Busto Arsizio - 08 ottobre 2023, 08:00

«FdI ancora il mio partito? Ci sto riflettendo. Pesa la politica estera della Meloni, non la mancata candidatura»

Tempo di tessere da rinnovare in vista dei congressi. Ma questo, per Francesco Lattuada, è l’ultimo dei problemi. Lo storico esponente della destra bustocca vive una fase complicata con Fratelli d’Italia. La causa non è – solo – quanto accaduto alle regionali, bensì le scelte relative alla guerra in Ucraina: «Sono convinto che molti degli elettori e degli iscritti la pensino come me, ma non possono esprimere il loro dissenso»

Le fibrillazioni dopo l’intervento in Consiglio comunale di Massimo Rogora hanno scosso e continuano a scuotere il circolo di Busto Arsizio di Fratelli d’Italia (leggi qui).
Ma quello che è seguito alle esternazioni in assise del consigliere approdato nei mesi scorsi dalla Lega al partito di Giorgia Meloni non è il primo caso che quest’anno ha portato ad accendere i riflettori sulla sezione di via Daniele Crespi.

A gennaio, la mancata candidatura alle elezioni regionali di un esponente storico della destra bustocca come Francesco Lattuada, “bocciata” dai piani alti del partito dopo che il circolo bustocco aveva puntato su di lui, ebbe un’eco che andò ben oltre i confini cittadini.

Da allora, il “Checco” ha limitato le dichiarazioni – giusto un pubblico apprezzamento a Gianni Alemanno poco gradito dai vertici provinciali – e praticamente azzerato le apparizioni pubbliche.
In un contesto di questo tipo, la curiosità induce a chiedersi se Lattuada abbia rinnovato la tessera del partito.

Detto, fatto. «La rinnoverò… Anzi, devo controllare, forse l’avevo già anche rinnovata», risponde. La tempistica non sarebbe un dettaglio, poiché siamo nell’anno dei congressi (provinciali e comunali) e ci sono, anzi c’erano, delle scadenze precise per poter partecipare a questa fase (leggi qui). Ma è chiaro il tema non rientra tra le sue priorità.

«Non è un argomento che mi appassiona quello delle tessere», conferma. D’accordo, ma a questo punto Francesco Lattuada considera Fratelli d’Italia ancora il suo partito? «Ci sto ancora riflettendo». Pausa.
«Quello che pesa molto, a parte ciò che è successo a me, è la politica estera di Giorgia Meloni, che non mi trova assolutamente d’accordo».

Non è quanto accaduto prima del voto regionale, dunque, ma sono le scelte relative alla guerra in Ucraina ad allontanare – per ora in maniera non irreversibile, poi chissà – Lattuada dal partito.
«A questo punto – insiste – non si tratta di essere eletto in Consiglio regionale, di avere un peso in Provincia o Regione come città di Busto, di piccole battaglie correntizie. Qua si parla di sangue. Io sono sempre stato totalmente contro le guerre, sono stato anche arrestato per una scritta sulla base Nato quando ci fu la guerra in Iraq».
E oggi Lattuada parla di una politica «totalmente supina» che «favorisce quello che ormai è un eccidio del popolo ucraino, a cui io peraltro tengo molto».

Non solo. L’ex consigliere comunale contesta anche il «divieto di dissenso all’interno del partito da quando è scoppiata la guerra. Questa cosa è inaccettabile, il partito non è una caserma. Se uno vuole avere delle posizioni diverse è giusto che le esprima. Io sono un uomo di destra ma sono comunque un uomo di libertà.
E sono convinto che molti degli elettori e degli iscritti di Fratelli d’Italia la pensino come me. A suo tempo emergerà che è stato un errore pesantissimo prendere questa posizione, che peraltro costa tantissimo all’Italia, per me molto di più di quello che si dice».

Insomma, nei pensieri di Lattuada non ci sono le vicende congressuali: «Il partito in provincia di Varese faccia le sue cose. Io sono un uomo di destra che c’è da sempre e ci sarà sempre. Vedremo a livello locale che cosa succederà». Fino a oggi, «ho scelto volutamente di non rompere i c… al partito per non sembrare la moglie tradita o il bambino capriccioso. Ho sempre tenuto un basso profilo, non ho innescato grandi polemiche, anzi. Anche perché è una vicenda molto più complessa di una mancata candidatura, e questo non sarebbe stato compreso».

Di certo, da parte sua, l’attenzione ai “movimenti” dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno continua a esserci. «Non posso non guardare con interesse verso di lui, per il semplice fatto che è stato il mio primo leader politico. L’ho conosciuto quando ero all’incirca diciottenne. Era un amico stretto di Giovanni Blini (il fondatore di Comunità Giovanile, ndr), venne al suo funerale e lanciò il “famigerato” presente al cimitero di Lonate Pozzolo.
C’è un rapporto che ci lega da trent’anni, l’ho sempre stimato per la sua intelligenza e lungimiranza politica. Ha sempre avuto una posizione anti-Nato e, ai tempi, anche anti-Urss; era per un’Europa più libera e indipendente. Ha anche creato un comitato che si chiama Fermare la guerra, e la cosa è assolutamente condivisibile». 

Riccardo Canetta