Gli occhi di Giusepèn sprizzano scintille come i fuochi d'artificio. Sono contento di trovarti "in gamba" (come ha già detto lui appena ci siamo abbracciati) e lo è pure lui nel vedermi abbronzato. In verità m'ha detto "te se negar pisse d'un negar" e ci abbiamo riso sopra con autentica gioia per il nuovo incontro. Anche Maria si fa incontro e ribadisce il "negar pisse d'un negar", ed è questione di pelle. Lo dico sottovoce. Non sono "uno" che sta spaparanzato al sole, magari per ore e "arrostire" sotto i suoi raggi implacabili, ma l'abbronzatura che ho, deriva dal tempo in cui sto in acqua e dalle passeggiate ora sulla spiaggia, ora nei dintorni, magari a torso nudo per via della temperatura che ha sfiorato in taluni giorni 40° sino a 42° in qualche circostanza.
Attacca subito, Giusepèn col suo lessico Bustocco "da strada" che mi piace tanto. Lui ricorda le sue vicissitudini; io gli racconto le mie, con quel "gusto Bustocco" inimitabile dai "fuastè" (forestieri) che vengono a sapere di questa parlata rustica e genuina …. tal è il Dialetto Bustocco.
"men sun biancu mel laci" (io sono bianco come il latte) dice Giusepèn, ma aggiunge pure "l'è quasi cagioa, teme a furmagela" (è quasi cagliata come la formaggella) e aggiunge poi che proprio questo formaggio era uno dei piatti preferiti della cucina Bustocca. "Ghea ul latè cal purtea in giru i furmagel un minutu dopo preparoi e al saea dua purtò ul so lauà" (c'era il lattaio che consegnava ai clienti abitudinari, la formaggella, un minuto dopo averla preparata) e le persone sapevano che "ul Carlucciu" (il Carluccio - il lattaio) lavorava bene e soprattutto non utilizzava i conservanti.
La delicatezza della formaggella imponeva tempestività tra la preparazione e il consumo, per non far diventare acido il prestigioso prodotto. Maria si sbizzarrisce nel raccontare le "sue" ricette e a ogni puntualizzazione, Giusepèn ci mette del suo, arricchendo la spiegazione. "Furmagela cunt'i tumatas o furmagella cunt'un'insalatina tenera, ul liciughèn" (formaggella con i pomodori o formaggella con un'insalatina tenera, il lattughino). Attenzione alla pronuncia. Il "tenera" in italiano lo si pronuncia come si scrive; in Dialetto Bustocco, la prima "e" aperta, come dire "a teera" (terra).
Giusepèn è loquace e allegro ed è un piacere vederlo "arzillo come un grillo" - parla ancora della Festa riguardante i nostri compleanni (stesso giorno per lui e per me - 26 giugno) con vent'anni di differenza: lui 1926 e io 1946 - "a fem cambiu?" (facciamo cambio?) dice ridendo come un bimbo, ma la mia "smorfia" gli fa capire che non è possibile. Allora rispondo con una battuta: "Giusepèn, dami a rizeta par vessi in furma teme ti a 96 an" (Giuseppino dammi la ricetta per essere in forma come te a 96 anni) e lui risponde pronto: "lauà cun pasiòn, mangiò pulidu e regular e …..na cai viciua" (lavorare con passione, mangiare bene e regolare e … qualche "viciua") e qui ne parleremo dopo della "viciua" perché contiene tanti significati. "Boia d'un om" (quel "boia" è riferito a qualche cosa di speciale, anche un uomo speciale e non certo al …. signore della ghigliottina).