Ieri... oggi, è già domani - 21 novembre 2023, 06:00

"zabrucu" - inelegante

Cominciamo col "zabrucu" che nel titolo l'ho definito "inelegante". Giusepèn puntualizza "l'e se non" (non è abbastanza, la spiegazione), per il fatto che chi è "zabrucu" non conosce le buone maniere...

"zabrucu" - inelegante

Cominciamo col "zabrucu" che nel titolo l'ho definito "inelegante". Giusepèn puntualizza "l'e se non" (non è abbastanza, la spiegazione), per il fatto che chi è "zabrucu" non conosce le buone maniere. E' volgare. Si comporta in maniera maldestra. Oggi gli si direbbe "non conosci il bon ton". Gli esempi spaziano in diverse direzioni: "zabrucu" è colui che scende le scale, appoggiandosi sui tacchi. Che fa rumore. Che non rispetta la privacy degli altri. Che è definito anche "bru-bru".

"Zabrucu" è colui che fa un chiasso bestiale, oltrepassando i limiti del decoro. Che impone la sua "parlata" e induce gli altri … che "zabrucu" non sono a fare di necessità, virtù.

Vale a dire lasciarlo parlare per poi fornirgli una risposta. "Zabrucu" è pure colui che non si cura nel proporsi: magari col vestito sporco, la barba incolta, i capelli scomposti, ineleganti appunto o che non si cura nell'aspetto e si propone così com'è senza un minimo di rispetto per il luogo o per le persone che si troverà vicino. Come (ad esempio) andare a una cena di lavoro senza un adeguato abito; partecipare a un "Gala" senza il cosiddetto "abito della festa" "ca'l sa usea ai me tempi" (che si usava allora) precisa Giusepèn. Mi garba sottolineare un aspetto della persona semplice, rispetto al "zabrucu".

In un convivio, la persona semplice è elegante nella sua semplicità. Si nota che si presenta ben curato in ogni aspetto, anche se indossa abiti umili ma puliti e stirati, mentre il "zabrucu" va al convivio così come è, cogli abiti spiegazzati e la camicia sporca.

Andiamo ora ad analizzare un tipo di "zabrucu" che collima con la persona "molesta", "cattiva" che presenza un'indifferenza diffamatoria. Dice Giusepèn che costui "l'e'n bel robu" che nel Dialetto Bustocco da strada non significa "sei un bel soggetto", ma tutt'altro. Il "bel robu" è diffamante, è un "cattivo soggetto", specificato nel "robu" cioè una "cosa" invece di una persona.

Chi molesta o millanta o accusa o si comporta male "l'e'n bel robu" e lo si dice con ironia. E' (più o meno) un poco di buono e non merita quel rispetto rigoroso dedicato alle persone per bene. Un "bel robu" è anche colui che ti vende qualcosa con raggiro, che specula su ciò che propone, che manifesta una non-verità e la fa passare come se fosse oro colato, che tradisce la fiducia in chi gliela offre in maniera spontanea.

Oltre a tutto ciò, è giusto aggiungere (e Giusepèn annuisce) che l'espressione è utilizzata anche per le situazioni semplici; specie quelle che si utilizzano per i mariuoli, i ragazzi vivaci, coloro che si "difendono" dalla stupidità degli altri. Il ragazzo che usa l'ingegno per non soggiacere a un credo fasullo degli adulti è un "bel robu" come a dire... mi volevi fregare? ecco, adesso ti dimostro che con me hai ciccato.

Mi volevi dare un gelato da 50 lire, mettendomi una "palettata" di gelato invece di due (in base proprio al prezzo)? te lo faccio notare …."la palettata di gelato costa 25 lire, ma io ti ho chiesto un gelato da 50 lire, quindi me ne devi mettere due palettate" - questo è un "bel robu" giusto, che denota intelligenza, coraggio, prontezza di "botta e risposta", quindi è un "bel robu" positivo, anche se bisognerebbe chiamarlo persona intelligente.

Giusepèn mi sollecita a evocare un esempio della mia fanciullezza. Non posso deluderlo.

Si riferisce a quando si andava al campo per la partita a pallone. Vedevo che alcuni amici facevano merenda con la "cremunesa" (una specie di dolce dalle dimensioni di una "crostatina" o quei "panettoncini mini" che ho visto in giro anche di questi tempi. Siccome io, di "cremunesa" non ne... avevo, proposi agli amici di andarle a comprare dal panettiere. Il prezzo della "cremunesa era di 15 lire - allora chiesi al panettiere di applicarmi un prezzo inferiore, se ne avessi acquistate una decina.

Così fu: quindi, provvedevo ad acquistare 10 "cremunese" a 15 lire l'una, pagando invece delle 150 lire, 125 lire e aggiunsi la frase + una cremunesa inclusa nel prezzo.

In tal modo, ogni pomeriggio (per tre volte la settimana, però), prima di andare a giocare, raggiungevo la panetteria, ritiravo le 11 "cremunese", lasciavo le 125 lire al panettiere, tenevo per me le altre 25 lire e mi mangiavo la "mia" cremunesa - subito Giusepèn a qualificarmi "se'n bel robu" ma lo diceva in maniera gioviale, come a dire "in una valle di ciechi, chi ha un occhio solo, ci vede" - "l'è ua dul Nocino, Giusepèn" (è ora del nocino". Maria ce lo serve coi soliti due bicchierini.

Gianluigi Marcora

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