«Pare, ma non ci sono ancora informazioni definitive, che l’incendio sia stato provocato da una sigaretta caduta su degli indumenti, o sul letto della vittima. Nella camera c’erano bombole d’ossigeno, probabile che abbiano avuto un ruolo nella propagazione rapida delle fiamme». L’assessore alla Sicurezza di Gallarate, Francesca Caruso, è prudente nel riferire le informazioni in suo possesso sul rogo che è costato la vita a Graziella Alovisi, 78 anni, residente al civico 33 di via Leonardo Da Vinci. Ma la dinamica di quanto accaduto, anche se il condizionale resta al momento obbligatorio, sembra delinearsi.
Il giorno dopo l’incendio, si stentano a trovare i segni di quanto successo nella serata del 2 dicembre. Pochi materiali anneriti nel prato antistante l’appartamento al primo piano andato a fuoco, lembi di telo termico sul marciapiedi. Non si incrociano molti testimoni, sulla via non ci sono bar o esercizi commerciali. Fra gli inquilini che si incrociano sul viale non c’è voglia di parlare, anche contattati al citofono si limitano a informazioni telegrafiche: rientro nelle rispettive abitazioni intorno all’ora di cena, sollievo per il fatto di stare bene e per l’assenza di danni significativi, dispiacere per la signora defunta.
La vicina di casa che ha dato l’allarme, quasi coetanea della vittima, pur chiedendo di non pubblicare il suo nome, è più loquace. «Ero sul pianerottolo e ho sentito odore di fumo. L’ho anche visto uscire dalla porta dell’appartamento. Non era chiusa a chiave, la porta, l’ho aperta e ho visto che la casa era invasa. Mi sono subito messa al telefono per chiamare i condomini di cui ho il numero».
«In questo condominio – prosegue la ricostruzione – ci sono inquilini “storici” ma si registra anche un certo viavai. In ogni caso, le persone sono in buoni rapporti, qualche contatto fra loro ce l’hanno. Quindi il passaparola è stato molto rapido. Come l’intervento dei soccorsi: sono arrivati in un attimo. Dalla strada abbiamo potuto constatare anche la loro capacità di coordinamento». Poi il pensiero, commosso, torna alla vicina: «Aveva seri problemi di salute. Ma era stata anche una persona briosa. Aveva fatto l’infermiera, ha abitato qui per decenni, da quando, mi ha detto, si era sposata».