Una partita tra calciatori di 16 anni su cui a un certo punto si abbatte una parola. «Negretto, così è stato chiamato un nostro giocatore dall'allenatore avversario» dice Fabio Bulegato, dirigente del settore giovanile Cas.
Di fronte all'insulto nei confronti del compagno, di origini marocchine, tutta la squadra 2006 di Busto Arsizio ha deciso così di lasciare il campo di Gallarate, dove i padroni di casa stavano conducendo per 3-1.
«Abbiamo sentito che il loro allenatore diceva all'arbitro di guardare quel "negretto" perché tirava la maglia - prosegue Bulegato - Così abbiamo deciso di uscire, non era il caso di proseguire. I ragazzi del Gallarate non hanno niente a che vedere con quanto accaduto. Ci squalificheranno, ma non era il caso di proseguire. Noi abbiamo diversi ragazzi di origine straniera. Non è accettabile quello che è successo. Poi l'arbitro ha espulso l'allenatore e ammonito il nostro giocatore perché si è arrabbiato e c'è stata tensione».
Ora si vedranno il referto dell'arbitro sulla ricostruzione dell'accaduto ed eventuali decisioni della Federazione. Il Cas ribadisce quanto sentito e di aver deciso di mandare soprattutto però un segnale, un messaggio: «Non importa solo la partita. Ci si deve rendere conto di quello che non può e non deve succedere. Ecco perché chiediamo le scuse per questo gesto».
Il presidente del Cas Lelio Gallazzi ribadisce: «Mi aspetto una ferma condanna da parte del presidente e della società».
Ma cosa dicono a Gallarate? Il presidente Jezim El Mazi risponde: «Non abbiamo niente da dire. Vedremo cosa dirà la Federazione».