«Avevo una giovane amica siriana che mi faceva i falafel...». Questa frase viene deposta con pudore sui social da una donna che in questi anni ha avuto la gioia di conoscere Shoua, scomparsa con le figlie e altri familiari nel terribile terremoto che ha colpito la Turchia. LEGGI QUI
Una tragedia che non è lontana, non lo può essere: lo gridano non solo i numeri delle vittime, bensì l'immensità del dolore che ci scuote fin qui, le scene che ci arrivano sugli schermi dei televisori e dei telefoni e ci tolgono il fiato, le immagini che ci divorano dentro.
Lo sussurra anche questo ricordo. L'amica di Shoua a Busto Arsizio - dove la donna viveva da moltissimi anni - chiede di non essere nominata, perché ci sia solo lei al centro: quella giovane donna di origine siriana, che si è dedicata alla famiglia, ha allevato i figli e ha saputo tessere rapporti di amicizia anche così. Quando le sue bambine andavano a pranzo dall'amica bustocca, le portavano «i suoi falafel, i migliori del mondo».
Con tutte le cose che ci sono da fare, quando ci si deve prendere cura di una famiglia, a maggior ragione numerosa, non tralasciava di compiere quel gesto. Di cucinare con cura e di donare poi quel piatto, pegno della sua terra, delle sue origini.
I falafel di Shoua erano i più buoni di un mondo che è immenso e ricco di culture e tradizioni, eppure diventa minuscolo quando si stringe nel dolore. Perché siamo tutti connessi, e non solo dagli smartphone e dai social. Perché la vita ci bussa dentro, con le sue piccole gioie e con i suoi grandi drammi.
Shoua non c'è più, ma la sua gentilezza resta scolpita nella memoria di coloro che hanno potuto gustare la sua amicizia. Di cui i falafel preparati con amore sono un simbolo indistruttibile.