"Agustu, ul su' al vò in dul buscu" (Agosto, il sole va nel bosco). Frase antichissima che si usava (e si usa) per decifrare meglio ciò che avviene in questo mese. Che "il sole va nel bosco" fa capire come le giornate si accorciano. Viene sera prima dei mesi estivi. Sembra che la giornata sia più corta. Non per nulla (risparmio energetico a parte) si è pure introdotta l'ora legale.
Al sole "che va a dormire prima" ci si mette pure il "movimento di rotazione", quando il sole arriva prima al "giro" della Terra su se stessa e impiega maggiormente le ore della notte, rispetto a quelle diurne. Poi, ci si mette pure il "movimento di rivoluzione" quando "la Terra gira intorno al sole" e più si allontana, più le ore diventano piccole, mentre quando il sole si "avvicina" alla terra, arriva il freddo. Sembra un ossimoro, ma non lo è. Quindi, sole "lontano dalla terra", più raggi invadono l'orbita della Terra stessa; quindi, maggiore calore. Quando invece il sole è più vicino alla Terra, i raggi sono meno potenti e si stabilisce, dapprima l'autunno e successivamente, l'inverno.
Quel "su" (sole) che tramonta prima, non turba le ore. Finisce l'effetto "risparmio" e si riprende l'ora solare che è quella giusta per "individuare" meglio il giorno dalla notte e l'estate con l'autunno che sfocia nell'inverno.
C'è poi un aneddoto "gustoso" che si utilizzava quando di ferie non si parlava; di riposo, quasi, ma di indolenza, mai. C'era (e c'è) gente che in agosto ha nulla da fare. Ci si riposava, qualcuno andava al "circul" (circolo - bar- detto anche circulèn) e altri preferivano visitare la campagna con tutti i suoi agglomerati, cioè un insieme di nozioni apprese per caso o addirittura inventate che dettavano il "come" ci si doveva comportare per il raccolto.
Chiamavano dette persone i "paesàn dul mes d'agustu" (i contadini del mese di agosto) che si davano da fare non solo per riempire il tempo, ma pure per tentare esperimenti; la maggioranza dei quali, andavano a naufragare nel mare della logica.
Ne conosco (ne conoscevo - ormai non c'è più) uno di "paesàn dul mes d'agustu". Sveglia all'alba e buttava sementi a tutto spiano, fidandosi di quanto ha sentito dire e di come dovesse comportarsi. A nulla servivano gli "ammonimenti" quando chiedeva aiuto al vero "paesàn" (chiamo a testimoniare Giusepèn), suo amico che per tutto il mese lo "tormentava" sul fatto che non vedeva sviluppo, che le sementi erano malandate, che il raccolto promesso stentava a manifestarsi.
"t'à lu si ca te sbagliò i tempi. S'à podi non meti giù a sumenza al prim d'agustu e pretendi che i pomm da tera i nasan a fèn dul mesi" (te l'ho detto che hai sbagliato i tempi della semina. Non si può seminare al primo di agosto e pretendere che le patate nascano a fine mese). A nulla servivano i "consigli". Per le patate, oltre a tagliarle a metà in primavera e preparare il terreno ben arato durante la semina, avrebbero dovuto prima "marcire" sotto la zolla, poi creare il fiore che a sua volta creava il ceppo che era la pianta delle patate; quindi durante la primavera-estate, con la zappa, togliere le erbacce che nascevano a caso e fare in modo che la pianta delle patate (tuberi) potesse offrire frutti buoni di patate "profumate" degne di diventare "buoni" per ogni tipo di cucina.
Il "paesàn del mes d'agustu" imperterrito (ogni anno, annuisce Giusepèn) esegue le sue metodiche spiegazioni e, invece di essere deluso, amava dire che …. il terreno non è buono, le sementi sono scadenti, c'è stata siccità e cosucce varie, per giustificare il suo "malandato" sapere in fatto di coltura e di campagna.
Però, anche lui, il "paesàn" a fine agosto diceva…. "u pasò pulidu a me estaia" (ho trascorso bene la mia estate) e il suo "inesorabile" appuntamento era fissato per la prossima estate, rigorosamente in agosto.