Busto Arsizio - 09 gennaio 2024, 07:00

Fra’ San Francesco, la star del Medioevo

In scena al Manzoni, martedì 9 gennaio, con Giovanni Scifoni. Monologo, orchestrato con le laudi medievali, che si interroga sull’enorme potere persuasivo della figura pop di Francesco. Percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico

Fra’ San Francesco, la star del Medioevo

Come si fa a parlare di San Francesco D’Assisi senza essere mostruosamente banali? Come farò a mettere in scena questo spettacolo senza che sembri una canzone di Jovanotti? Perché tutti conoscono San Francesco? Perché è così irresistibile? Sono solo alcuni degli interrogativi che hanno dato il la a Giovanni Scifoni per dare corpo a “Fra’: San Francesco la star del Medioevo”.

Ha scelto di vestire i panni del poverello di Assisi e di scrivere la commedia perché è sua ferma convinzione che Francesco è stato un artista, il più grande della storia. È convinto che le sue prediche erano capolavori folli e visionari, performance di teatro contemporaneo. «Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese – spiega - citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo».

E sarà proprio Scifoni per la regia di Francesco Brandi a calcare martedì 9 gennaio (ore 21) il palcoscenico del teatro Manzoni per la stagione teatrale in abbonamento.

Sarà un monologo, orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, che si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco. Percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature.

«Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività – confessa l’artista - Francesco sapeva incantare il pubblico, folle sterminate, sapeva far ridere, piangere, sapeva cantare, ballare. Il vero problema con cui mi sono dovuto scontrare preparando questo spettacolo è che Francesco era un attore molto più bravo di me».

«E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva Francesco con Sora nostra morte corporale, “da la quale nullu homo vivente pò scappare” – conclude -  E neanche il pubblico potrà scappare da questo finale, incatenati sulle poltrone del teatro saranno costretti anche loro ad affrontare il vero, l’ultimo, grande tabù della nostra contemporaneità: non siamo immortali».

Biglietti da 38 a 25 euro.

Laura Vignati

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