Ieri... oggi, è già domani - 12 luglio 2022, 06:00

"I raspusci" - I rimasugli

Raccolto andato alla grande, senza la siccità di quanto è avvenuto nelle campagne. Qui "a furor di popolo"

"I raspusci" - I rimasugli

Troppo bella, per poterla dimenticare. Si sta parlando allegramente, in cortile, col Giusepèn e uno degli argomenti è il "suo" libro: appunto "ul Giusepèn" Seconda Edizione. Siccome si sta parlando dei "rimasugli" (ciò che rimane) di una colazione, di una lavorazione, di un raccolto che si doveva completare, arriviamo senza troppo "soffrire" a "quel che resta" delle copie tuttora in giacenza in Libreria Boragno (via Milano 4 Busto Arsizio) del libro "ul Giusepèn".

Raccolto andato alla grande, senza la siccità di quanto è avvenuto nelle campagne. Qui "a furor di popolo", peraltro senza l'ausilio di Assessorato alla Cultura del Comune di Busto Arsizio o Biblioteca comunale che ci hanno dimenticato nelle iniziative, "ul Giusepen" - Seconda Edizione è andato (e va) alla grande. Parlano le cifre delle copie vendute, amici Lettori e, indiscutibilmente, al primo posto per numero di copie vendute, c'è "ul Giusepèn".

Che ribadisce "ghe dumò i raspusci" (ci sono solo i rimasugli) cioè, le poche copie a disposizione, per chi vuole apprendere il Dialetto Bustocco da strada, come l'ho definito su consiglio del Giusepèn. Non ci sono più i "falchi" che avevano prospettato il flop del libro - nemmeno le "cornacchie" che buttavano dentro le parole più recondite, del tipo "le copie del libro le ha comprate tutte lui") - e non i "corvi" che gracchiavano sull'uso della sintassi del Dialetto Bustocco - senza far di conto che il Dialetto, si apprende e lo si impara e non lo si studia.

Modestamente (me lo fa rilevare Giusepèn) "t'e se nassù, Bustoccu, t'e parlei Bustoccu, t'e parli Bustoccu e t'e 'mparò ul Talian a scoea, e in cà, dumà Bustoccu" (sei nato Bustocco, parlavi Bustocco, parli Bustocco e hai imparato l'Italiano a scuola e in casa, solo Bustocco).

Sacrosanta verità. Tanto più che quando la mia mamma si presentava a scuola, dalla signorina maestra Maria Pia Vandoni e le chiedeva "sciua maestra mal vo'l me fieu?" (signorina Maestra, come va mio figlio?" si sentiva rispondere "vede signora Pierina, il suo Gianluigi, non parla l'italiano, ma si esprime attraverso il Dialetto tradotto". Oltre a essere orgogliosa, la mia Pierina a "portare a casa" (la ma dì, sciua Pierina, a mèn sciua Pierina - mi ha detto signora Pierina, a me, signora Pierina) comprendeva che io dovevo, accipuffa, dovevo pensare prima in Bustocco e "tradurre" poi nella Lingua Italiana. Sacrificio notevole, allora "ga gnea foa da chi vacài" (uscivano dalla mia bocca degli sproloqui) che a parlarne c'è da sbellicarsi dalle risa.

Giusepèn è affascinato dal "suo" ul Giusepèn e spera vivamente che, col termine della attuale Stagione Estiva, si "cali il sipario" sulla Seconda Edizione del libro.  Quindi "fè'sveltu a tià su i raspusci" (fate presto a portare a casa le ultime copie del libro rimast). Così, tra "corvi, cornacchie e falchi" e soprattutto gli invidiosi, il piatto è servito. Sia detto senza acrimonia, ma solo per verità!

Gianluigi Marcora

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