Ieri... oggi, è già domani - 01 luglio 2023, 07:00

"i urcì... i usèi" - gli uccelli...

Col mese di luglio (periodo caldo per antonomasia) si parla di uccelli. Esempio classico: rondini e passeri...

"i urcì... i usèi" - gli uccelli...

Col mese di luglio (periodo caldo per antonomasia) si parla di uccelli. Esempio classico: rondini e passeri. A tal proposito, tiro in ballo un "Dialetto Bustocco" antico, per significare meglio la differenza di "quel" Dialetto, col Dialetto Bustocco da strada.

Ho preso a caso il libro di un maestro della Lingua Bustocca, Carlo Azimonti con le sue Panzaniche edito dalle Arti Grafiche Bustesi nel 1957 (sic) per rendergli omaggio e riconoscenza e per stabilire come il Dialetto Bustocco si evolve e come questo tipo di Dialetto si differenzia da quello da strada.

"I urcì" che sono gli uccelli che è diventato "i usèi", ma la differenza è tanta e la si vede. Ed ora alcuni passi del racconto, come sono stampati, con vicino la trasformazione di alcuni vocaboli che dicono la stessa cosa, ma che nel Dialetto Bustocco da strada, si differenziano.

"I fieu (fioeu) 'in tùtt'a 'na manèa" - (in tuci) sono tutti alla stessa maniera. "han vustu che in su a pianta in dul zardèn (giardèn) i urcì (usèi) in dre a mètt'insema  da fa (fò) una ('na) niàa e lui in già lì in cumbricula a studià da tia feua (foea) i urceliti (useliti) candu i (in) saàn nasùi.  M'han (m'àn) da fà i coenti cun mèn però" (dovranno fare i conti con me, però)

"Cià" (suvvia) "setèssi giù" (sedetevi) "tùcci atac'a mèn" (tuci pres'a me - vicino a me) "che va faò insegnà imprendi - insegnà - insegnare è puro italiano-  par che rasòn i urci i van tucài non e i vàn rispettài teme s'i fùssan cristian anca lui" (gli uccelli non vanno toccati, ma rispettati come se fossero anch'essi cristiani).

"incumenzèn" (cumencèm, incominciamo - quella zeta non è assolutamente Bustocca) "di ròndan" dalle rondini. "I ròndan in urcì ch'in preferii dàa Madòna e dul Signui. (il ch'in basta il "in"). "Sa gha fi trà"  (se fate attenzione) "àa matina apèna che i ròndan sa disèdan" (darsedan - si svegliano), "i saltan in su àa gronda" (la grondaia dove è collocato il nido) "dàa so niàa e vivit-vivit" (mai sentito, ma qui l'Autore interpreta il rumore che emana la rondine) "i sigùtan" (sugutan - continuano) pà' un cai minuto a fa chèl  vèrsu lì".

"Mèn a disu" (mi dico) ch'in  adrè (drè) a di i so uraziòn" (quel "adrè" rievoca un detto Bustocco che viene "masticato" per italiano; vale a dire "sun dre a fò" tradotto in "sono dietro a fare", ma il "sono dietro" vuol dire nulla; si è "dietro" a nessuno, ma significa "sto facendo". e se "pùdèssan sa mettèssan (meteria) anca in ginùgiòn" (se le rondini potessero, si metterebbero in ginocchio). "E i passàr (passeri) ch'in peu (peau - poi) i passàr dispresiusi (dispettosi) cha ta mangian tutt'i (tuci i - tutti) sumenzi (sementi) dul zardèn (giardèn - giardino) , àa sia cand (candu - quando) i fàn àa ciarlèa (la chiacchierata) in su àa pianta dul curnà prima da durmì, al par non cha sa tian lì in ròccul (cerchio) par di ul rusai  tutt'insema (tuci insema - insieme)? Lassèm andà, (non discutiamone) chesti chi (questi) in misteri che a vegnèm a cugnùssi (verremo a conoscere) cand (candu) saèm morti" (quando saremo morti).

Mi fermo qui dal novellare come si scriveva un tempo, il Dialetto Bustocco espresso da esimi signori (studiati) che avevano un'istruzione molto superiore dal resto della Popolazione che si esprimeva col Dialetto "da strada" è differente ed è evoluto. Ed è per questo motivo che talune espressioni del "ceto nobile" sono diverse da una parlata molto più "gergale" che utilizzava la gente che arrivava alla Terza Elementare sino alla Quinta; salvo casi particolari di gente che proseguiva gli studi sino ad arrivare alla laurea.

E ribadisco qui che il Dialetto "spurio", privo di genuinità, di autenticità, era espresso da coloro che "avevano studiato" e si glorificavano di inserire nella parlata volgare, autentica, di gente nata e cresciuta col Dialetto Bustocco "da strada", vocaboli italiani o di altri dialetti (milanese, comansco, varesotto) che hanno "imbrattato" l'autentico Dialetto Bustocco.

Dialetto espresso in "ul Giusepèn" e in "Giusepèn e Maria" che vantano entrambi una tiratura (e una vendita di copie codificate dai Documenti Fiscali) molto al di sopra dei libri sul Dialetto Bustocco" in circolazione. Scusate, l'annotazione NON è vanteria, ma io amo la "mia" Busto Arsizio, il "mio" Dialetto con cui sono cresciuto e difendo la mia parlata sin da quando succhiavo il latte da mamma e non temo confronti da chi, il Dialetto Bustocco l'ha appreso oltre i … trent'anni.

Gianluigi Marcora

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