Un improvvido Lettore mi offre l'estro di accostare il mio Giusepèn con (nientepopodimeno) col famoso Commissario di Polizia, Salvo Montalbano tratto dai libri di Andrea Camilleri, editi dalla "Sellerio". L'imprevidente, l'incauto, Lettore non sogna, non pensa al futuro. Nemmeno si immagina come il mondo si evolve e quanto bisogno c'è, nel mondo, di analizzare il passato per ipotizzare un futuro migliore sotto tutti gli aspetti della vita.
Chiaro che lo scritto del Lettore, lo tengo stretto nel mio archivio. Non vorrei si pensasse a una sorta di "pensata" per giustificare quanto vado a scrivere. Dice (il non previdente Lettore) in merito ai mio libro dal titolo "ul Giusepèn" (due Edizioni al riguardo) "ti accontenti di una storia antica e di un personaggio vecchio, senza pensare a un romanzo d'amore pubblicato su scala Nazionale".
Potrei rispondere in tante maniere all'incauto Lettore, ma mi limito a piccole considerazioni, parti integranti della mia personalità. Quindi scrivo prima di Montalbano, nato dalla penna di Camilleri che ha fatto la fortuna dello stesso Autore, della Sellerio, della Rai e di tutti i lavoratori impegnati nel mettere insieme i vari episodi televisivi che, non solo hanno avuto repliche su Rai 1, ma addirittura, la Rai stessa ha venduto i vari diritti d'immagine alle TV di mezzo mondo.
In fondo, Montalbano si riferisce a un'epoca dove il Commissario di Polizia era quasi "ruspante", nel senso pratico che (come Montalbano) aveva un rapporto diretto, ma pure confidenziale coi "suoi uomini" e partecipava ai raid d'azione che imponevano rischi a non finire. Montalbano era ed è dentro la scena quotidiana del vivere civile, ma rappresenta pure l'ordine civile di un'esistenza fatta con sacrifici che salvaguardano pure l'etica morale e il valore dell'appartenenza.
C'è inoltre un valore aggiunto per Salvo Montalbano. E' la valorizzazione del Localismo. Tutti i fatti raccontanti da Camilleri, si sono svolti a Montelusa (nome di città inventata) e ogni situazione ha sempre uno sbocco teso a valorizzare quello spicchio di terra di Sicilia.
Due parole sul Giusepèn. L'accostamento di Giusepèn a Montalbano è semplice e convincente. Il mio Personaggio (oltre a essere reale) rende pubblica una realtà vissuta della gente di Busto Arsizio. E lo fa con azioni, modi di dire e pure con documenti storici che presentano al mondo l'attualità di Busto Arsizio; una città con tante peculiarità. Ne cito qualcuna: Prima città non-Provincia fra le prime cinque città della Lombardia - Residenti a Busto Arsizio oltre 84.000 ben superiore ai circa 79.000 di Varese che è Capoluogo di Provincia - fra 126 Comuni della Provincia di Varese, Busto e il Medio Olona (totale 9 Comuni) producono l'85% del Pil provinciale - Aeroporto di Busto Arsizio, creato dai Bustocchi è poi diventato l'hub Malpensa - mi fermo qui, ma chiaramente Busto Arsizio ha ben altre peculiarità da esibire che all'occorrenza citerò.
Per arrivare a noi: la Sellerio ha fortemente creduto al Localismo, attraverso Montalbano - perché mai non dovrebbe credere una Casa Editrice Lombarda sull'effettiva valorizzazione di questa terra, attraverso "ul Giusepèn"? - Vedi, incauto Lettore: Giusepèn pensa al futuro. E' un idealista, un sognatore, un personaggio antico che fa tutto nella modernità, ma non dimentica la sua storia, quella delle sue origini e la valorizzazione della vita proiettata nel futuro. Te l'immagini un "serial televisivo" intitolato "ul Giusepèn?". Per i Bustocchi sarebbe l'apoteosi.