Una regola non scritta che ha accompagnato la gente della mia generazione (ed anche quella precedente), così recitava: "chi lu misùa, lu dua" che, tradotto letteralmente, fa "chi lo misura, lo dura" Detto così, può apparire incomprensibile, quel detto. Quindi, vediamo di spiegarlo in termini coerenti e accessibili a tutti. Il soggetto che si deve "misurare" è la quantità da utilizzare e il "lu dua" è riferito alla durata della sua efficacia. Detto ancora più semplicemente: "non sprecare", ma pure, "usa" quanto ti necessita, ma non creare i presupposti del rifiuto. Quindi, pensa al risparmio. Non è che quanto possiedi oggi, possa essere a disposizione anche per il domani; quindi fa in modo di creare ricchezza, attraverso il risparmio.
Irrompe Giusepèn, nel ragionamento e fa subito una premessa: "in coeu, s'à buta via tropa roba. Ghe a bundianza …. e al vo a finì che a genti la godi non da chel ca ghe, …. tantu, un caichidogn al ga pensào par ul duman" (oggi, si spreca troppo. C'è l'abbondanza … e va a finire che la gente gode poco nell'immediato …. tanto ci sarà sempre qualcuno che penserà per il domani).
Giusepèn punta il dito sul RISPARMIO che una volta rappresentava la "cassaforte" che custodiva la ricchezza di una Nazione (nella fattispecie, l'Italia) e che, nel corso degli anni, questo RISPARMIO si è assottigliato sempre più, tanto da privilegiare il "tutto e subito" che intacca sia il "risparmio" sia la ricchezza di un Popolo. Niente predicozzi, ma Giusepèn tiene a dire "candu ghea menu, s'a gudea pissè da mo ca ghe tuscossi" (quando c'era poco, si apprezzava quel che si aveva, rispetto ad oggi che c'è tutto". E la "bundianza" (abbondanza) di cui sopra, sembra agire da boomerang che può intaccare il benessere che i nostri nonni e i nostri padri hanno faticosamente costruito.
Certi valori, non sono espressamente economici, ma creano la personalità della persona. A parte gli avari che risparmiano sino all'osso (dice Giusepèn - "i mangian non, par non cagò" - per dire che non mangiano per non defecare) …. il resto delle persone oculate, sa organizzare bene le Entrate e le Uscite della famiglia; in virtù delle quali, valorizza la ricchezza, la dignità e creano minori sprechi (che rappresentano, peraltro un costo sociale).
Si può ben dire che "chi non spreca", si abitua a valorizzare i beni a disposizione, senza far mancare il necessario, in casa e senza creare i presupposti di ingigantire i rifiuti.
Sulla scorta di quanto scritto, c'è l'esempio del "fregùi", vale a dire, le "briciole" …. sia quelle del pane, sia quelle che si producono mentre si consuma un pasto qualsiasi. Nonni e padri, erano abituati (e ci hanno abituato), quando si spezzava il pane per accompagnare la vivanda, di farlo sopra il piatto; in modo tale che "i fregùi" (le briciole), cadevano nel piatto e, ovviamente, si mangiavano insieme alla vivanda. Era così anche per i biscotti, ma pure quando si sbucciava la frutta. Tutto doveva avvenire sopra il piatto …. anche per il fatto che a …. sbucciare una mela o una pera, si stava attenti a produrre "pelle" sottile, per non farsi dire "ma te se guaiardu" (quanto sei sprecone), ben sapendo che la pelle della frutta, finiva in pasto ai conigli che sono ghiotti delle bucce e "anca lui i rinfrescàn ul bambuèn" (anch'essi ammorbidiscono il pancino).
La lezione di economia di Giusepèn si completa con un "s'a disi non da fò pati grandi e fioeu, ma un zichinèn da tema, al ga oei" (non si dice di far patire, adulti e bambini, ma un pochino di rispetto per quel che si fa, ci vuole).
Tutto in ciò è un motivo in più per valorizzare gli insegnamenti di una Società che ha compiuto sacrifici enormi, che ha valorizzato il Lavoro, che ci ha fornito Educazione e Benessere ed è giusto rendere merito ai nobili insegnamenti che devono far riflettere. Tutto ciò è raccontato nei due libri ("ul Giusepèn" e Giusepèn e Maria") che, per volontà della Provvidenza hanno ottenuto (e lo stanno ottenendo tuttora) un successo editoriale lusinghiero, con la speranza, per il Lettore, di cogliere dal "Dialetto Bustocco da strada" quei "consigli" da mettere in pratica, per il bene di tutti.