Un inizio, e non solo per la festa patronale di Sant’Anna a Busto Arsizio: ieri sera, durante l’apertura, sono stati consegnati i diplomi a coloro che hanno partecipato ai corsi di italiano in parrocchia, organizzati dal Cpia Varese. Questo, per gli stranieri che vi hanno preso parte, è l’inizio di una nuova vita in Italia, l’inizio della permanenza in una città di cui, ora, capiscono la lingua.
E questa abilità - come ha sottolineato Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio - è una risorsa non solo per loro, ma soprattutto per la comunità, che sente la necessità di capire e farsi capire.
L’iniziativa della scuola è nata dal cuore, dagli occhi, dall’attenzione al quartiere di don Michele Gatti, parroco di Sant’Anna, che domenica celebrerà il suo 25esimo in parrocchia. «Ha avuto uno sguardo profondo - ha riconosciuto don David Maria Riboldi - è riuscito a leggere un bisogno reale che c’era nel territorio e a cercare anche le risorse professionali giuste per poterlo assolvere. Bisogna dire un grande grazie a don Michele e a chi, con lui, ha voluto dare inizio a questa avventura».
Un’avventura che ha tutto il sostegno dell’amministrazione comunale, come ha dimostrato il sindaco: «È bellissimo essere qui in queste occasioni, è bellissimo incontrarvi, è bellissimo vedere che sul nostro territorio ci sono tante persone che, solo perché hanno un grande cuore, fanno delle cose bellissime e utili per la città».
«Vorrei che a Busto nascessero tante di queste iniziative - ha continuato - perché sono tanti gli stranieri che, per fortuna, stanno venendo a Busto Arsizio. Io sono felicissimo. A voi dico “Benvenuti bustocchi!”».
Non “bustesi”, addirittura “bustocchi”. Così Emanuele Antonelli ha voluto chiamare i nuovi cittadini di Busto, a sottolineare l’importanza di una comunità unita e senza differenze.
Proprio per far sì che la società conoscesse i nuovi membri, promuovendo l’integrazione, è stata organizzata la consegna dei diplomi, come ha spigato don David: «Questa scuola c’è, ma non si vede. Allora questa sera volevo che non solo la scuola, ma anche le persone che vi hanno partecipato potessero essere visibili, sentirsi parte e protagonisti della vita della comunità».
Non solo della comunità: queste persone sono anche i protagonisti dell’inizio della loro nuova vita, con l’aiuto della scuola, che ha aperto loro diverse possibilità.
«Sono contento di poter essere presente per tutte quelle persone che si rivolgono al Cpia - ha affermato Alessandro Longheu, il presidente -. Per me e per i docenti è un onore dare l’opportunità a queste persone di una crescita personale, per qualcuno un riscatto, per altri anche una possibilità lavorativa. Quindi, questa non è solo una questione interiore, ma si traduce in una ricchezza per il territorio».
Anche l’amministrazione comunale ha sostenuto il progetto e - come ha annunciato Daniela Cerana, assessore all’Istruzione - a settembre partirà l’accoglienza dei bambini appena arrivati in Italia, in modo che possano avvicinarsi alla nostra lingua prima di iniziare la scuola.
Poi, il momento tanto atteso, la consegna dei diplomi, tra sorrisi soddisfatti e forti applausi. Uno dei “diplomati”, Julio Sergio Veliz, ha anche suonato e cantato una canzone scritta di suo pugno, dal titolo “L’Italia è il mio futuro”.
A seguire, un’altra performance artistica ha deliziato i presenti: quella di Beatrice Rossetti, con “Snodi”, che è riuscita a coinvolgere tutto il pubblico, facendo ballare anche le autorità presenti.
E per coronare la serata, un altro momento di grande convivialità: una cena condivisa, con cibi etnici.