Politica - 02 novembre 2022, 23:28

FOTO E VIDEO Il Pd e le elezioni regionali: «Impresa possibile». Astuti: «Non c’è tempo da perdere»

Nel giorno delle dimissioni di Letizia Moratti, il consigliere regionale “porta” a Varese Pier Francesco Maran, Fabio Pizzul e Stefania Bonaldi. Discontinuità, coalizione ampia, primarie sono alcuni punti fermi. Ad ascoltare e intervenire ci sono tanti amministratori e non solo. Il sindaco Galimberti: «Le condizioni per vincere ci sono, non sbagliamo un gol a porta vuota»

FOTO E VIDEO Il Pd e le elezioni regionali: «Impresa possibile». Astuti: «Non c’è tempo da perdere»

Discontinuità. Con la gestione della Lombardia degli ultimi trent’anni ma anche con le scelte compiute dal centrosinistra per le elezioni politiche dello scorso 25 settembre.
È uno dei messaggi centrali della serata promossa a Varese da alcuni esponenti del Partito Democratico, tra cui il consigliere regionale Samuele Astuti. “Cominciamo da capo”, il titolo dell’incontro organizzato in vista delle elezioni lombarde del prossimo anno.

«Non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo avere il coraggio di costruire una coalizione larga», ha esortato Astuti. Al suo fianco, nel giorno delle dimissioni di Letizia Moratti che incideranno sulla campagna elettorale di fatto già iniziata, l’assessore alla casa del Comune di Milano Pier Francesco Maran, il capogruppo in consiglio regionale Fabio Pizzul, l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi. Nella sala VareseVive tanti sindaci, amministratori, segretari di circolo, militanti del territorio ma anche esponenti del terzo settore e del mondo civico. 

«Dopo quello che è successo il 25 settembre – ha esordito Astuti – dobbiamo ripartire con forza e determinazione. Sul palco ci sono persone che stanno lavorando per arrivare alla costruzione di una coalizione ampia, coesa e alternativa a “questi” centrodestra». Il riferimento è ovviamente allo strappo di Letizia Moratti. «A partire da settimana prossima – ha anticipato il consigliere regionale – inizierà una serie di iniziative sui territori, per poi costruire una sintesi insieme, che vada oltre il Partito Democratico».

Maran, che ha iniziato a fare il consigliere comunale quando Moratti era sindaco di Milano, si è detto «profondamente deluso da quanto successo il 25 settembre». «Non per la sconfitta – ha precisato – ma perché ci siamo presentati alle elezioni sapendo che avremmo perso. La sensazione è che ci stavamo approcciando alle regionali con lo stesso spirito, senza fare abbastanza per costruire una coalizione larga. Proviamo invece ad andare in giro, non a partire dalle segreterie dei partiti».
Coalizione larga e primarie gli strumenti individuati per contrastare il centrodestra. Costruendo l’alternativa «non dalle divisioni romane, ma dai comuni, dove spesso riusciamo a vincere. Lo sappiamo a Milano e lo sapete a Varese. È possibile fare questa piccola, grande impresa lombarda: vincere le elezioni dopo trent’anni».

Ma, ha puntualizzato Bonaldi, «servono segnali di discontinuità». «Basta immobilismo, tatticismo, candidati decisi a Roma per la Lombardia. I nostri territori – ha insistito l’ex sindaca di Crema – sono in grado di essere protagonisti e di dare protagonismo ai cittadini. In tante realtà in Lombardia il centrosinistra vince. E i nostri candidati presidenti, per me, sono sempre stati migliori di quelli del centrodestra, ma abbiamo subito dei rovesci. Questo è perché siamo percepiti come lontani dalla vita delle persone. Dobbiamo tornare a stare in mezzo alla gente, sentire e farci sentire. La politica progressista non si fa in Dad, ma in presenza. Con un percorso inclusivo e primarie il più possibile aperte».

Pizzul ha invece assicurato che il percorso intrapreso insieme ad alcuni compagni di viaggio del Pd «non è contro, ma è “per”. Stiamo cercando di dire che siamo per la partecipazione, per una Lombardia con uno sguardo più ampio, per un progetto che voglia includere».
Il capogruppo dem al Pirellone ha elencato le “dimensioni” da cui ripartire: «Serve una visione “alta” che in questi anni non c’è stata. E alto deve essere il livello della sfida, perché alte sono le attese dei lombardi in una regione che è stata umiliata in questi anni. Ma dobbiamo anche avere il coraggio di ripartire dal “basso”, con sguardo e dialogo “larghi” con tutte le componenti che hanno voglia di camminare verso un cambiamento. “Lungo”, invece, devono essere il pensiero e l’abbraccio con le persone che non ce la fanno, che sono sempre di più».

Sanità, trasporti, qualità dell’aria i tasti dolenti elencati dagli esponenti pd, prima di lasciare spazio a una serie di interventi.
A partire dal quello del sindaco di Varese Davide Galimberti: «C’è un contesto molto più ampio rispetto al centrosinistra tradizionale che vuole un’alternativa a questa gestione della Lombardia». Per il primo cittadino «questa volta le elezioni regionali le possiamo perdere solo noi replicando quello che è accaduto a Roma il 25 settembre. C’è stata una presunzione di tutti i partiti del centrosinistra, che hanno avuto una grandissima responsabilità nel consegnare il Paese a questa destra. E abbiamo visto i primi risultati. Serve un’alleanza competitiva e credibile, poi eventualmente le primarie. Ma le condizioni per vincere ci sono: non sbagliamo un gol a porta vuota».

Quindi le riflessioni di Alice Bernardoni, vicesegretaria provinciale del Pd, Giuseppe Adamoli, consigliere regionale in quattro legislature (che ha insistito sulla necessità delle primarie), Anna Zambon, esponente dei Giovani Democratici e capogruppo in Consiglio comunale a Gallarate (applausi scroscianti quando ha detto che «non vogliamo Moratti come nostra candidata»), Gianluca Coghetto, neo-sindaco di Besozzo, lo storico esponente dem Daniele Marantelli, il segretario della Cisl del Laghi Daniele Magon, Ilaria Rodari del tavolo di lavoro per il clima di Luino,  Ivano Ventimiglia della Cgil, Noemi Cauzzo, candidata alle ultime politiche,
Valentina Verga consigliera provinciale e comunale a Busto, che ha portato il caso dell’ospedale unico Busto-Gallarate.

«Non abbiamo tempo da perdere – la riflessione finale di Astuti – Dobbiamo avere il coraggio di costruire una coalizione larga e di ascoltare. E poi serve chiarezza: se le proposte non sono chiare a noi, diventa difficile convincere gli altri a votarci».

Riccardo Canetta

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