Busto Arsizio - 15 novembre 2023, 13:29

La Pediatria, la generosità, il dono: a colloquio con la dottoressa Simonetta Cherubini

Alla guida della struttura complessa di Busto Arsizio dal 2009, la responsabile racconta il rapporto con il territorio, la complessità del reparto, l’accoglienza di pazienti e famiglie. «Alla mamma preoccupata per il figlio cerchiamo di far arrivare un messaggio: quello è il suo bambino, ma anche il nostro»

L'ultima donazione di Casa di Chiara, con Skorpion Club, alla Pediatria di Busto

L'ultima donazione di Casa di Chiara, con Skorpion Club, alla Pediatria di Busto

L’ultima donazione in ordine di tempo alla Pediatria di Busto Arsizio, un cardiomonitor e una carrozzina pediatrica da trasporto (VEDI QUI), porta le firme dell’associazione “Casa di Chiara” e dello Skorpion Club (vedi foto in apertura). L’esempio più recente di una generosità diffusa sul territorio e di un’attenzione che premia l’Unità Operativa Complessa guidata da Simonetta Cherubini (foto in fondo), direttore di Dipartimento Materno Infantile dell’Asst Valle Olona.  «Alcune realtà – spiega  - garantiscono, in varie forme, un supporto ricorrente: club privati e onlus (Lions, Rotary, Avuls, Casa di Chiara, Amici di Emy), società sportive come Pro Patria e Uyba (in passato Yamamay), l’Atletica San Marco, compagnie teatrali, il moto club SS33 Sempione. Ci sono eventi istituzionali come la Settimana dello Sport, possiamo contare su privati e aziende che si propongono promuovendo service o singoli progetti di donazione.  A tutti va la nostra riconoscenza, per l’attenzione dimostrata nei confronti dei minori ospedalizzati e per la generosità rivolta a questa Unità Operativa. Regalano un “di più” a supporto di un’assistenza migliore».

Un sostegno prezioso, tanto più nel particolarissimo contesto, culturale e perfino psicologico, in cui la Pediatria, da sempre, opera: l’accostamento tra “infanzia” e “patologia”, tra “bambino” e “ricovero” risulta innaturale nel pensiero comune. Stona. «In effetti – prosegue la responsabile – non è immediato il pensiero che il bambino possa ammalarsi. Eppure, anche senza evocare situazioni estreme, i bambini possono andare incontro a patologie intercorrenti acute talvolta impegnative e per le quali l’ospedalizzazione è irrinunciabile. Non si fa riferimento solamente alla patologia infettiva, ma anche ad altre situazioni cliniche a eziologia diversa e a patologie croniche».

L’attività assistenziale  di un reparto di Pediatria, come noto, riguarda la fascia di età compresa fra nascita e 18 anni, un periodo limitato ma, sottolinea la dottoressa Cherubini «… il più ricco in termini di cambiamenti evolutivi  fisici e fisiologici, caratterizzato da patologie peculiari e con caratteristiche di presentazione variabili. I primi 18 anni riguardano il neonato, che diventa lattante, bambino della prima e della seconda infanzia, poi preadolescente e adolescente. Non solo, da tempo si riserva particolare attenzione alla post- adolescenza. Ne consegue la necessità di conoscenze e competenze proprie del pediatra e del personale infermieristico dedicato al bambino e all’adolescenza».

Anche il reparto pediatrico è una struttura articolata. «Comprende un reparto di Neonatologia con un’attività di sala parto, una degenza pediatrica di 20 posti letto, un Pronto Soccorso attivo 24 ore su 24 con astanteria per osservazione clinica, un’attività ambulatoriale specialistica e un’attività ambulatoriale quotidiana diretta agli esterni (prelievi, medicazioni, somministrazioni di farmaci,…). Si lavora a 360 gradi, di giorno e di notte». Con una ennesima peculiarità: l’attenzione che occorre riservare non solo al minore, ma anche alle richieste e ai bisogni della sua famiglia.

Anche per questo il medico pediatra è generalmente dotato di una sorta di vocazione che coniuga amore verso il bambino/adolescente e disponibilità nei confronti dei familiari. «Ogni incontro è un’esperienza a sé – conferma la responsabile - e tendiamo a trasmettere il messaggio che il bambino è dei genitori, ma quando è in ospedale è anche “nostro”, per celebrare la devozione a una scelta professionale bellissima. Questo sentimento rinnova quotidianamente la motivazione che è alla base dell’accoglienza del minore ricoverato e che non si conclude con le cure mediche, ma si prolunga nel tempo».

Il reparto può contare su spazi ricreativi come la coloratissima  sala giochi e la scuola, dove ogni giorno vengono proposte attività ludico-didattiche differenti, con l’assistenza dei volontari del Ponte del Sorriso e della loro responsabile, oltre che di un’insegnante di esperienza.  «L’obiettivo è quello di ricreare  un ambiente il più possibile simile a quello domestico: in ospedale si ricevono le cure mediche, ma si gioca e si fanno i compiti, si legge, si confezionano lavoretti, si dipinge, si ascolta musica, si preparano le feste. Il bambino si distrae e, nel contempo, il caregiver viene alleggerito della tensione e dell’impegno che l’assistenza richiede. Per quanto possibile, desideriamo che l’esperienza del ricovero non segni negativamente la memoria dei bambini e delle loro famiglie».

Un obiettivo tanto più importante in periodi dell’anno come le festività natalizie, il Carnevale o la Pasqua. Si tratta di occasioni in cui il territorio è particolarmente presente e, sotto la veste di Babbo Natale o della Befana, fa visita ai bambini ricoverati, portando allegria e doni. «I ringraziamenti ai benefattori – ripete Simonetta Cherubini – non sono mai abbastanza. Mi piace chiamarli “Amici della Pediatria”. Chiedo loro di rimanere sempre vicino ai bambini perché, oltre a ciò che di materiale mettono a disposizione, coltivano l’ottimismo. Di loro c’è bisogno».

Stefano Tosi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU