Ieri... oggi, è già domani - 16 giugno 2023, 06:25

"danè fò danè - pioegi fò pioegi" - soldi fan soldi - pidocchi fan oidocchi

Giusepèn sembra abbacinato

"danè fò danè - pioegi fò pioegi" - soldi fan soldi - pidocchi fan oidocchi

Giusepèn sembra abbacinato. Quasi che la luce l'avesse accecato per la sua potenza. Poi tira fuori un vecchio detto che la dice lunga sulla "potenza" del suo significato: "danè fan danè - pioegi fan pioegi". La traduzione è quasi puerile, ma a ben vedere colpisce l'immaginazione e la realtà.

"I soldi fanno soldi - i pidocchi fanno pidocchi" - ed eccoci nella fattispecie della frase. La parola "danè" è tipicamente Celta. Nel "Dialetto Bustocco da strada" si dice "palanche" per indicare i soldi e la sua derivazione è espressamente Ligure, e non Celta, proprio dall'etimologia da dove i Bustocchi derivano.

In una Società tipicamente contadina con "i danè fan danè" si voleva offrire al Lavoro la potenza del risparmio. Coi soldi si costruiva la ricchezza e con la "moltiplicazione" dei soldi si giungeva al benessere, risparmio compreso. Chi si chiedeva "come mai i soldi aumentano di sostanza e di  valore?", si poteva rispondere che non sono i soldi che generano altri soldi, ma è il Lavoro ed è il risparmio che fanno aumentare il proprio benessere.

Quindi, senza essere avari, ci si condensava in più lavori, affinchè a fine mese si potesse contare su un reddito superiore, rispetto a chi faceva nulla o si accontentava del poco. Da qui, l'attività rurale o tipicamente del contadino, apriva sbocchi importanti al benessere personale e familiare. Come? la risposta è semplice: oltre ai lavori della "campagna" ci si poteva dedicare ad altri lavori, meno faticosi e sicuramente redditizi. C'era chi si faceva installare un telaio in casa, un tornio ed eseguiva dopo il lavoro nei campi, quello "più riposante" cioè, il lavoro col macchinario.

Non solo impegno della "forza manuale", ma lavoro specializzato compiuto con le apposite macchine. C'era poi l'attività riguardante la coltivazione del "baco da seta" che non era tipica del contadino, ma richiedeva appositi spazi per giungere al "bozzolo" che rappresentava l'esito finale.

Dire che si modificava l'attività operativa dei soggetti è quasi pleonastico. Non più unicamente Contadini, ma Contadini che all'occorrenza diventavano Operai. Si può aggiungere che taluni operai intraprendenti e con mezzi a disposizione, potevano compiere il salto di qualità e diventare "datori di lavoro" vale a dire, imprenditori.

Andiamo ora a discutere del "contraltare"; vale a dire, i pidocchi, piccoli insetti che si annidano dappertutto e che vivono alle spalle di ciò che intaccano. Ce ne sono di molteplici specie sia per quanto riguarda l'uomo sia per quanto riguarda gli animali. Il "pidocchio" è una specie di parassita che prospera senza far nulla a spese di chi ce l'ha.

E siamo proprio allo "scontro frontale" fra chi ama il Lavoro e lo fa fruttare per sé e per la Società e chi non ama il Lavoro, sfrutta chi lavora e se ne approfitta degli altri. Appunto, il parassita. Il detto di apertura vuole proprio significare col "danè fan danè" cioè operatività che crea benessere, col "pioegi" (pidocchi uguale a parassita) che crea nulla; anzi divora la buona volontà e crea disagio.

Giusepèn approva la spiegazione: "guaia a Busti a fas mantegnì - guai a Busti eghi voia non da lauà" (guai a Busto Arsizio farsi mantenere -  guai a Busto Arsizio a non avere voglia di lavorare). Meglio poi ricordare un altro vecchio detto, attinente a quanto specificato sopra. A Busto Arsizio dire "nativo e lavativo" vuol dire che chi è Bustocco è nato da due genitori e quattro nonni, nati a Busto Arsizio  e a definirsi esclusivamente LAVATIVO vuole dire non avere voglia di lavorare. Lavativo a un Bustocco è come dire BASTARDO a un Meridionale. E' un affronto alla vita. Tuttavia, dire a un Bustocco "nativo e lavativo" è un vanto da portare con onore, dovunque.

Già che ci siamo. Abbiamo accennato al "baco da seta" che per natura, divorava "ul muòn" e qui, i Lettori diranno: cos'è? - è il gelso. E quando qualcuno commetteva delle corbellerie, gli si diceva "i muòn i fan non u uga" (i gelsi non producono uva), proprio perché i "muòn" producevano grappoli simili all'uva, ma avevano nulla da spartire o da somigliare col gustoso frutto.

Gianluigi Marcora

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