Nel programma “Un giorno in pretura”, che va in onda su Rai3 in seconda serata, ieri è stato trasmesso il processo a suor Mariangela Farè, accusata di violenza sessuale, abusi e stalking nei confronti di Eva Sacconago che si è tragicamente tolta la vita nel giugno 2011. La suora era stata processata e condannata, nel tribunale di Busto Arsizio, a 3 anni e 6 mesi. Condanna che poi era stata confermata anche in cassazione.
«Figlia unica, una ragazza molto attiva e religiosa. Frequentava con impegno l’oratorio della parrocchia di Sant’Edoardo» così la presenta Roberta Petrelluzzi, conduttrice del programma. Ed è proprio in oratorio che Eva conoscerà suor Mariangela Farè, a soli 15 anni. Questa la ricostruzione della trasmissione.
Suor Mariangela era stata mandata a Sant’Edoardo come responsabile del Centro Oratoriale “Primavera” nel settembre del 1998. La mamma di Eva raccontò in aula: «Mia figlia diceva che aveva portato una ventata di felicità: cantava, suonava la chitarra e si travestiva con le maschere».
Ma poi un giorno, Eva fece più tardi del solito e la mamma decise di andarle incontro, non trovandola sulla strada, decise di entrare in oratorio, trovando lì la ragazza e la suora. Da qui, qualche sospetto e il consiglio di qualcuno di spiare il suo “diario”.
«Questo diario – spiega la conduttrice – era composto da una serie di scritti di suor Mariangela indirizzati ad Eva», leggendolo i genitori scoprono che il contenuto non era appropriato al ruolo che ricopriva la suora. Prima, nelle lettere, la chiamava Eva, poi aveva iniziata a chiamarla, come detto in tribunale da mamma Giovanna: «in modo in appropriato come “Amore” o “Figlia mia”».
I genitori, che avevano provato a confrontarsi con la suora con scarsi risultati, si rivolsero al parroco dell’epoca, don Giovanni Mariano, al quale mostrarono tutti questi scritti. Il prete voleva denunciare suor Mariangela, ma i genitori non volevano che Eva dovesse partecipare a un’udienza in tribunale. Il parroco però, chiese alla madre superiora delle “Figlie di Maria Ausiliatrice” di spostare la suora.
I genitori tirarono un sospiro di sollievo pensando che sarebbe finito tutto, ma così non fu: Eva continuò a sentirla.
Poi gli anni passarono, Eva si rese conto che il rapporto che aveva con suor Mariangela non era giusto e qui iniziarono le violenze. Cambiò il parroco, arrivò don Alessandro Bonura con il quale si confidò, la aiutò, per quanto gli fosse possibile, e con il quale si creò «un legame fraterno» come detto da lui in tribunale. Questa amicizia fece scattare in suor Mariangela un’ossessione per Eva: insulti, botte e violenze sessuali.
Eva iniziò a soffrire di attacchi di panico e spesso accorrevano le amiche o don Alessandro.
La ragazza era arrivata al limite e il 21 giugno 2011 si tolse la vita nella sua abitazione. A insospettirsi la mamma, che chiamò la vicina, non vedendo arrivare la figlia, e le chiese di controllare.
Già la sera prima si era comportata in modo strano come avevano raccontato don Alessandro e un’amica. Una delle ultime cose che ha detto Eva a chi la conosceva è stata: «Suon Mariangela mi ha distrutto la vita», ma non si sarebbero aspettati un gesto simile.
Suor Mariangela è stata processata e ritenuta colpevole, nel tribunale di Busto Arsizio. 3 anni e 6 mesi di reclusione, questa la sentenza che è stata confermata in Cassazione nel 2019. Il 4 settembre 2021 la suora è uscita dal carcere, proprio nel giorno del compleanno di Eva.