dei ceti umili. Creatività che, secondo Fo, non deriva dalla cultura alta, ma percorre autonomamente altre vie. Il suo linguaggio semplice giunge direttamente a chi non frequenta i teatri tradizionali, recuperando i racconti sacri narrati dai giullari».
E aggiunge: «Giullare è lo stesso Fo che nella motivazione dell’assegnazione del premio Nobel viene lodato per “aver seguito la tradizione dei giullari medioevali “. Il premio Nobel testimonia quanto il teatro di Fo sia stato centrale nella letteratura italiana e mondiale».