«La verità è che a Busto è sempre mancata una vera politica del personale. E la carenza di dipendenti è da imputare alle scelte prese negli ultimi trent’anni».
Fausto Sartorato, sindacalista di Adl, replica così all’assessore alle Politiche istituzionali Mario Cislaghi, che nell’ultimo giorno del 2022 aveva fatto il punto sulla situazione dei dipendenti di Palazzo Gilardoni (leggi qui).
Notoriamente pochi (ora sono meno di 400) e pagati meno rispetto ai colleghi dei Comuni limitrofi. Ed ecco che il personale tende a spostarsi dove può ottenere condizioni di lavoro più favorevoli.
«Il “compagno” Cislaghi, che a fine anni Novanta era un sindacalista della Cgil, sa benissimo come funziona la macchia comunale – afferma Sartorato –. Il quadro attuale si deve a quanto deciso nel tempo dalle varie giunte. Dal passaggio della nettezza urbana ad Agesp all’esternalizzazione di alcuni servizi».
Il referente di Adl evidenzia come l’assessore in conferenza stampa abbia citato il caso delle “posizioni organizzative” che a Busto ricevono un’indennità annuale inferiore rispetto a quella prevista in Comuni più piccoli: «Nulla contro queste figure, ma magari io mi sarei concentrato soprattutto su chi, da un livello inferiore, fa girare la macchina comunale. E parlo di dipendenti che guadagnano sui 1.200 euro al mese».
L’esponente di giunta ha anche osservato come sulle decisioni odierne pesi ancora il caso della Corte dei Conti, che portò dirigenti e dipendenti a restituire somme anche importanti.
«Ogni volta in cui si parla dei problemi del personale, si fa riferimento a questa spada di Damocle – dice Sartorato –. A prescindere dal fatto che noi, come sindacato, ci siamo sempre detti contrari a firmare qualsiasi accordo, sull’esempio di altri Comuni, ma ormai questo è un caso del passato. Troppo comodo chiamare sempre in causa questa vicenda e dire che si sta ancora cercando di capire come sbloccare il fondo produttività. E da tempo chiediamo anche di intervenire sul fondo incentivante bloccato dal 2016-2017».
Massimiliano Gobbi contesta anche l’ipotesi di cercare di frenare la “migrazione” del personale inserendo il divieto di spostamento per un certo periodo verso altri Comuni: «Non so se sia possibile, ma di certo è il modo sbagliato di affrontare il problema. Se i dipendenti se ne vanno, vuol dire che altrove si lavora meglio. Si cerchi allora di intervenire in questo senso».
«Se invece manca il personale, si chiudano i servizi. E il sindaco ne spieghi le ragioni», conclude Sartorato.