Ieri... oggi, è già domani - 10 marzo 2023, 06:00

"a tepa" - il muschio

Per quanto concerne il Dialetto Bustocco da strada, "tepa" scandisce bene taluni significati.

"a tepa" - il muschio

C'è voluta una trasmissione in TV (l'Eredità del 28 febbraio 2023), per farmi ricordare la "tepa" che in italiano si riferisce al muschio. Il bravo Presentatore (Insinna) ha ricordato che il vocabolo "tepa" è tipicamente lombardo e che, da "tepa" si è arrivati al termine teppista. Il che è tutto dire.

Per quanto concerne il Dialetto Bustocco da strada, "tepa" scandisce bene taluni significati. Il primo, lo traduco con muschio che nel periodo natalizio coglie interesse in chiunque predisponga il Presepe. La "tepa" la si trovava nei pressi degli alberi e, addirittura, la "tepa" si "arrampicava" sui tronchi come fa (più o meno) l'edera e addirittura sulle rocce.

Serviva per abbellire il Presepe, per quell'insieme di piantine compatte che rendevano piatto e compatto sia il terreno sia per le statuine collocate nel meraviglioso prato.

Dalla "tepa" (teppa) si è passati facilmente al …. teppista, per chiarire bene la "natura" di quel "tipo" che non aveva valori morali da esprimere, ma offriva l'attenzione al raggiro e a peccaminose azioni del tutto fuorvianti. Tuttavia, non solo "teppista", ma pure mariuolo, che caratterizza un bimbo vivace che ne combina sempre "ùna pissè che Raeta" (una più di Raeta). Evidentemente, il "tepa-Raeta" non so chi fosse, ma combinarne grosse, più di lui, era davvero …  da colpevole.

Tante volte, mamma mi appioppava quel termine cattivo di "tepa", ma era per via delle mie stupide azioni, compiute senza troppo ragionare. Poi, alla fine dei conti, anche mamma si convinceva di avere in casa un …. mariuolo (vivace) ma non una "tepa".

Di conseguenza, ad ogni azione (mia) non troppo per la quale, seguiva un'altra azione (di mamma) che precedeva e concludeva il periodo delle accuse con un "a disu mò, là" che (più o meno) aveva il sapore del "ma insomma, quando maturi?", ma pure "stai forse provocandomi?" e "ti rendi conto che la mia pazienza è così oltrepassata che oltre a quanto ho tollerato, non c'è altro spazio?:"

Poi, con quel "a disu mò, là" mamma voleva anche dire "stai esagerando - stai dicendo corbellerie" e qui non si era nel teppista (significato ben più rimarchevole) dal semplice "tepa".

Chiamo in causa Giusepèn che a sua volta chiama Maria e subito apostrofa: "t'e ustu, Maria ma l'ea a giuentù din lua?" (hai visto Maria, com'era la gioventù di allora?) e Maria, perentoria, ribatte a papà "e ti, po’? a moma l'a disèa che se sempar stèi 'n galivèl e te podi non digli a chestu chi, tepa" (e tu, babbo? la mamma diceva che sei sempre stato un birichino e non puoi dire a Gianluigi che è una "tepa") - Giusepèn riflette (non troppo), medita un po', poi si apre con un sorrisetto simpatico e gioviale e catechizza Maria …."purta chi 'n Nocino, ca l'e ua" (servici un Nocino. E' ora).

Gianluigi Marcora

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