Busto Arsizio - 06 marzo 2024, 12:01

Tempi biblici per visite ed esami: la salvezza in una Pec?

La rete di sportelli che aiuta i cittadini a ottenere appuntamenti medico/diagnostici raggiunge risultati e si amplia: oggi si parte alla Cgil di Busto, a breve tocca ad Auser Gallarate. All’incontro organizzato a Villa Calcaterra dal Partito Democratico, numeri e prospettive. Il consigliere regionale Astuti: «La Regione non ha il coraggio di ristrutturare il sistema». Filippo Cardaci, Acli: «La nostra iniziativa aiuta i singoli, poi si dovrà agire sull’interesse collettivo»

La conferenza organizzata a Villa Calcaterra (in fondo all'articolo, i relatori)

La conferenza organizzata a Villa Calcaterra (in fondo all'articolo, i relatori)

SOS Liste d’attesa: la rete degli sportelli che si propone di aiutare i cittadini a ottenere appuntamenti medico/diagnostici in tempi ragionevoli, nel rispetto delle regole e dei diritti, si arricchisce di nuovi desk. Busto Arsizio parte oggi (punto di riferimento: Camera del Lavoro di via Caprera, si riceve senza appuntamento il mercoledì fra le 15 e le 17). A breve Gallarate potrà contare su due opzioni (alla sede Auser in via Del Popolo il venerdì e, previo appuntamento, alle Acli di via Agnelli, il martedì, in entrambi i casi dalle 9 alle 11). Già attivo, in zona, lo sportello di Cassano Magnago (al circolo Acli M. Rimoldi, su appuntamento, il mercoledì, dalle 9.30 alle 11).

Del servizio, e dei risultati che si stanno ottenendo, si è parlato a villa Calcaterra, nella serata organizzata dal Partito Democratico (lavori introdotti dalla segretaria provinciale, Alice Bernardoni, e moderati da Paolo Pedotti, alla guida del circolo bustocco).

Contesto noto: le attese per ottenere prestazioni sanitarie dal servizio pubblico sono, spesso, troppo lunghe, a volte insostenibili. I promotori degli sportelli (Acli, Auser, Cgil, Cooperativa lotta contro l’emarginazione, Coordinamento per il diritto alla salute, Federconsumatori, Medicina Democratica) ricordano al paziente: «Hai diritto a farti curare nell’ospedale più vicino e nei tempi indicati dal tuo medico nell’impegnativa da lui compilata. O a ricevere direttamente l’appuntamento per visite ed esami presso convenzionati, o anche a farli in privato, sempre al costo del ticket».

Funzionamento dell’iniziativa spiegato da Filippo Cardaci, Acli: «Quelli che chiamo “sportelli contro la rassegnazione sui diritti”, di fronte ad attese oltre i termini di legge e una volta raccolte tutte le informazioni dai cittadini (che devono presentarsi con documento d’identità, tessera sanitaria, impegnativa ed eventuale appuntamento, Ndr), inviano una Pec alla Asst di competenza. Nella lettera, si chiede il rispetto dei tempi previsti o un appuntamento per ottenere la prestazione». Iniziativa semplice quanto efficace: «Il tasso di successo è altissimo». Monito: «L’eventuale suggerimento, da parte di un operatore Asst, di provare a contattare qualche struttura privata, per velocizzare tempi altrimenti lunghi o ovviare a liste d’attesa chiuse, è inaccettabile e contravviene alle regole stabilite da Regione Lombardia».

Giampietro Camatta (Spi Cgil), ha ricordato l’imminente attivazione del servizio nella sede Auser di Gallarate e ribadito l’efficacia dell’azione innescata dai volontari: «Il 98 per cento di coloro che finora hanno utilizzato il servizio ha ottenuto l’appuntamento di cui aveva bisogno. Parliamo, per il territorio, di oltre 250 persone, in poche settimane. E i dati, su cittadini e sportelli, sono in continuo aggiornamento».

Per il consigliere regionale, Samuele Astuti, il contesto in cui si inserisce l’iniziativa è quello di una  «…Regione che ha abdicato al suo ruolo, ha perso la capacità di programmare. I problemi legati alle liste d’attesa vengono affrontati in modo superficiale, con piccole iniezioni di risorse. Non c’è il coraggio, da parte dell’Assessorato, di ristrutturare profondamente, con investimenti adeguati. Si annuncia, ma non si agisce». Un quadro, secondo l’esponente Pd, scoraggiante: «I lombardi che, per vari motivi, rinunciano alle cure erano uno su 22. Sono diventati uno su 9, poi uno su 8».

Interventi dal pubblico a tutto campo: esperienze dirette su prospettive d’attesa improponibili (anche di fronte a problemi urgenti, determinati da infortuni), considerazioni politiche, interrogativi sui tempi per l’entrata a pieno regime delle Case di comunità. Anche qualche dubbio sull’efficacia nel medio/lungo periodo dell’azione portata avanti con gli sportelli, se non altro perché, ovviamente, non agiscono su una delle criticità basilari: la carenza di personale che affligge le Asst. Cardaci: «Siamo consapevoli che la nostra è un’iniziativa sperimentale, rivolta ai singoli. Siamo al lavoro per il passaggio successivo, per guardare all’interesse collettivo».

Stefano Tosi

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