Ma è proprio vero che i bustocchi sappiano solo “lauà” e far “danè”? LEGGI QUI Certamente sono due peculiarità dei nativi di Busto Arsizio, ma c’è tanto altro.
Tanti segreti che si scoprono nel libretto a firma di Augusto Spada e pubblicato dalla Famiglia Bustocca. C’è una storia che affonda le radici negli antichissimi celti, i fondatori del nucleo originario del villaggio di Busto, nei liguri che hanno lasciato traccia nella lingua e nel senso del denaro e nei longobardi che hanno portato il culto di San Giovanni e San Michele, il campanilismo, che hanno insegnato a lavorare il ferro e tanto altro.
C’è una città che vanta chicche d’arte, a partire da Santa Maria, la chiesa adorata da Augusto Spada che secondo lui rappresentava la città, quella che gli offriva l’ispirazione per le sue meraviglie artistiche, scientifiche e tecnologiche, tanto che «durante un rilievo – si legge nella prefazione a firma della moglie Fara – era riemerso dall’intercapedine della cupola con lacrime di commozione. Nel contatto diretto con la bellezza di quella struttura aveva considerato la grandiosità dell’opera in rapporto alle condizioni di vita del tempo e aveva percepito, impressa nella materia, la grande fede dei Bustocchi di 500 anni fa che, indubbiamente facendo grandi sacrifici, avevano voluto la casa della loro Madonna e contribuito alla sua costruzione».
C’è una popolazione laboriosa, con una forte fede, ci sono artisti, imprenditori e pionieri che hanno portato i loro preziosi tessuti oltre Oceano, nel Sud America e il Mediterraneo, nel Nord Africa. Dunque in un libretto agile che la Famiglia bustocca ha deciso di distribuire gratis ai cittadini (a partire dal 7 novembre in sede), si ricostruisce la storia della città dai celti, su su fino ad arrivare ai giorni nostri. «L’autore descrive i bustocchi come uomini restii a stabilire contatti – spiega il regiù della Famiglia Bustocca Mariella Cozzi Toia - con un dialetto dal lessico ricchissimo, ma un po’ duro nella parlata, di un popolo dedito all’artigianato che, nel tempo, ha saputo lasciare testimonianze architettoniche di rilevante bellezza».
Poi tra le pagine sfilano anche i nomi di poeti, pittori, architetti e industriali, figli illustri di Busto Arsizio. Una panoramica che fa comprendere un solo aspetto: l’amore di Augusto Spada per la sua città. «Individua una serie di personaggi chiave che sono l’anima bustocca – ha detto nella presentazione del libretto il presidente dell’Università cittadina per la cultura popolare Carlo Magni - come, per esempio, Biagio Bellotti e Stefano Bonsignore, un grande Camaleonte che negli anni turbolenti della rivoluzione francese da vescovo divenne sostenitore di Napoleone. Da ultimo ringrazia gli studiosi che hanno voluto approfondire le figure e il carattere dei bustocchi segnalando che la città non è solo “Lauà e danè” ma ci sono anche altre cose». Come la Biblioteca capitolare che raccoglie codici e corali miniati di grande valore e che fu un polo di diffusione della cultura in Lombardia dal ‘500 in poi.
Tutti aspetti significativi che l’architetto aveva scritto sul computer e aveva inviato alla Famiglia Bustocca. Così il viceregiù Giovanni Diani non ha esitato a leggere. «Il contenuto di questo libretto lo abbiamo ricevuto on line come amici dell’architetto – racconta - l’ho ritenuto interessante e quindi ho proposto di stamparlo, in modo da omaggiare la gente di questo importante libretto che ricostruisce la storia della città. Lo abbiamo fatto in riconoscenza dell’architetto che alla Famiglia Bustocca ha sempre dato un notevole contributo culturale, tra l’altro con articoli interessanti che abbiamo regolarmente pubblicato sugli Almanacchi annuali».



