Ieri... oggi, è già domani - 11 dicembre 2023, 06:00

"ghe chi'l Natal" - si avvicina il Natale

S'approssima il Natale. Se ne discute abbastanza. Busto Arsizio è addobbata a festa.

"ghe chi'l Natal" - si avvicina il Natale

S'approssima il Natale. Se ne discute abbastanza. Busto Arsizio è addobbata a festa. Mai viste così tante luci per le vie cittadine. Qualcuno arriccerà il naso per lo "spreco"; qualcun altro dirà che le luci sono poche; addirittura che sono superflue o che, i soldi spesi per questo "lusso e sfarzo" avrebbero potuto essere destinati ad altre incombenze.

Diceva quel tale: "ogni testa è un piccolo mondo", per chiarire che ciascuno è libero di esprimersi come gli fa comodo, o come gli garba, oppure per far capire agli altri che chi è all'opposizione deve giocoforza non essere d'accordo su ciò che decide la maggioranza e, di riffa e di raffa, buttar fuori parole dalla bocca non significa averle ponderate.

Nel giro di "ispezione" che mi sono fatto, ho apprezzato questa "pioggia di luce" che abbellisce la città. Inoltre, le luci, servono pure per accompagnare la gente per le strade e farla "appropriare" della vita comunitaria, visto che qui si fa fatica a darsi un contegno e socializzare. Poi, iniziative Culturali, ci sono. Non le elenco qui. Tanto è la "cronaca" che diffonde i messaggi e ci vuole solo un pizzico di volontà per recepirli.

Anche i negozi "fanno macchia" con le vetrine "accese" e la merce esposta. Fanno così, non solo per "ingolosire" l'eventuale cliente, ma pure per fornire un apporto di "freschezza" in questo gelido pre-inverno. L'atmosfera è geniale e geniali sono le "composizioni" che ogni negozio fornisce alla propria merce. Certo che il clou del Natale, lo vedremo tra dieci-quindici giorni. Più ci avviciniamo alla ricorrenza, meglio si predispone il programma per "stare insieme" coi più svariati "menù" che ogni Sodalizio propone.

Uno sguardo al passato, lo voglio dare. Non c'erano le luminarie attuali e non c'era abbondanza nei negozi. C'era il "necessario" (questo si), ma doveva collimare con la "paga" che mamma e papà portavano a casa. Poi, arrivavano i "desideri" …. si era più ingenui e anche la …. lettera a Gesù Bambino doveva essere modesta e non pretenziosa. Poi arrivava sempre qualcosa in più rispetto alla richiesta e lo stupore si mescolava alla gratitudine, tanto da farci sentire l'ebbrezza della convivialità.

Ricordo ancora tanti sorrisi che vedevi sui visi delle persone; gli inviti a manifestare quel che ci sarebbe piaciuto ricevere. Vero che circolava il monito "vedrà Gesù Bambino se sei stato bravo e Lui saprà portarti tutto o quasi ciò che Gli hai chiesto". Anche nei giochi si era maggiormente sobri e pure tolleranti …. si bisticciava meno … avevamo addosso i moniti degli adulti con la "mannaia" pronta a "colpire" se avessimo compiuto azioni scriteriate o disubbidito in casa.

Natale era attesa; attesa di quanto si doveva manifestare, curiosità per quel giorno "speciale" e unico rispetto agli altri giorni dell'anno. Si "toccava con mano" la bontà delle persone, i discoli diventavano più calmi, anche l'educazione prendeva il sopravvento …."grazie", per favore", prego" diventavano motivi di dialogo e prendevano il posto a qualche parolaccia buttata in giro per fare chiasso o qualche ceffone che si assorbiva e che poi veniva "regalato" a qualche compagno di giochi.

Quanta Bontà in giro. L'ho scritto con la maiuscola, Bontà. Poi, a Natale concluso, si ripeteva la vita di tutti i giorni. Tuttavia, qualcosa rimaneva nel cervello e i propositi si sprecavano e avevano il loro benefico effetto per il giusto tempo della riflessione.

Tra IERI e OGGI è cambiato parecchio, il Natale o forse è cambiato tutto. Non voglio fare troppi raffronti. IERI avevo gli anni della pubertà, della fanciullezza, della speranza - OGGI vivo il mio tempo, ma il Natale mi ha conservato la speranza che mi aiuta a tirare dritto, lungo la via ordinaria, sempre con in tasca la speranza dei sorrisi nel cuore! Giusepèn ha già letto il pensiero e "ga egn giù i gutòn d'oegi" …. versione poetica di "si sta emozionando" e quei ""gutòn d'oegi" sono lacrime.

Gianluigi Marcora

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