Il tempo raddolcisce le sue spire.. Quel punto in cui ciascuno dei giri che una curva descrive intorno a un punto iniziale, allontanandosi sempre più da esso. Il cosiddetto "punto iniziale" è proprio il Dialetto Bustocco che, nel vortice degli eventi, mostra i suoi "giri", le sue evoluzioni che una "curva" lo descrive e lo riconduce al punto iniziale. Proprio da qui, dal "punto iniziale" si fonda e si produce il "Dialetto Bustocco "da strada". Che non ubbidisce "in toto" alla metrica o alla grammatica canoniche, ma assume le sfumature, tanto diverse da una parte all'altra della città. Non per niente, in tempi antichi, solo ad analizzare la fonetica del Dialetto Bustocco, si comprendeva la provenienza del Rione. Uno di San Giovanni parlava il Dialetto con sfumature differenti da uno di San Michele. Poi, via-via si è arrivati a comporre l'odierno mosaico riguardanti i nove rioni della città di Busto Arsizio.
Non a caso, con l'avvenuta "incorporazione" dei Comuni di Borsano e di Sacconago da parte di Busto Arsizio (voluta dal Duce in epoca Fascista -1927) si è verificato un "aggiornamento" della Lingua parlata di Busto Arsizio. A Sacconago di diceva "pedarsen", per indicare il prezzemolo, mentre a Busto-città, si diceva (e si dice) "erburen", sempre per indicare il prezzemolo. Anche Borsano ha seguito identica sorte.
La "variante" (volessimo essere pignoli) è l'esposizione dei vocaboli: più "chiusi" in città e molto più "aperti" in periferia. Tuttavia, gli avvenimenti ci hanno condotto ai giorni nostri, dove anche la fonetica si è uniformata, ma a Borsano e a Sacconago "tengono" troppo al "loro" Dialetto, sempre denso, mai uguale, prospettico, grandioso che si differenzia dal centro-città.
Giusepèn fa un'esclamazione che mi penetra nel cuore: "men ga ou ben a chi ga difendi a propria tera" (io voglio bene alle persone che difendono le proprie origini). E balza subito in mente un Grande di Sacconago che ha difeso e continua (nella memoria) a difendere la sua origine. Si tratta di Giovanni Sacconago …. e, come tutti i "grandi" è amato e odiato, a volte vilipeso, ma che ha difeso, da sempre la sua Sacconago. Sono fra quelli che hanno avuto a che fare con quest'uomo leggiadro e un bel po' "testardo" - l'ho apprezzato e lo apprezzo, dopo una …. precisazione.
Ero agli "albori" del Giornalismo e mi avevano incaricato di tenere una Conferenza proprio a Sacconago. Avevo fatto ricerche, da neofita della materia, in merito alla personalità della "gente che conta" a Sacconago. Esordii con un "ecco a voi, Giovanni Sacconago di Busto Arsizio" e nell'ampio salone ha echeggiato un certo …. rumore. Lui, Giovanni si avvicinò al microfono; mi guardò con uno sguardo tagliente, bonario e beffardo, poi disse, in Dialetto "uì figatèl, men son Giuàn Sinagu da Sinagu" poi mi abbracciò. Compresi allora la natura della sua "forza". Mi mostrò la Carta di Identità con scritto Giovanni Sacconago, nato nel Comune di Sacconago. Fu per me una "lezione di vita". E un giorno molto lontano da allora (giugno 2008) nella Chiesa Vecchia di Sacconago, mi assegnò, Giovanni Sacconago, a nome della Famiglia Sinaghina, il "Tarlisino d'oro" con menzione al merito su carta filogranata, che conservo gelosamente fra i mie "cimeli".
Disse al favoloso pubblico presente: "il Tarlinino d'oro è giunto alla Terza Edizione: le prime due a Cittadini Benemeriti di Sacconago e il terzo (questo - e lo mostrò al pubblico) al "Fuestu" (forestiero) "da Busti" e riuscii a stento a contenere le lacrime. Giovanni Sacconago da Sinagu mi impartì una lezione di "amor patrio" che tengo gelosamente nel cuore! - Giusepèn sorride affascinato.