Definisce lungo e lineare, Giuseppe De Bernardi Martignoni, il suo percorso tra le fila della destra, mentre ci si avvicina sempre più alle elezioni regionali di febbraio. «La passione per la politica è nata negli anni Settanta, quando ho aderito, pur senza iscrivermi, al Fronte della Gioventù, a Busto. Ero un ragazzino. Ho ripreso a interessarmi attivamente negli anni Novanta: breve passaggio nel Movimento Sociale Italiano, poi An. Ero favorevole alla “svolta di Fiuggi”: all’ultimo congresso provinciale per mandare i nostri delegati a quello nazionale votai nella direzione del cambiamento».
Negli anni Novanta l’impegno torna e si fa intenso: a metà della decade De Bernardi Martignoni è presidente del circolo gallaratese di Alleanza Nazionale, poi si candida al Consiglio provinciale, allora ovviamente eletto con sistema tradizionale, non “di secondo livello”. Approda a Villa Recalcati, in minoranza. È il primo e unico “aennino”: «La cosa mi rendeva orgoglioso ma è anche stato un lavoraccio. Essendo da solo dovevo cercare di seguire tutte le Commissioni».
Torna a Varese, questa volta da vincitore, con le elezioni del 2002 e viene nominato assessore alla Sicurezza. Sarà in Giunta anche successivamente, con delega allo Sport, poi ad Attività produttive, commercio e innovazione. «In quegli anni – ricorda – ho promosso tante iniziative legate all’abuso di alcol e al consumo di stupefacenti, soprattutto sulle strade, e ho contribuito a costituire la polizia nautica, il nucleo che in estate garantiva migliore sicurezza sui laghi. Fra le soddisfazioni maggiori, quelle legate ai Mondiali di ciclismo, al canottaggio, all’avere addirittura portato sul territorio manifestazioni di livello nazionale e internazionale di Football americano. E ancora, tanta pallavolo, gare mondiali di scherma, una tappa del mondiale di ciclismo femminile. Naturalmente il calcio: memorabile uno spareggio, sfortunato, del Varese con la Samp per arrivare in Serie A. Seguivo con attenzione sport che ingiustamente si definiscono “minori”. E le discipline paralimpiche. In generale, si cercava di sostenere lo sport per valorizzare il territorio e muovere l’indotto, con le ricadute economiche del caso».
Senza dimenticare la “sua” Gallarate: «Sono in Consiglio comunale, senza interruzioni, dal 2006. Sono stato in maggioranza e all’opposizione. All’ultimo “giro” ho ottenuto oltre 300 preferenze. Oggi, da presidente del Consiglio, posso dire che il mio nome non è mai stato calato dall’alto».
Sguardo, metaforicamente parlando, rivolto alle imminenti elezioni regionali, dove le chance per i candidati di Fdi non sono poche. «Ci aspettiamo – ammette De Bernardi Martignoni - di crescere nettamente».
Temete una diffidenza verso i vostri eletti simile a quella affrontata, in altro contesto, dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni? «Sì, da una parte dell’opinione pubblica e da certa stampa. Ma Fdi ha vinto le politiche democraticamente, è il voto a smentire certe critiche, certi dubbi. Ai tempi, l’Msi fu creato nel rispetto della democrazia e della Costituzione, An ha ribadito concetti forti, per esempio su totalitarismi e discriminazioni. E, dopo il Popolo della Libertà, Fratelli d’Italia (io fui invitato da Ignazio La Russa) ha portato avanti questa storia. Io guardo avanti, a una destra conservatrice, anche sociale, ma che dà risposte. Questo ci distingue da altri partiti. E la nostra è una leader che ci invidiano. L’ho conosciuta da parlamentare, è una persona con grande caratura e umanità».
E il distacco dalla politica? Fdi vola, ma in un contesto di disaffezione allarmante. «Ai cittadini dico che devono credere nella politica, a partire dalle elezioni comunali e regionali, alle quali si partecipa con particolare coinvolgimento, con le preferenze. Bisognerebbe riportarle, le preferenze, anche alle politiche. Io sono, non da ora, per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. L’antidoto sta nel favorire la partecipazione, il rapporto, il controllo».