«Sarà una serata Destroy, che ci metterà a nudo, irriverente, che scuoterà le coscienze… Ma non vi dico di più». E da Emy Bossi, anima dell’associazione no-profit Mai Paura ODV, non vogliamo sapere altro per non togliere il gusto di scoprire cosa si sarà inventata questa volta.
Ci fermiamo quindi a quelle… comunicate ufficialmente. Domani, venerdì 20 ottobre 2023, si terrà a Somma Lombardo “God Save The Queen”, cena annuale controcorrente di raccolta fondi organizzata da Mai Paura che affronterà il tema “abbattere, distruggere, ricostruire”. Speciale la location, ovvero “La Cattedrale” di via Milano 59, un ex capannone industriale che l’imprenditore Paolo Rovelli ha trasformato in un perfetto scenario per grandi eventi, manifestazioni e mostre d’arte, uno spazio impreziosito da splendide vetrate colorate e dai maestosi murales di Andrea RAVO Mattoni. Speciali le esibizioni artistiche e musicali, dal dj-set di Alex Gastaldi al rock adrenalinico della Soldout Band fino alla danza delle ballerine Anna Mondini e Martina De Servi. Speciale il momento clou della serata, ovvero l’esibizione di un ospite misterioso e “diversamente diverso”, capace con la sua arte di racchiudere l’essenza dell’evento e che Mai Paura urla a gran voce in ogni occasione: «La diversità è un valore aggiunto».
Speciale, infine, il progetto che verrà lanciato dall’artista-pasticciere Fabio Longhin, sempre e da sempre vicino a Mai Paura (questa la sua sintesi del rapporto tra le parti: «La nostra collaborazione è amore che prosegue»), partner dell’evento avendo acceso la scintilla per il palinsesto di questa particolare serata di beneficenza.
Su questo progetto, forse un po’ contravvenendo alla regola espressa sopra di non voler sapere altro… abbiamo invece indagato. Scoprendo così che “Destroy” è un’opera d’arte vestita da torta, che verrà presentata (e mangiata, of course) durante la serata. Di più: le prime 100 creazioni sono in edizione limitata - ce ne sono ancora 99, la n.10 è… già andata! - e verranno vendute domani sera con il ricavato che si aggiungerà alle donazioni raccolte con la cena. Quello che possiamo fare è stuzzicare la vostra mente (anche attraverso i vostri occhi, nella galleria fotografica) facendovi raccontare il dolce direttamente da Fabio Longhin: «Per raccontare “Destroy” parto dalla visione, ovvero la distruzione, l’abbattimento dei preconcetti per poi ricostruire: proprio come ha detto Emy per la cena, che non sarà una classica cena ma un tornado di emozioni. La torta anzitutto è all’interno di una scatola che non ha nulla di una tradizionale box “dolciaria”, non ne ha la classifica forma. Le 100 box in edizione limitata sono poi ognuna diversa dall’altra perché le abbiamo graffitate una a una, altro aspetto non convenzionale».
Passiamo all’interno dove si sublima l’idea e scatta l’effetto “wow”: «Apri e c’è la torta, con la scritta “destroy”. Poi ci sono una (pesante) palla di metallo e un martelletto: questi sono gli strumenti con cui bisogna, appunto, distruggere la torta. No, non si taglia, hai capito bene: si distrugge. In pezzi. E poi c’è un cucchiaino, sul quale campeggia la scritta “preconcetto”: chi lo dice che la torta vada per forza mangiata con uno strumento? E infatti, una volta fatta a pezzi, si mangia tutti insieme, con le mani: Destroy è un dolce conviviale, atavico, primitivo, che vuole anche sfatare il mito dei dolci di super design, quelli che il commensale è in imbarazzo a mangiare e il creatore è in ansia per la sua distruzione. Questo, al contrario, si usa proprio così: si distrugge. E la ricostruzione è l’atto di condivisione».
Per gli appassionati del genere… “food porn”, eccone anche la descrizione in termini di ingredienti e preparazioni: «Abbiamo una camicia di cioccolato che racchiude un sablé pressato fatto con la farina del campo che abbiamo adottato (QUI puoi leggere questa “storia nella storia”, ndr), poi una ganache di cioccolato fondente e una mou di caffè Messico, una mono-origine degli amici della Torrefazione El Mundo di Marnate. Sotto, per chiudere, una frolla di contenimento sempre realizzata con la nostra farina».
La torta è, infine, un omaggio «alla “nostra” attivista Vivienne Westwood e alla Londra bruciata, che se non fosse stata distrutta non sarebbe ciò che è oggi. Ancora una volta, distruzione e ricostruzione con il concetto visionario dell’etica positiva. Proprio così Mai Paura vuole abbattere quelle barriere di pregiudizi e preconcetti sulle persone, nello specifico nel mondo della disabilità. Cosa posso dire di più? Questo: sono gasatissimo!».