Ieri... oggi, è già domani - 06 luglio 2022, 06:00

"a culundròga" e "ul rassù"... l'aquilone e l'arcobaleno

La "cua dul dragu" è proprio il modernissimo (per quei tempi) aquilone

"a culundròga" e "ul rassù"... l'aquilone e l'arcobaleno

L'estate che fa le bizze, sta diventando una "costante". Giusepèn ha già enunciato il famoso detto "tempu e cù al fa m'al voi lu" di cui ho già svelato il significato e aggiunge "ciapamala ma la egn" che fa "prendiamola come viene". La vita, ovviamente. Oggi però, si parla di "culundroga" che, a ben vedere, significa "coda del drago", ma nessuno mai identificherebbe tale "coda" col più romantico aquilone. La "cua dul dragu" è proprio il modernissimo (per quei tempi) aquilone.

Ci si potrebbe sbizzarrire, solo a pensare la foggia e lo stile di tale "aviogetto" alla portata di ogni bambino. Nella fantasia spicciola, l'aquilone rappresentava proprio l'aereo che nel dialetto veniva chiamato "sguatascio" che somiglia troppo da vicino a qualcosa che vola senza armonia.

L'aquilone "culundroga" era costruito con materiale semplice: carta velina colorata con due archetti di legno compensato. Si metteva sul tavolo, il foglio di carta velina, poi si prendeva il pezzo di legno morbido e si univano i due capi, facendo attenzione di formare un archetto senza ovviamente romperlo. L'altro pezzo di legno era collocato al centro dell'archetto e serviva per costituire l'impianto che sosteneva il foglio di carta velina. Poi si "ricamavano" a fantasia, i corollari sulle ali, sulla coda e si formavano degli anelli. La fantasia voleva formava il nostro Tricolore (verde bianco rosso) e nessun'altra composizione oppure colori secondo la bisogna.

Ogni aquilone, un capolavoro, ma non è finita. Si legava nell'archetto un filo conduttore che serviva a non far volar via l'aquilone, ma a tenerlo in contatto con la manina di un bimbo che lo manovrava dal basso, mentre, col nasino in su, vedeva il suo aquilone, perlustrare le vie del cielo, sino a possedere l'infinito. Quanta gioia nel cuore. A volte, una folata di vento, sconquassava lo stupore …. due fili a incrociarsi, due aquiloni a soccombere …. la delusione, il gioco di fantasia che meritava un altro epilogo.

C'erano pure (e meno male) i "fiori" che si spargevano nel cielo. A volte ne ricordo dodici di "fiori" a forma di aquilone che vagheggiavano lenti e sobri nell'immensità. Colori sobri, "fiori" variopinti come nell'aiuola dell'amore, ciascun bimbo sa collocare. Non c'era bisogno di irrorare il terreno. Quel cielo azzurro, quel tepore di gioventù, quella cascata di emozioni …. rappresentavano la vita, l'infanzia, la maturità di ogni individuo.

A volte, incombeva un temporale. Che ci fa un temporale nel cielo terso e docile, dentro la bramosia dei giochi dei bambini? Ci sta …. ci sta …..ogni bambino sapeva, senza paura che …. dopo un temporale, arriva l'arcobaleno (ul rassù) -raggi del sole- e quel caleidoscopio di colori, rappresentava la speranza e il futuro e la voglia matta di confrontarsi sempre con un sorriso, nella elegante sfilata degli aquiloni. Il vociare dei bimbi, coi genitori appresso era lo spettacolo della condivisione. ….. riprendiamo a far volare gli aquiloni ….. profumano di vita!

Gianluigi Marcora

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