Un allenatore definisce un giocatore avversario “negretto”. E la squadra del “negretto” lascia il campo. Il tecnico incriminato chiede scusa. Lo fa pubblicamente e manifesta la volontà di procedere anche a tu per tu. Sa di avere sbagliato. Quanto successo nella partita tra Gallarate e Cas Sacconago, si parla di giovanili, racconta qualcosa. Probabilmente non c‘era reale volontà di offesa verso la persona, non c’era razzismo. Ma qualcosa è scappato, è partito uno sconfinamento, una scivolata. Insopportabile.
Paola Egonu (lei, superatleta, una che rappresenta egregiamente l’Italia) ci è incappata di recente e ha accusato il colpo. Dopo l’episodio avvenuto tra Gallarate e Cas Sacconago ci si ricorda che certe dinamiche, dalle squadre nazionali, arrivano vicino casa, sono pervasive, non risparmiano nessuno.
Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, un passato da arbitro: «Nel calcio succede di tutto. Ho pure preso uno schiaffo. Lì, in mezzo al campo». Come mai la scelta di arbitrare? «La svolta è stato il fallo di Mark Iuliano su Ronaldo, se lo ricordano in tanti. Per me è stata una motivazione. Ho pensato che ci fosse un torto». E sull’episodio che ha coinvolto la squadra di Gallarate? «È grave. Va tenuto in considerazione. L’arbitro, mi dicono, ha sentito. È anche una questione che ha a che fare con l’età. L’adulto deve essere educatore, non può fare certe uscite. Quando arbitravo ne sentivo di tutti i colori. Anche dalle mamme, una cosa impressionante».
Si andrà oltre, in qualche modo, correndo dietro a un pallone. Sul campo, tra erba e pedate, si è uguali. Come altrove.