Ieri... oggi, è già domani - 18 gennaio 2024, 05:07

"a gioeubia" - lo testimonia la "sua" canzone

Una volta per tutte (l'abbiamo già scritto in un nostro precedente articolo pubblicato nei giorni scorsi), riecco la canzone-filastrocca

"a gioeubia" - lo testimonia la "sua" canzone

Giusepèn non transige. "A lengiu dàa Gioeubia ciamàa Giobia; sa disi Gioeubia e naguta d'oltar" (Leggo della Gioeubia chiamata Giobia; si dice Gioeubia e null'altro) - non certo per far polemica. Ciascuno può scrivere o parlare di Gioeubia e magari chiamarla ….Pulcinella o Balanzone o Pierrot, ma il Bustocco da strada, esige Gioeubia. Lo testimonia "senza pretese" la canzone (o la filastrocca) che si intonava proprio a falò acceso, quando la catasta era ben sostenuta da "acrobazie" temerarie che inducevano a rispettare la Tradizione.

Una volta per tutte (l'abbiamo già scritto in un nostro precedente articolo pubblicato nei giorni scorsi), riecco la canzone-filastrocca della Gioeubia: "a Gioeubia, a Gioeubia, l'à mangia a cazoeula, l'a mangia a pulenta, a Gioeubia l'è cuntenta; l'è cuntenta in ginugiòn cunt'i man in urazion". Non serve la traduzione in italiano. Chi vuole conoscerla, se la vada a leggere nell'articolo già pubblicato a inizio mese. E chi dovesse avere dei dubbi sulla differenza fra Gioeubia e Giobia, provi a cantare l'inno; si accorgerà di quanto è grande la differenza, ma soprattutto di come si distorce una parlata del nostro Dialetto Bustocco da strada.

Tuttavia, una scusante a chi sostiene la Giobia, c'è: è Persona che il Dialetto Bustocco l'ha imparato dopo essere cresciuta … in italiano. Tradurre l'italiano in Dialetto Bustocco non è identico a imparare il "Bustocco" da tradurre in italiano, con tutte le sfumature del caso e tentare di manifestarle in Lingua. Quindi, a partire dall'Assessore alla Cultura (e Vice-Sindaco, Manuela Maffioli) e "studiosi" che appoggiano la sua tesi, sino a chi scrive o recita Giobia, si deve ammettere che la versione ufficiale da cantare l'ultimo giovedì del mese di Gennaio è Gioeubia con quella "eu" francese che assolutamente non è compatibile e nemmeno commentabile, con la "blasfema" Giobia italianizzata, che non rispecchia l'originale.

Giusepèn è categorico e ammette pure "nisogn ga cantea Giobia …. s'à podi non" e si rabbuia un po' (nessuno cantava Giobia, non è lecito) …. a costo di essere estromesso dal "coro" di chi vuole "far passare" Giobia al posto di Gioeubia, difendo a spada tratta Giusepèn che sul Dialetto Bustocco da strada è secondo a nessuno.

E come tradurre fioeu, murigioeu, Carleau con altre desinenze speciose, spacciandole per Dialetto Bustocco che (lo ribadisco) deriva dal Dialetto Ligure con inclinazioni e desinenze francesi.

Giusepèn è ridiventato …. solare e spazia in un'altra divagazione lessicale che riguarda il Dialetto Bustocco da strada. Per chi non aveva specializzazioni o che si dimostrava tardo ad apprendere, si diceva "se bon non da fò 'n rutondu, nanca cunt'ul cu d'un buceu" (non sei in grado di disegnare un cerchio, nemmeno utilizzando la parte posteriore di un bicchiere), per dire quanto è bello il nostro Dialetto e come (sempre il Dialetto Bustocco da strada) sa colorire la realtà. Sta bene anche qui il famoso detto di …. Indro Montanelli, secondo cui "i giornalisti non dicono bugie, ma colorano la realtà" - mi fa notare Giusepèn che il detto Bustocco, calza bene con la mia realtà in fatto di disegno e (sempre Giusepèn) rispolvera le "sacre parole" o i "sacri giudizi" del Prof. Paoloni, insegnante alle "Commerciali" di Disegno. Era sempre la solita "sentenza" …."Benedetto il Signore" iniziava così il Prof. Paoloni "e maledetto il Demonio ….il tuo voto naturale in disegno, Marcora è 2 ma ti metto 4 per salvarti la media" e la mia reazione era quella di chinare la testa, non certo in segno di resa, ma convincermi che la mia "cellula grigia" che si doveva esprimere in Disegno era morta e seppellita senza possibilità di …. resurrezione - per fortuna anni e anni e anni dopo, la mia nipotina Ginevra , un pomeriggio, dopo la scuola, mi dice "ti insegno io, nonno, come si disegna …. non voglio che gli altri abbiano a deriderti" e mi pose in mano un pennarello e un foglio bianco. "Nonno, fai come dico io". Ginevra fece due piccoli cerchi. Li feci anch'io. Poi una linea con le punte all'insù. La feci anch'io. Un "contorno" ovale che conteneva rotondini e linea. Lo feci anch'io. Ginevra controllava ogni mio movimento.

Seguirono altri "tratti" e piccole sfumature, poi ecco il giudizio di Ginevra: "visto nonno che anche tu sai disegnare?" - mi prese un nodo alla gola, non potevo non credere che quello "sgorbio" era diventato un disegno …."di certo, nonno, la tua opera non sarà esposta all'Accademia di Brera, ma anche tu …. sai disegnare". Beata gioventù, Ginevra …. quando dico che imparo molto dalla mia "piccolina" (oggi ha 15 anni e frequenta l'Artistico) …. continuo a dire la Verità …. parafrasando quel film con Terence Hill e Bud Spencer …."lo chiamavano Trinità". Viva la Gioeubia!

Gianluigi Marcora

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