Ieri... oggi, è già domani - 21 luglio 2023, 11:00

"sem dre balò... balèm" - Stiamo ballando... balliamo

Lo stupore di Giusepèn, questa volta, ci contagia sotto ogni aspetto. Ci riferiamo al "pezzo" sui versi degli animali...

"sem dre balò... balèm" - Stiamo ballando... balliamo

Lo stupore di Giusepèn, questa volta, ci contagia sotto ogni aspetto. Ci riferiamo al "pezzo" sui versi degli animali. Giusepèn (per taluni versi) li ha considerati "paulasci" (parole brutte), ma è ovvio che il "paulasci" è ironico. Non tutte quelle "parole" sono sotto dominio della parlata usuale e solo talvolta vengono utilizzate dai puristi o di chi … crede di saperne più degli altri.

"Nogn" (noi) "lu srcivàm…. poeu chi ga lengi i fagam teme chi voan" (noi lo scriviamo, poi chi legge faccia come desidera) "sem dre balò …balem" (stiamo ballando, balliamo) - eccoci dunque alle prese con i versi degli animali.

"ul can, al buia" (il cane abbaia) - "a voca la mongi" (la mucca muggisce) e Giusepèn ci tiene a precisare che anche il bufalo, muggisce - "ul leon ruggisce" - "a tigra bruisce" e Giusepèn spalanca gli occhi come ad ammettere "mai sentì" - "a ulpi" (la volpe, guaisce) stessa espressione di stupore da parte di Giusepèn - "u elefanti", barrisce - "ul cavòl" (il cavallo, nitrisce)" e Giusepèn sbotta in "chestu chi, l'è facil" questo è facile - "u asnen" (l'asino raglia) anche questo è facile per Giusepèn) e il "furetto?" e stavolta Giusepèn si lascia andare in un "ma sa podi?" (ma si può?) nel sentire dire che il furetto pot potta, scritto proprio così: pot potta - "ul cunili" (il coniglio, ziga) non scrivo il commento di Giusepèn , dopo una risata …. travolgente e un commento sardonico. Ziga per riga.

la "iena" ride - Giusepèn s'è lasciato andare in un commento salace che dice "l'è bruta mel cù" e ciò ho dovuto scriverlo per intero e si riferisce alla iena e non al ride - "ul ratu" (il topo, squittisce) Giusepèn balugina gli occhi ma non commenta - la capra bela (teme a bera, la pecora) -  il cervo bramisce, come l'orso - l'anitra crocchia e Giusepèn sbotta in un "cusa l'e ca la fò?" (cosa fa?) e commenta "un me anadòn al fo chi versi lì? l'e non un prufesui e da bon nimal bustocu al tasi" (la mia anatra gigante o il maschio dell'anatra (???) … io non conosco la traduzione di anadòn … .non emette quei versi - la marmotta, fischia "menu mal" dice sorridendo Giusepèn che commenta "la fo u arbitru dul furball?" (fa l'arbitro del calcio? e per dirla dal Bustocco all'Inglese furbal per foot-ball) - e siamo al "miscen", il micio che miagola e ogni altra illazione, Giusepèn, la tiene per sé.

A questo punto, il panorama del verso degli animali è completo - per "parare il colpo" (lo dico io stavolta a Giusepèn) e il coccodrillo, come fa? non c'è nessuno che lo sa - si dice mangi troppo, che spesso strilla, che beve camomilla e altri ammennicoli introdotti in canzone. Giusepèn invita Maria al "rito" del Nocino e tutti e tre ce la spassiamo con una fragorosa, ma sincera risata.

Vero che abbiamo scoperto come la gran parte degli animali, si esprime ma (dice Giusepèn) "t'e a meti ul Dialetu Bustocu da stràa" (vuoi mettere il Dialetto Bustocco da strada) "l'e ul pisè ca ghe e ca ghem" (è il meglio che esiste e che abbiamo) - per chi è volgare c'è un'altra traduzione, ma noi (vero Maria e Giusepèn?) non la scriviamo.

Gianluigi Marcora

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