Calcio - 15 luglio 2023, 10:29

Lodetti, Digiovanni e l'amico Suarez: «Insegnava a essere persone normali prima che calciatori»

L'ex centrocampista milanista, amico di Luisito, e l'ex ala del Varese che lo conobbe nelle giovanili del Genoa ricordano "l'architetto" della Grande Inter: «Gli bastavano uno sguardo e un cenno per mettere tutti in riga. Le sue parole erano piene di grande saggezza e aprivano la mente»

Lodetti, Digiovanni e l'amico Suarez: «Insegnava a essere persone normali prima che calciatori»

Domenica scorsa la storia del calcio romantico ha dato l’addio a Luisito Suarez, detto Luis, stella nerazzurra della Grande Inter guidata dall’indimenticabile Mago Helenio Herrera. Suarez, "l’architetto", era il cervello ed il regista di quella squadra: grazie ai suoi lanci millimetrici per Mazzola, Jair, Peirò lo spettacolo era garantito. Fu Pallone d’oro, vinse due Coppe dei Campioni e due titoli intercontinentali con la maglia nerazzurra. Finito di giocare, Suarez allenò diverse società di serie A e nei settori giovanili. 

Con l’amico di lunga data Giovanni Lodetti, una vita da centrocampista nel Milan oltreché in Sampdoria, Foggia e Novara, opinionista televisivo ed autore assieme a Curzia Ferrari del suggestivo libro “Un cielo dipinto di rossonero" con la prefazione di Silvio Berlusconi, ricordiamo l'uomo Suarez.

«La nostra lunghissima amicizia iniziò quando nel 1970 entrambi ci trasferimmo alla Sampdoria - ci racconta Lodetti - Eravamo vicini di casa e legammo subito e si creò una magica alchimia anche con le nostre mogli e con i rispettivi figlioli. Luisito è sempre stato un signore, sia da calciatore che da allenatore. Era un vero esempio per i giovani. Quando parlava ai ragazzi predicava sempre di stare con i piedi per terra perché il calcio dà tanto ma toglie subito, e poi ritorni sempre una persona normale. Lui, che aveva giocato con la maglia del Barcellona e dell’Inter vincendo tanto, quando arrivò a Genova si mise a disposizione con umiltà, impegno e dedizione per la maglia blucerchiata».

Un esempio che anche oggi i giovani dovrebbero imitare? «Certo che sì -  prosegue Lodetti - il calcio è cambiato, l'insegnamento è la stesso. Passi da successi e osanna alle critiche, vieni magari lasciato da parte e dimenticato tornando una persona normale. Se non ci si mette bene in mente queste cose, si rischiano ripercussioni sul carattere e sul modo di vivere la nuova vita».

Suarez è stato anche allenatore nel settore giovanile del Genoa di Vincenzo Di Giovanni, ex calciatore che ha militato nel Varese dal 1979 al 1985 giocando 179 partite e segnando 21 reti, per poi passare alla Triestina dove terminò la sua carriera. "Digio" ricorda quando da giovane ragazzo siciliano tifoso dell’Inter fu chiamato nel settore giovanile del Genoa.

«Per me fu l’apoteosi incontrare Suarez ed essere allenato da lui, seppur per un breve periodo, in quanto fui poi convocato nella prima squadra - ricorda Di Giovanni - Fu un vero maestro con la sua proverbiale calma, sinceramente non l’ho mai visto arrabbiato, e posso dire che gestire noi ragazzi della primavera spesso non era facile perché eravamo un po' discoli. Ma bastava un suo sguardo, un piccolo cenno e ti mettevi in riga. I suoi discorsi erano pieni di grande saggezza e aprivano la mente. Ancora oggi li ricordo con piacere e posso dire che sono stati un insegnamento importante per la vita, anche quando ho smesso di giocare».

«Una grande persona - conclude Digiovanni - che si aggiunge lassù ai grandi campioni dello sport che ci hanno fatto sognare  e che ci hanno dato l’esempio».

Claudio Ferretti


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