Nei giorni scorsi, l'addio a “Fino”, autentico cuore tigrotto. Tanti e da più parti i messaggi di affetto per l'amico Alberto Finolezzi, appassionato bianco-blu e compagno di tante avventure. Lo ricorda così Alberto Brambilla.
«Confesso che non lo incontravo da una decina di anni. Ho rivisto la sua fotografia e ho constatato che aveva 58 anni. Quasi dieci anni in meno di me. Ci si rende conto del tempo passato confrontandosi con gli altri.
Alberto è stato per molti anni un compagno di viaggio. Timido, ha trovato nella cerchia dei tifosi tigrotti una famiglia affettuosa, sia pure condita da una certa ruvidezza che non risparmiava nessuno, me compreso. In qualche modo ho seguito il suo diventare uomo, mantenendosi buono, gentile e disponibile.
Sempre meno insicuro delle sue osservazioni quando si trattava di discutere della Pro Patria (cioè della vita sub specie sportiva), interveniva senza più arrossire. Insomma, anno dopo anno si è ottimamente inserito nel gruppo, sempre pronto e disponibile. Anche la sua innata ingenuità si è scontrata con le crude leggi della esistenza e si è sciolta grazie soprattutto al lavoro svolto presso la farmacia Mazzucchelli.
Seguendo meno i biancoblu lo incontravo nei pressi di piazza Santa Maria e scambiavamo qualche battuta. Per me era una specie di fratello minore, un Garrone dalle mani grandi come la sua generosità. Sì fidava molto dei miei giudizi, e aveva la pazienza di sapere ascoltare, dote piuttosto rara. Il tempo e il lavoro spesso distante da Busto ci hanno allontanato e ora è inutile rimpiangere ciò che non è stato.
Nonostante tutto Alberto continua a essere presente fra noi, parte della famiglia allargata che abitava lo Speroni. Quella di Alberto è per molti versi una storia esemplare che ci costringe a guardare dentro di noi per capire chi ci vuole bene e cammina al nostro fianco.
Ciao Fino, ti sia lieve la terra».