Ieri... oggi, è già domani - 24 dicembre 2022, 06:00

"candu l'è Natòl?" - quanto è Natale?

La domanda la fa Giusepèn dopo una riflessione posata e attenta.

"candu l'è Natòl?"   - quanto è Natale?

Quando si manifesta il Natale? La domanda la fa Giusepèn dopo una riflessione posata e attenta. Dice Giusepèn che la domanda è riflessiva e che la pone a se stesso. Poi, Giusepèn "scrocu" (furbo) come in realtà è, si offre una risposta che condivido appieno. Natale è attesa dell'evento. Di quanto il cuore prospetta riguardante la realtà del momento.

Abituati ad andare di fretta, spesso e volentieri ci "dimentichiamo" delle cose importanti. Offriamo un "peso" marginale a quanto accade, poi tutto si evolve, tutto passa e tutto diventa abitudine.

Mi viene in soccorso Alessandro Manzoni col suo "ah quante volte al tacito morir d'un giorno inerte, chinai i rai furtivi e le braccia a me conserte" forse ho sbagliato in qualche parola, ma Manzoni vuole dire che le "braccia conserte" si riferiscono a quanto è avvenuto e a come lo si è sottovalutato e vissuto. E' una specie di rassegnazione. Che avrebbe voluto agire diversamente. Che "ormai" (è una parola che odio, puzza di resa e arrendersi è segno di estrema debolezza che va oltre la necessità) è impossibile riparare. Il passato non è correggibile. Fa solo Esperienza.

Poi c'è Giacomo Leopardi col suo "sabato del villaggio" che catechizza l'importanza della gioia.

Che si identifica nell'attesa, nella speranza di quanto deve avvenire. Poi, la realtà delude, la gioia passa in fretta e, quel che resta è abitudine, dolore, e sogno per il prossimo evento.

Manzoni chiosa un "è triste dire io fui", mentre Leopardi si prospetta sempre un futuro migliore.

Luigi Tenco poi scrive una canzone che fa "un giorno dopo un altro, la vita se ne va - domani sarà un giorno, uguale a ieri" e ciò supera il pessimismo dei due illustri Autori. Artisticamente ho amato Tenco per avere "inventato" la parola "cantautore" che ha dato il via ad un nuovo modo di "far musica", ma gli contesto il fatto del suo pessimismo esasperato. La vita è bella. Che è giusto sognare un domani migliore. Che la gioia va conquistata, coi propositi e con la volontà di raggiungerla. Poi quel "io fui" segna il fatto e dentro quel "io fui" vuol dire che i fatti che si sono succeduti, contengono prove, gioie e dolori.

Giusepèn mi richiama al Natale - tutto ciò che ogni Persona sogna fa parte delle aspirazioni e dei propositi: lo stare insieme, il condividere, il gioire nel vedere gli altri gioire, l'atmosfera, i doni, il dialogare dentro casa, ma pure con pensiero attaccato al cuore, fa del Natale la gioiosità completa. Si condensano nella Festa, i sogni, la realtà, i virtuosismi del cuore che diventano palesi in sorrisi, buone parole, pacatezze e gioia di condividere quel che c'è e quanto si assapora.

Natale è vigilia con le sue aspettative - è il giorno stesso della Festa - è riflessione dentro la Festa che continua pure l'indomani, vale a dire, Santo Stefano. Il sentimento, in quei tre giorni ha il sopravvento su tutte le altre emozioni. Anche un violino "strizza" il cuore, un pianoforte richiama dolcezza e potenza, una cornamusa trasmette serenità. Il Natale dell'Anima si concretizza in tre momenti decisivi per tutto l'anno, sino al Natale che verrà. Ciascuno dovrà "fare il pieno" di ogni emozione per assaporare concretamente la vita e Giusepèn annuisce e col suo sguardo tenero fa cenno al cin-cin …..col Nocino!

 

Gianluigi Marcora

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