Gallarate - 29 gennaio 2024, 17:37

L’ambulanza dei desideri è partita: prima missione con Gabriella, per comprare cioccolatini. Croce Rossa oltre l’emergenza

È operativo il servizio che permette ai ricoverati nell’hospice della Camelot, a Gallarate, di lasciare per qualche ora la struttura di via Padre Lega, così da raggiungere ancora una volta luoghi e persone. L’esordio è l’occasione per illustrare le attività del Comitato locale Cri a favore di malati, minori, mamme, emarginati. La presidente, Monica Trotta: «La Cri è questo. Volontari e dipendenti vogliono esserci, per agire»

La conferenza stampa nella sede Cri di Gallarate

Promessa mantenuta. A dicembre, 3SG Camelot e Croce Rossa hanno lanciato l'Ambulanza dei desideri (VEDI QUI) cioè la possibilità, per i ricoverati nell’hospice di via Padre Lega, di visitare luoghi, fare incontri all’esterno della struttura, vivere esperienze, avvalendosi di personale qualificato e di mezzi attrezzati. «Partiremo a breve» annunciò la presidente del Comitato gallaratese,  Monica Trotta, con direttrice e presidente di 3SG, Marusca Bianco e Roberta Maurino. Oggi, in conferenza stampa, il bilancio, positivo, dell’esordio: Gabriella, con sua figlia, è stata “scortata” a Chiasso. Lì, è tornata in un centro commerciale che ha frequentato in passato, ha acquistato cioccolatini in un negozio di fiducia e ha pranzato in un locale di sua scelta. «Già in ambulanza ci ha detto che cosa avrebbe mangiato. E che avrebbe ordinato un bicchiere di vino» ha ricordato Celeste Parachini, volontaria Cri.

«Stiamo lavorando su altre richieste – ha fatto presente Marusca Bianco – rendendoci conto che le aspirazioni degli ospiti sono semplici. Chiedono normalità, il recupero di qualcosa che pensavano fosse definitivamente alle spalle». «Vengo dal volontariato – ha aggiunto Roberta Maurino – e trovo stupendo potere soddisfare persone che attraversano la fase più difficile della loro vita».

«Per noi di Croce Rossa, è importante parlare di ciò che siamo davvero. Non solo 118 e servizi di emergenza, che ovviamente sono importanti. Ci insegnano innanzitutto ad agire, a essere operativi. Ma dobbiamo anche comunicare quello che facciamo». Parola della presidente Trotta che ha deciso di presentare i primissimi risultati ottenuti dall’Ambulanza dei desideri gettando lo sguardo anche su altre attività, preziose ma non sempre visibili.

Al suo fianco, Emanuela Bellora, delegata all’inclusione sociale: «Nell’immaginario collettivo, la Cri è associata più che altro alle sirene. Ma il suo ruolo si è evoluto, l’approccio dei volontari, oggi, è strutturato e formato». Per portare avanti il lavoro delle unità di strada, per esempio, con gli emarginati della stazione ferroviaria e di Malpensa, visto che diversi senzatetto scelgono l’aeroporto come loro dimora. O per confortare i malati terminali, incontrare pazienti psichiatrici, aiutare mamme e bambini in difficoltà, educare e formare i più piccoli. Servono idee, energie, competenze. Quindi persone, perché l’impegno non è astratto, è forza, tempo, testa di chi si mette in gioco.

Ecco, quindi, il progetto Biga per i ricoverati all’hospice Altachiara e per i loro familiari: una decina di volontari pronti a offrire ascolto e vicinanza, nel segno dell’empatia. Ecco Giano, destinato a quanti frequentano strutture terapeutico-riabilitative e psichiatriche, volto al recupero di capacità sociali e relazionali. E, ancora, Bufaga, 20 tra mamme e bambini della comunità Solamore (in 3SG), alla conquista della normalità, per lasciarsi alle spalle situazioni pesanti, talora drammatiche, tra compiti, giochi e attività domestiche. O 118 bimbi, azione educativa e formativa in asili e scuole, dall’igiene al come chiedere efficacemente aiuto in caso di necessità: 85 classi e oltre 1.700 bambini incontrati nel solo 2022/23.

Iniziative illustrate da quelle che Monica Trotta ha descritto come vere colonne di Cri Gallarate: oltre che Celeste Parachini, Pier Sainaghi ed Emilio Laffranchi, in rappresentanza di interi gruppi di volontari. Fra un resoconto e l’altro, è sfuggita anche qualche lacrima. Perché, al netto delle supervisioni psicologiche cui gli operatori si sottopongono e dell’efficienza richiesta “in servizio”, i volontari sono persone, il loro cuore batte.

Stefano Tosi