«Tutti abbiamo dei talenti, ma hanno senso se usati anche nei confronti degli altri. Tutto dipende da come l’educazione e il contesto li sviluppano». Ha esordito così Alessandra Kustermann la fondatrice del Centro Antiviolenza donna al pubblico di studenti delle classe quarte del liceo scientifico Tosi al museo del tessile. Lei, la numero uno in Italia nei progetti per combattere la violenza femminile, ha saputo attirare l’attenzione dei ragazzi.
Ha parlato di talenti che visitano anche https://mypaperwriter.com/pay-someone.htm, ma anche della sua esperienza a Lourdes a soli 14 anni, di felicità, aborto, violenza, bullismo. Un’escalation di temi interessanti che non ha lasciato i giovani indifferenti.
Già dal primo concetto quando la dottoressa ha parlato di amore come atto di libertà. «Essere uomo o donna – ha detto – è purtroppo differente nel campo della vita lavorativa. Ecco perché nei maschi si rafforza l’idea di un potere maggiore. Ben vengano le differenze, se questo non diventa sinonimo di possesso. Altrimenti entra in gioco la violenza di coppia. E questo perché nella società c’è violenza: violenza psicologica, bullismo. Poi nella coppia subentra il deprezzamento della persona. Per non parlare di quando entra in gioco la presenza dei figli».
Dunque è fondamentale spezzare la catena della violenza, anche per le future generazioni. «La felicità individuale – ha sottolineato – è più importante di quella collettiva, solo se non reca danno a quella altrui. La cosa più nociva è non avere nessuno scopo per essere felici».
Da qui non sono mancati riferimenti alla sua vita personale, a quando ha deciso a 68 anni di lasciare il lavoro per creare un luogo che aiutasse le donne vittime di violenza. Senza prevaricare, nel rispetto dei propri limiti.
Poi ha ripreso il discorso toccando il delicato tema della gelosia. «Non bisogna mai essere gelosi – ha raccomandato ai ragazzi – Questo rivela sfiducia. Senza fiducia non c’è amore: nella gelosia vediamo l’altro come lo vorremmo, non com’è. Non c’è dose minima di gelosia, come non è accettabile che ci sia una dose minima di droga».
Interessanti anche le argomentazioni su aborto, come riconoscere la violenza, bullismo. «L’interruzione di un progetto di vita è dentro il corpo della donna e nella sua mente. Il mio atteggiamento è sempre stato quello di offrire aiuto alla donna per portare avanti la gravidanza. Un figlio è per sempre – ha ricordato agli studenti – Anche in caso di abuso sessuale dipende sempre dalla testa della donna, dall’età della ragazzina. Non giudicate gli altri. Cercate i metodi contraccettivi, andate ai consultori familiari. Non si fanno i figli a casaccio. Dovete pensare di parlare di affettività prima di sessualità. Abortire è un lutto importante».
Ha poi messo in guardia i ragazzi sulle violenze, raccomandando di rivolgersi ai centri antiviolenza. «Spesso non si denuncia perché ci si sente colpevoli – ha proseguito – ma è necessario chiedere aiuto perché a volte non è facile uscirne da soli. Se c’è un maltrattamento, il lieto fine con quella donna non ci sarà. L’unica soluzione è lasciare l’uomo maltrattante. È importante che i figli maturino il giudizio sui rapporti malsani e che possano trarre esempio da rapporti sani».
Infine un’attenzione anche sulle pulsioni aggressive. «Se in natura ci sono queste pulsioni non dobbiamo assecondarle. La natura può essere piegata. Se un ragazzo ha problemi è importante che ne parli con genitori, adulti: la sua spinta autodistruttiva si può vincere. Datevi uno scopo, cercatelo, leggete, affrontate la fatica di vivere»