Dopo la firma dell’Accordo di programma dello scorso ottobre, in Regione si torna a parlare dell’ospedale unico – o nuovo che dir si voglia – di Busto Arsizio e Gallarate. Questa mattina in commissione Sanità si è tenuta l’audizione del dg del Welfare Giovanni Pavesi.
Al termine, sono tante le perplessità sollevate dai consiglieri varesini di opposizione: dal destino delle strutture esistenti ai posti letto alle tempistiche. Per il leghista Emanuele Monti, invece, «Regione Lombardia risponde alle speculazioni politiche con un percorso serio e coerente sul territorio».
Ferrazzi: «Al più presto la destinazione degli attuali ospedali»
«Un’esposizione che lascia diversi punti in sospeso», sostiene il gallaratese Luca Ferazzi (Lombardia Migliore). A partire dal fatto che «si demanda a futuri Accordi di programma con i Comuni quello che sarà delle aree dei due ospedali esistenti. Abbiamo sotto gli occhi quello che è successo a Legnano, pertanto credo che sia necessario che al più presto si attivi il percorso per determinare che cosa andare a realizzare sul sedime delle due strutture».
Ferrazzi ha sollevato anche un’altra questione: «Si parla di 773 posti di degenza ordinaria, quindi con una riduzione significativa rispetto a quelli presenti complessivamente oggi. È stato detto che ci potrà essere una rimodulazione interna, ma la mia preoccupazione è che la realizzazione del nuovo ospedale venga pensata esattamente con questo dimensionamento».
Il consigliere di Lombardia Migliore teme inoltre che la revisione dei punti richiamati dalla Vas, ad esempio sul piano viabilistico, possano comportare «un’ulteriore dilatazione dei tempi rispetto al cronoprogramma, che prevede l’apertura nel primo semestre del 2029».
Licata: «Poca chiarezza sulla lunga fase transitoria»
Ferrazzi solleva perplessità anche sull’individuazione dell’area di Beata Giuliana a Busto rispetto ad altre possibilità. Lo stesso fa il collega di Italia Viva Giuseppe Licata: «Preso atto – afferma quest’ultimo – della decisione di costruire la nuova struttura, passata sopra la testa a molti cittadini e comitati, oltre che a molti amministratori locali e ai consiglieri regionali, alcune domande rimangono tuttora senza risposta».
Tra queste, Licata chiede «come verranno valorizzati e rilanciati questi i ospedali esistenti nella fase transitoria di costruzione di quello nuovo?». A suo dire, «al di fuori dei dati generali, tuttora manca una visione strategica d’insieme che consideri anche le finalità che verranno attribuite alle due strutture esistenti di Busto e Gallarate, previsione che ritengo debba essere precedente alla progettazione del nuovo ospedale. Ma soprattutto, oggi è emersa poca chiarezza sulla lunga fase transitoria che precederà la nascita del nuovo ospedale. I disservizi e lo spettro dello smantellamento dei due attuali ospedali sono questioni contingenti, che riguardano oggi molti cittadini, basti guardare ai presidi che continuano a susseguirsi e ad una petizione firmata da 12mila persone che chiede il mantenimento dell’ospedale di Gallarate. Non si può continuare a buttare la palla in avanti, comprimendo al minimo i momenti di confronto costruttivo e saltando una necessaria fase di progettazione integrata del sistema dei servizi sanitari in quell’area».
Astuti: «Commissione coinvolta troppo tardi»
Particolarmente duro dopo l’audizione Samuele Astuti del Partito Democratico: «Un incontro che avevamo già chiesto molti mesi fa per poter interagire con la giunta lombarda sulla definizione del nuovo ospedale unico, e invece sono andati avanti per la loro strada, coinvolgendo la commissione solo a cose fatte e dunque troppo tardi per evitare una serie di errori che ci preoccupa molto».
Sulla destinazione degli attuali nosocomi: «Ci hanno detto che se ne parlerà più avanti, ma non è questo esattamente il modo più responsabile di affrontare la pianificazione della rete dei servizi sanitari».
Astuti si dice preoccupato da costi, tempistiche e dal fatto che «non abbiano saputo motivare perché sia stato scelto il quartiere di Beata Giuliana e non, per esempio, il sedime attuale dell’ospedale di Busto». «Ma quel che più ci allarma, e che non condividiamo assolutamente – conclude – è la modalità, superficiale e grezza, con cui questa giunta affronta la programmazione della sanità territoriale e della rete ospedaliera».
Monti: «Ospedale in rete con le strutture presenti»
Molto diversa l’opinione del consigliere di maggioranza Emanuele Monti: «Ho voluto portare due temi strategici in questa audizione – dice il leghista –. Il primo è di ragionare nell’ottica di una rete tra le strutture attualmente presenti, in modo da integrare il nuovo ospedale con i presidi già esistenti di Busto e Gallarate, così da garantire maggiori servizi ai cittadini attraverso una logica partecipativa e di grande attrazione per medici e infermieri, portando avanti ricerca e innovazione in collaborazione con le università. Il secondo tema – ha continuato Monti – è quello dell’hub delle maxi-emergenze di Gallarate, già deliberato dalla giunta regionale. Infatti, la pandemia ha dimostrato come sia necessario avere dei centri di grande riferimento non solo logistici ma anche per quanto riguarda i servizi legati all'emergenza. Inoltre, è fondamentale avere strutture che dialoghino col territorio, specie in una zona strategica come è la provincia di Varese, avendo accanto un aeroporto e tanti collegamenti stradali e autostradali. Una visione che parte da lontano e possibile oggi grazie all'intuizione di Roberto Maroni che è stato capace all'epoca di recuperare i fondi per finanziarlo».
Monti, presidente della commissione Welfare, conclude dicendo che «alle speculazioni politiche, a volte organizzate anche con comitati o sotto-comitati strumentalmente mossi dal centrosinistra, e spesso dotati di una visione molto a breve termine, Regione Lombardia risponde con quanto certificato anche oggi: ovvero un percorso serio e coerente sul territorio che punta a un continuo miglioramento dei servizi sanitari e sociosanitari per i cittadini».