Busto Arsizio - 10 gennaio 2024, 12:52

“Il terzo scomodo. La voce dei cristiani di Terrasanta”

L’incontro è organizzato dal Centro Culturale Synesis. Appuntamento il 15 gennaio (ore 21) al Teatro Fratello Sole di Busto

“Il terzo scomodo. La voce dei cristiani di Terrasanta”

«La tragedia di questo momento ci dice che non è più tempo per tattiche di corto respiro, ma che è tempo di dire una parola di verità che risolva alla radice il conflitto in corso» (Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme).

Prendendo spunto dalle parole del Patriarca, il Centro Culturale Synesis ha promosso una serata dal titolo: "IL TERZO SCOMODO. La voce dei cristiani di Terrasanta" che si terrà il 15 gennaio alle ore 21 a Busto Arsizio presso il Teatro Fratello Sole. Interverrà padre Francesco Ielpo, delegato della Custodia di Terra Santa per l’Italia e presidente della Fondazione Terra Santa.

"IL TERZO SCOMODO. La voce dei cristiani di Terrasanta". Perché parlare di terzo scomodo? Una prima valenza del termine è evidente: le comunità cristiane delle diverse chiese presenti a Gaza stanno pagando un prezzo altissimo alle conseguenze dei fatti del 7 ottobre, che le hanno precipitate, al pari del resto della popolazione, in una crisi umanitaria gravissima. D’altra parte, se è vero che la situazione non è mai stata così orribile, non bisogna dimenticare che guerre e tensioni accompagnano i cristiani di Palestina da decenni, causandone la progressiva drammatica riduzione.

Ma se questo aspetto, in forza dell’impatto e della gravità imponenti, è abbastanza ben documentato, soprattutto per quel che riguarda Gaza, di molto altro non si sa, o comunque si tace, cosicché sembra che i cristiani di Terrasanta non abbiano, al di là del giustificato grido di dolore, una voce propria, come se la situazione generale li inghiottisse, annullandoli.

Certo, c’è la voce della Chiesa, scomoda, nel secondo senso su cui vorremmo riflettere, nel suo perseverare nella proposta di un punto di vista radicalmente alternativo all’odio e alla guerra, nel suo rifiuto di appiattire il pensiero sul gioco delle contrapposte pretese.

E anche su questo vorremmo guadagnare uno sguardo più avvertito, cercando di capire su quali linee si muova l’azione della diplomazia vaticana.

Resta però l’altro livello, quello della gente comune, dei cristiani qualunque che vivono in Palestina e in Israele. Che cosa pensavano della situazione, prima del 7 ottobre? Che cosa sperano ora? Sono un tutto omogeneo o gli appelli della Chiesa alla pace riguardano anche loro e anche per loro è difficile trapassare la dura scorza delle appartenenze etniche e delle ingiustizie inflitte e subite?

Sono una piccola minoranza, che lo scatenarsi degli eventi sembra consegnare all’irrilevanza. Cerchiamo, per quanto possibile, di giungere ad avvertire la loro voce.

Per capire di più abbiamo chiesto a Padre Francesco Ielpo, frate francescano, delegato della Custodia di Terra Santa per l’Italia e voce competente, di aiutarci a capire la storia della presenza cristiana tra due popoli come quello Israeliano e Palestinese, e, dopo i recenti fatti, quale prospettiva e quale ruolo attenderà la piccola, ma non certo meno decisiva, comunità cristiana di Terrasanta.

C. S.

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