Lo stupore di Giusepèn, questa volta, ci contagia sotto ogni aspetto. Ci riferiamo al "pezzo" sui versi degli animali. Giusepèn (per taluni versi) li ha considerati "paulasci" (parole brutte), ma è ovvio che il "paulasci" è ironico. Non tutte quelle "parole" sono sotto dominio della parlata usuale e solo talvolta vengono utilizzate dai puristi o di chi … crede di saperne più degli altri.
"Nogn" (noi) "lu srcivàm…. poeu chi ga lengi i fagam teme chi voan" (noi lo scriviamo, poi chi legge faccia come desidera) "sem dre balò …balem" (stiamo ballando, balliamo) - eccoci dunque alle prese con i versi degli animali.
"ul can, al buia" (il cane abbaia) - "a voca la mongi" (la mucca muggisce) e Giusepèn ci tiene a precisare che anche il bufalo, muggisce - "ul leon ruggisce" - "a tigra bruisce" e Giusepèn spalanca gli occhi come ad ammettere "mai sentì" - "a ulpi" (la volpe, guaisce) stessa espressione di stupore da parte di Giusepèn - "u elefanti", barrisce - "ul cavòl" (il cavallo, nitrisce)" e Giusepèn sbotta in "chestu chi, l'è facil" questo è facile - "u asnen" (l'asino raglia) anche questo è facile per Giusepèn) e il "furetto?" e stavolta Giusepèn si lascia andare in un "ma sa podi?" (ma si può?) nel sentire dire che il furetto pot potta, scritto proprio così: pot potta - "ul cunili" (il coniglio, ziga) non scrivo il commento di Giusepèn , dopo una risata …. travolgente e un commento sardonico. Ziga per riga.
la "iena" ride - Giusepèn s'è lasciato andare in un commento salace che dice "l'è bruta mel cù" e ciò ho dovuto scriverlo per intero e si riferisce alla iena e non al ride - "ul ratu" (il topo, squittisce) Giusepèn balugina gli occhi ma non commenta - la capra bela (teme a bera, la pecora) - il cervo bramisce, come l'orso - l'anitra crocchia e Giusepèn sbotta in un "cusa l'e ca la fò?" (cosa fa?) e commenta "un me anadòn al fo chi versi lì? l'e non un prufesui e da bon nimal bustocu al tasi" (la mia anatra gigante o il maschio dell'anatra (???) … io non conosco la traduzione di anadòn … .non emette quei versi - la marmotta, fischia "menu mal" dice sorridendo Giusepèn che commenta "la fo u arbitru dul furball?" (fa l'arbitro del calcio? e per dirla dal Bustocco all'Inglese furbal per foot-ball) - e siamo al "miscen", il micio che miagola e ogni altra illazione, Giusepèn, la tiene per sé.
A questo punto, il panorama del verso degli animali è completo - per "parare il colpo" (lo dico io stavolta a Giusepèn) e il coccodrillo, come fa? non c'è nessuno che lo sa - si dice mangi troppo, che spesso strilla, che beve camomilla e altri ammennicoli introdotti in canzone. Giusepèn invita Maria al "rito" del Nocino e tutti e tre ce la spassiamo con una fragorosa, ma sincera risata.
Vero che abbiamo scoperto come la gran parte degli animali, si esprime ma (dice Giusepèn) "t'e a meti ul Dialetu Bustocu da stràa" (vuoi mettere il Dialetto Bustocco da strada) "l'e ul pisè ca ghe e ca ghem" (è il meglio che esiste e che abbiamo) - per chi è volgare c'è un'altra traduzione, ma noi (vero Maria e Giusepèn?) non la scriviamo.